di Matteo Zola
Islam moderato contro Islam radicale. Scenario dello scontro la piccola e tormentata repubblica di Macedonia. La comunità islamica locale è spaccata in due, da un lato la Comunità Religiosa Islamica, organismo di controllo e gestione della comunità musulmana in Macedonia, dall’altro un non definito gruppo di contestatori. Lo scontro potrebbe essere solo quello per il controllo della Comunità, una disfida interna, ma è possibile che si profili una battaglia tra due modi di interpretare l’Islam: l’uno moderato, l’altro radicale. I vertici della Comunità Religiosa Islamica accusano infatti i contestatori di essere dei fondamentalisti, di portare avanti letture coraniche non autorizzate, di avere sottratto al controllo della Comunità le moschee di Isa Beg, Aladza, Sultan Murat e Hatandzuk nelle quali si diffonderebbe un messaggio radicalista.
L’aggressione del gran muftì di Skopjie, Ibrahim Shabani, alla moschea di Isa Beg ove si era recato per guidare la preghiera, è un segno di questa tensione. Non possono dirsi estranei alla questione i partiti albanesi che in Macedonia raccolgono i voti della minoranza albanese (circa il 25% della popolazione) che professa -nella quasi totalità- la religione musulmana. Alla lotta per la leadership sui fedeli si unisce a quella per il consenso degli elettori.
Lo scontro quindi sembra tutto interno alla comunità musulmana e albanese, ma l‘escalation dei contrasti ha portato il leader della Comunità, Sulejman Rexhepi, a chiedere aiuto agli Stati Uniti e all’Unione Europea paventando un pericolo integralista in Macedonia. E il governo che fa? Resta a guardare.”Fino a che non c’è diretto incitamento all’odio razziale ed etnico, o appelli diretti alla sovversione di istituzioni governative, la polizia non può intervenire” hanno dichiarato dal ministero degli Interni.
Tuttavia non convince l’ipotesi di un appoggio all’estremismo islamico (se di questo si tratta) da parte dei partiti albanesi. La politica macedone è fortemente improntata al laicismo e i politici albanesi, legati a doppio filo con Tirana e Pristina, non sarebbero tanto avventati da creare attriti con la comunità internazionale proprio ora che la questione del Kosovo è in via di risoluzione e l’Albania tratta il suo ingresso nell’Unione Europea.
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