BOSNIA: Niente Erasmus? Gli studenti bosniaci scendono in piazza

Dopo i bambini lasciati “senza identità”,  le prossime vittime dell’inefficiente sistema politico-amministrativo della Bosnia-Erzegovina sono i suoi studenti, che rischiano di rimanere esclusi dal programma Erasmus. Se non si troverà al più presto una soluzione, a partire dal prossimo anno e per i sette anni successivi agli studenti universitari, ricercatori e professori bosniaci verrà negata la possibilità di partecipare al programma di formazione europeo “Erasmus+“. Il programma di mobilità, finanziato dalla Commissione Europea, permette di svolgere un periodo di studio e ricerca all’estero, sovvenzionato da una borsa di studio. Tra le varie opzioni offerte dal programma è previsto anche lo svolgimento di un periodo di volontariato all’estero: il Servizio Volontario Europeo (SVE). A causa della presunta incapacità di trovare un accordo tra i ministri responsabili dell’istruzione, l’adesione della Bosnia all’Erasmus+ 2014-2020 rischia di saltare.

La notizia, uscita sul settimanale Slobodna Bosna il 13 dicembre, ha sollevato l’immediata reazione degli studenti bosniaci. Samir Beharic, uno studente che sta svolgendo un periodo di studio a Berlino proprio grazie al programma Erasmus, è l’autore di una lettera che circola questi giorni su facebook. Nella lettera, indirizzata ai suoi concittadini, agli studenti e professori bosniaci, Samir spiega che “a causa dell’irresponsabilità dei politici bosniaci, l’attuale generazione di studenti bosniaci beneficiari del programma Erasmus Mundus potrebbe essere una delle ultime”.

L’ostruzionismo dell’oligarchia politica

Il motivo per cui la Bosnia rischia di rimanere fuori dal programma Erasmus+ è la cronica incapacità (o meglio, non volontà) di trovare un accordo tra le due entità che compongono il paese. Il sistema politico-amministrativo è talmente frammentato da non prevedere un unico ministro dell’educazione a livello statale, ma ben tredici: due a livello delle entità, uno per ognuno dei dieci cantoni in cui è divisa la Federazione, e uno per il distretto autonomo di Brcko. A livello statale, il ministero competente in ambito di istruzione è quello degli Affari Civili, ma senza l’accordo tra i tredici ministri dell’istruzione, l’adesione della Bosnia al programma Erasmus+ non potrà ottenere via libera.

Goran Mutabdzija, ministro dell’educazione e della cultura della Republika Srpska, una delle due entità, si è rifiutato di firmare il consenso alla partecipazione della Bosnia al programma Erasmus + adducendo come motivazione il disaccordo con i colleghi della Federazione croato-musulmana, l’altra entità. Mutabdzija sostiene che non sia chiaro quale livello amministrativo sarà responsabile di cofinanziare il programma e per quale importo. Inoltre, sempre secondo il ministro, la partecipazione della Bosnia implicherebbe la creazione di un ufficio di coordinamento a livello statale, che in Republika Srpska viene interpretato come un tentativo di trasferire i poteri dalle entità allo stato.

La reazione degli studenti

“Il disaccordo a livello delle entità statali è solamente un vecchio e banale luogo comune della scena politica bosniaca”, spiega Samir. “Trovo invece che questo sia puro sabotaggio contro la propensione dei giovani bosniaci ad acquisire nuove conoscenze ed ampliare i propri orizzonti”. La situazione che si è generata prova ancora volta come le autorità che dovrebbero governare il paese siano invece indifferenti alle istanze degli studenti bosniaci, condannati a non poter uscire dal proprio paese e privati dell’accesso libero e incondizionato alla conoscenza e all’istruzione. Una delle pochissime possibilità per poter studiare all’estero è offerta proprio il programma Erasmus.

Il settore dell’istruzione in Bosnia-Erzegovina versa in condizioni disastrose. Gli studenti hanno denunciato piu volte lo stato catastrofico in cui versa l’università a causa della corruzione e del malgoverno. Anche le condizioni di vita vengono definite dagli studenti “apocalittiche” per via dell’offerta formativa inadeguata e della cronica carenza di alloggi.

Il “Movimento democratico giovanile” (Demokratski omlandinski pokret), un’organizzazione informale che rappresenta gli studenti della Bosnia a tutti i livelli di istruzione, ha lanciato una petizione tramite il sito change.org. L’appello, indirizzato al consiglio dei ministri e al presidente del consiglio dei ministri, invita ad adottare con urgenza tutte le misure necessarie per consentire alla Bosnia di aderire al progetto Erasmus+ e garantire il diritto allo studio ai suoi studenti. Che, nel frattempo, hanno inoltre lanciato l’iniziativa (R)evolution+ (Revolucija+) e organizzato manifestazioni che si terranno il 21 dicembre nelle cinque città principali, nonché sedi universitarie, della Bosnia-Erzegovina: Sarajevo, Banja Luka, Mostar, Tuzla e Bihac.

Chi è Chiara Milan

Assegnista di ricerca presso la Scuola Normale Superiore, dottorato in Scienze politiche e sociali presso l'Istituto Universitario Europeo di Fiesole (Firenze). Si occupa di ricerca sulla società civile e i movimenti sociali nell'Est Europa, e di rifugiati lunga la rotta balcanica.

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