SERBIA: Accettata la richiesta di adesione all'Unione. Finalmente aperte le porte d'Europa

di Matteo Zola

I ministri degli esteri della Ue hanno accettato la richiesta di adesione della Serbia all’Unione Europea, che potrà ora essere esaminata dalla Commissione Ue, ma hanno condizionato i passi successivi del negoziato alla valutazione «unanime» del Consiglio sulla piena cooperazione di Belgrado con il Tribunale penale internazionale (Tpi) perchè si giunga all’arresto di Ratko Mladic e Goran Hadzic, i due criminali di guerra ancora latitanti.

La Serbia potrebbe ottenere lo status di candidato già il prossimo anno mentre la piena adesione potrebbe arrivare nel 2016. Ma tutto dipenderà dall’arresto dei due latitanti. Nel compromesso finale dei 27 si afferma infatti che «la piena cooperazione con il Tpi è una condizione essenziale per l’adesione all’Ue» e che l’arresto di Mladic e Hadzic saranno «la prova più convincente degli sforzi della Serbia e della cooperazione con il Tribunale».

Questi paletti sono stati imposti dall’Olanda, sempre rigida nei confronti di Belgrado accusata dall’Aja di non fare abbastanza per la cattura dei criminali di guerra che, si dice, vivrebbero indisturbati nel territorio serbo protetti dalla mafia e dalla politica corrotta.

A favorire l’esito positivo della richiesta di adesione serba è stata anzitutto  la risoluzione Onu sul Kosovo del settembre scorso, per la quale la Serbia ha agito in stretta collaborazione con la Ue.  La risoluzione, votata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite nella notte del 10 settembre scorso, era stata presentata proprio da Belgrado. Di fatto era il riconoscimento da parte serba dell’esistenza di uno stato kosovaro e apriva un dialogo con Pristina. Un dialogo trattenuto poiché, come in quell’occasione ebbe a sottolineare il ministro degli Esteri serbo Vuk Jeremic: ” La Serbia non intende in alcun modo riconoscere l’indipendenza proclamata unilateralmente dal Kosovo il 17 febbraio 2008″. Una questione, quella del Kosovo, non del tutto risolta, forse “subita” da Belgrado in cambio del parere favorevole all’adesione Ue.

Un percorso, quello serbo verso l’Europa, irto di difficoltà e molte ancora saranno le sfide di Belgrado ma finalmente i Balcani sono più vicini.

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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