Sulla morte di Camus l'ombra del Kgb. Un libro di Giovanni Catelli

È il gennaio del 1960 quando l’auto su cui è a bordo Albert Camus, in viaggio verso Parigi, sbanda in pieno rettilineo e si schianta contro un albero a un centinaio di chilometri dalla capitale. Insieme a Camus, muore anche il suo editore e amico Michel Gallimard, che era alla guida.

Dopo più di quarant’anni, dai diari del traduttore e poeta ceco Jan Zábrana emerge un appunto che getta nuova luce su quello che all’epoca venne archiviato come un incidente. Sulla morte di Camus si allunga l’ombra del Kgb, che avrebbe fatto manomettere l’auto su ordine dell’allora ministro degli esteri sovietico Šepilov. Camus, infatti, si era battuto contro l’intervento dell’Urss in Ungheria nel 1956, e in numerosi articoli e discorsi pubblici aveva attaccato personalmente il potente uomo politico russo. Senza contare il suo sostegno alla candidatura al Nobel per Boris Pasternak, scrittore osteggiato e inviso in patria.

A cento anni dalla nascita di Albert Camus, un volume riapre il mistero della morte dello scrittore francese, muovendosi tra sospetti e testimonianze a caccia di una possibile risposta. Allo stesso tempo, restituisce il clima di un intero periodo storico, grazie a dettagli e aneddoti spesso inediti su figure come Zábrana e Pasternak, che vissero, pagando di persona, l’atmosfera opprimente della guerra fredda.

L’autore di Camus deve morire (Nutrimenti edizioni, 2013) è Giovanni Catelli, e lo diciamo con soddisfazione. Giovanni Catelli è un autore di East Journal fin dall’inizio della nostra avventura scrivendo di cultura e ogni tanto di politica.  E’ l’animatore del nostro blog culturale Café Golem ed è l’autore di numerosi racconti da noi pubblicati. Quando ci propose un racconto a puntate sulla spy-story che circondava la morte di Camus (una versione dei fatti diversa da quella ufficiale) la pubblicammo, pur con qualche dubbio: sapevamo di esporci a critiche.che infatti arrivarono puntuali. A dare credito alla ricostruzione dei fatti – che Catelli aveva proposto come fiction ma dietro cui si celava un lavoro di indagine che era, in quel periodo, ancora in fieri – fu Dario Fertilio, sul Corriere della Sera. Era il primo agosto del 2011 e la questione sulla morte di Camus divenne il tormentone culturale di quell’estate. Il 7 agosto arrivò la replica piccata di Kim Willsher, firma del britannico Guardian. La questione venne dibattuta anche in Francia. In queste settimane la BBC sta mandando in onda un documentario, Inside the outsider, che ripercorre la vita di Camus e parla dell’ombra del Kgb sulla morte dello scrittore francese.  Nessuno allora citò East Journal, ma erano i primi passi per noi e un piccolo blog non viene preso in considerazione da nessuno (anche oggi, a dire il vero, le grandi testate ci usano senza citarci). Per noi era già un successo avere dato avvio a una querelle culturale di così ampio respiro, discussa e discutibile. Abbiamo fatto la nostra piccola parte. E siamo contenti che Giovanni abbia creduto in noi per quella sua così originale ricerca.

Oggi che da quel dibattito è venuto fuori un libro non possiamo che rallegrarci. Il lavoro di indagine è finalmente finito e ha trovato in un libro la sua forma compiuta. Tra quelle pagine anche noi andremo in cerca della chiave del mistero, per scoprire la vicenda di Camus e il destino dei giusti.

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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Un commento

  1. Con grande soddisfazione ,mi unisco nel congratularmi per la riuscita del libro,ho seguito il feuilleton e mi ero molto appassionata alla storia,anche per quel modo paricolare di scrivere di Catelli.
    Ho letto il libro appena uscito,è sicuramente un grande lavoro di ricerca,e io credo che lì dentro vi siano delle risposte e un grande affetto per i “giusti” che cercano di dare voce alla verità,ma che il potere ancora oggi vuole zittire.
    Naturalmente la sua tesi è discutibile,anche se qualcuno l’ha fatto in modo distruttivo e pesante, penso se ne parlerà ancora
    e auguro un buon respiro a questo libro che credo sia la continuazione di una voce spenta troppo presto,ma che ci vuole dire ancora tanto! Nel libro oltre alla parte storica,molto dettagliata, c’è la voce del poeta,la continuità del poeta,come fossero passaggi di tempo e di una vocazione a cui il poeta non si può esimere.
    La verità vincerà,sentiamo questa voce dentro e lottiamo ancora perchè trovi respiro:

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