SERBIA: Un rimpasto durato un'estate. Il governo si prepara ai negoziati con l'UE

Nella data di ieri, martedì 3 settembre, il parlamento serbo si è espresso sulla candidatura dei nuovi ministri così come fortemente voluti dal primo vicepremier Aleksandar Vučić nel piano di rimpasto di governo. I nuovi ministri, 11 in tutto, hanno ottenuto 134 voti a favore, mentre 65 erano i contrari e 51 gli astenuti. Dopo aver ottenuto il voto della maggioranza – che nel parlamento serbo è condivisa tra SNS e SPS, progressisti e socialisti – i nuovi uomini dell’esecutivo si sono sottoposti al giuramento davanti ai rappresentanti della “Narodna Skupština”, l’assemblea parlamentare.

Volti nuovi, un pallanuotista e un 29enne alle finanze, per un rimpasto durato un’estate

I nuovi incarichi sono stati assegnati a politici che appartengono ai due principali partiti nazionali. Per conto del SPS: Aleksandar Antić, ministro dei trasporti; Branko Ružić, ministro senza portafoglio incaricato dell’ integrazione europea; Tomislav Jovanović, ministro dell’educazione, della scienza e dello sviluppo tecnologico; Ivan Tasovac, ministro della cultura. Vanja Udovičić, ex-capitano della nazionale serba di pallanuoto e candidato comune di SPS e SNS, ha ricevuto invece il ministero dello sport. Per conto del SNS: Saša Radulović, ministro dell’economia; Lazar Krstić – che con i suoi 29 anni è il ministro più giovane del governo – ha preso il posto di Mladjan Dinkić, al governo da 12 anni, al ministero delle finanze; Dragan Glamočić, ministro dell’agricoltura; Igor Mirović, ministro dello sviluppo regionale e gestione locale; Nebojša Rodić, ministro della difesa; e Aleksandar Vulin come ministro senza portafoglio per Kosovo e Metochia. Infine, Tanja Miščević è stata ufficialmente incaricata del ruolo di principale negoziatrice con l’Unione Europea.

Aleksandar Vučić, sicuramente il politico più influente in Serbia, aveva già pensato alla “Rekonstrukcija” del governo da diversi mesi e gli stessi incarichi erano stati assegnati tra il mese di luglio ed agosto. Gli obiettivi che hanno spinto al rimpasto del gabinetto del premier Ivica Dačić sono molteplici. In primis, il rimpasto di governo ha voluto rinvigorire la coalizione tra radicali e socialisti che tiene in vita la scena politica del paese, e che da troppo tempo sembrava oggetto di critiche bipartisan. Inoltre, le scelte della coalizione erano motivate dal desiderio di imporre una linea ferrea verso quei ministeri che sono sin qui sembrati troppo inefficienti e incuranti del compito affidatogli, sminuendo così la reputazione dell’esecutivo serbo. In particolare, le preoccupazioni di Vučić e Dačić si concentrano sull’attuale mancanza di lavoro (con una disoccupazione al 22,4%), la mancanza di fondi e l’instabilità sociale.

Il governo serbo si prepara ai negoziati con l’UE, dopo l’entrata in vigore dell’accordo di associazione

Un altro motivo del rimpasto estivo è l’imminente inizio dei colloqui di adesione all’Unione Europea, che fa seguito all’entrata in vigore il 1° settembre dell’accordo di stabilizzazione e associazione tra Serbia e UE. Firmato nel 2008, l’accordo ASA ci ha messo quasi quattro anni per essere ratificato da tutti i 27 paesi membri UE. L’ultimo dei 27, la Lituania, aveva tenuto Belgrado in sospeso per un anno a causa di questioni bilaterali: l’elezione del serbo Vuk Jeremić a presidente dell’assemblea generale dell’ONU, al posto del lituano Dalius Čekuolis, e la cancellazione della privatizzazione del birrificio Beogradska Industrija Piva, che sarebbe dovuto passare in mani lituane. Nel frattempo, dal febbraio 2010, la Serbia aveva ratificato un accordo ad interim sulle questioni commerciali, che aveva permesso l’apertura di una zona di libero scambio tra Serbia e UE, anticipando i contenuti economici dell’accordo ASA. L’inizio dei negoziati di adesione è stimato dunque per gennaio 2014.

Il commissario europeo per le politiche di allargamento e vicinato Štefan Füle ha salutato l’entrata in vigore dell’accordo ASA come “il giorno della svolta per l’avvicinamento della Serbia all’Unione Europea […], e per la preparazione del paese al mercato unico, con tutti i vantaggi che questo avrà per i suoi affari e per i suoi cittadini”.

Con il rimpasto di governo a Belgrado, tanto la delega all’integrazione europea, quanto quella alle questioni del Kosovo, sono passate dal livello di dipartimenti della presidenza del consiglio a quello di ministeri senza portafoglio, sottolineando l’attenzione del governo di Belgrado a portare avanti le due tematiche in parallelo – in continuità con i precedenti governi di democratici e socialisti al tempo della presidenza Tadic.

Aleksandar Vučić, l’uomo forte di Belgrado, ha dunque ulteriormente confermato la fiducia nel percorso europeo intrapreso dal paese e si augura che anche attraverso il rimpasto di governo Bruxelles si accorga dei miglioramenti, perlomeno strutturali, nella vita politica serba. Dal canto suo, rimpasto o non, l’UE dovrà farsi carico dei problemi del paese ed aiutarlo a risollevarne le sorti economiche e sociali, così come manifestate dall’alto tasso di disoccupazione e dall’enorme dislivello tra classi sociali.

Foto: Radio-televizija Srbije

Chi è Giorgio Fruscione

Giorgio Fruscione è Research Fellow e publications editor presso ISPI. Ha collaborato con EastWest, Balkan Insight, Il Venerdì di Repubblica, Domani, il Tascabile occupandosi di Balcani, dove ha vissuto per anni lavorando come giornalista freelance. È tra gli autori di “Capire i Balcani occidentali” (Bottega Errante Editore, 2021) e ha firmato due studi, “Pandemic in the Balkans” e “The Balkans. Old, new instabilities”, pubblicati per ISPI. È presidente dell’Associazione Most-East Journal.

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