Il 2 e 3 settembre scorsi, Vukovar, città martire della Croazia e simbolo della devastazione della guerra degli anni novanta, è stata animata dalle proteste seguite all’affissione di tavole bilingue che presentavano la dicitura cirillica, così come vuole la legge per il rispetto delle identità culturali per quei comuni in cui le minoranze nazionali rappresentano almeno il trenta per cento della popolazione totale.
I manifestanti, un centinaio circa e riuniti attorno alla figura del Presidente del comitato per la difesa di Vukovar Tomislav Josić, si sono presentati la mattina di lunedì 2 settembre sulla piazza principale della città con l’intento di rimuovere a colpi di martello le insegne recanti la trascrizione cirillica all’ingresso degli edifici pubblici dell’agenzia delle entrate e della stazione di polizia.
I manifestanti sono riusciti nel loro scopo violento che ha avuto conseguenze per 4 poliziotti che sono stati feriti lievemente durante il tumulto presso gli edifici in cui erano affissi i cartelli incriminati.
Il giorno stesso le dichiarazioni di reazione non si sono fatte attendere. “Nessuno odia i serbi, ma quelle insegne rappresentano un’umiliazione e non sono accettabili a Vukovar” ha dichiarato lo stesso Josić. Il presidente della repubblica Ivo Josipović ha immediatamente condannato il gesto, dichiarando che da un lato capisce la frustrazione della gente che a Vukovar ha perso tutto, mentre dall’altro ha sottolineato che è responsabilità di tutti i politici spiegare perché per la Croazia è giusto rispettare il bilinguismo e gli altri alfabeti. “Si tratta di violenza sciovinista, la guerra è finita!” fa sapere in una nota il primo ministro Zoran Milanović, facendo intendere come queste manifestazioni siano strumentalizzate e impediscano il superamento di vecchi ostacoli. Dello stesso parere è anche Arsen Bauk, ministro dell’amministrazione pubblica, per il quale si tratta di una provocazione di carattere politico, facendo intendere che gli esponenti locali del HDZ sarebbero i responsabili del clima di tensione che si respira nella città dalla fine della guerra.
Quello del cirillico a Vukovar, così come nel resto della Croazia, non è un problema culturale ma piuttosto un problema politico, così come sostenuto dagli esponenti del governo. Fino allo scoppio della guerra infatti, la dicitura cirillica non aveva mai rappresentato alcun problema culturale per la popolazione della Croazia, così come per l’intera Jugoslavia, dove il cirillico rientrava trasversalmente nell’educazione degli studenti fin dalla terza elementare. Nonostante la popolazione croata non utilizzasse la scrittura cirillica essa è sempre stata presente nella vita di quelle comunità miste dove il barbiere o il panettiere serbi, per esempio, esponevano liberamente insegne in cirillico.
È importante inoltre sottolineare come anche la liturgia croata presenti una sorta di variante cirillica, il glagolitico, che risulta essere l’alfabeto slavo più antico, successivamente sostituito proprio dal cirillico. Questo testimonia non solo un carattere comune tra due culture che tendono, per voce di alcuni autoproclamati padri della nazione, ad autoescludersi a vicenda, ma anche l’ingiustificato attacco contro un elemento culturale, il cirillico, che non è certo responsabile delle devastazioni seguite all’assedio della città di Vukovar degli anni novanta.
In una città come Vukovar, dove la disoccupazione è altissima e i più fortunati si arrangiano con i soldi delle pensioni, è facile ottenere consensi popolari manipolando l’opinione pubblica di gente che ha vissuto la guerra in prima persona e che è quindi naturalmente più suscettibile a certi argomenti. Da un lato infatti il governo e il presidente croati rivendicheranno il proprio operato a Vukovar, che grazie all’introduzione del regime di bilinguismo adegua ulteriormente il paese agli standard europei, mentre dall’altro gli esponenti della comunità serba vanteranno l’accoglimento da parte della Croazia delle proprie istanze culturali.
Il piano per Vukovar del Presidente della Repubblica Ivo Josipovic non dovrà quindi fermarsi al bilinguismo, ma concentrarsi su un reale miglioramento delle condizioni di vita di tutti i suoi cittadini. A queste condizioni infatti, l’introduzione del cirillico avrà l’effetto di benzina sul fuoco e di certo non migliorerà la status dei cittadini di Vukovar e della sua economia, né garantirà una maggior tutela per alcuni suoi cittadini.
Quella di Vukovar resterà una realtà a se stante, in cui alla maggioranza della comunità serba non interessa affatto che ci sia il cirillico o meno, ma piuttosto che ci sia l’opportunità di un lavoro, e che questo si svolga a pari condizioni per tutti i cittadini; l’interesse sarà per un sistema scolastico che non sia diviso in classi nazionali ma che unisca e impartisca un’educazione che rispecchi la “multiculturalità” della città. Infine, l’interesse di tutti si concentrerà affinché Vukovar non venga ricordata sempre e solo per la guerra e per le sue divisioni.
FOTO: B92
SE NON C’è RISPETTO COME AI TEMPI DI TITO E VOGLIA DI VIVERE ANCHE IN SENSO CULTURALE,NON C’è FUTURO SERENO.