POLONIA: Komorowski e l'Europa dal doppio motore

di Matteo Zola

Bronislaw Komorowski


 

Il presidente della Polonia, Bronislaw Komorowski, è stato in visita in Italia. Ma le cose dell’est non interessano molto i media nostrani, che se ne occupano solo per mostrarne le problematiche e le contraddizioni -che certo ci sono- contribuendo ad alimentare uno stereotipo negativo su quello che ai tempi della cortina di ferro era chiamato “est Europa”. 

La visita di Komorowski ha visto una magra pagina ventitré sul Corriere della Sera, primo giornale nazionale, eppure la sua visita è stata pregna di significati. Uno su tutti: l’Europa dev’essere unica, non solo unita. Quindi niente “doppia velocità“, la politica economica dev’essere una sola per tutta l’area comunitaria. E la Polonia può dirlo a testa alta poiché il suo tasso di crescita nel 2010 è pari al 3,4% del Pil, poco meno della locomotiva tedesca. Anzi, come giustamente dice Pierluigi Mennitti, in un articolo uscito su La Stampa il 4 ottobre scorso, l’Europa oggi è spinta da un “doppio motore“: Berlino e Varsavia. E la Polonia è stato l’unico Paese a mantenere in segno positivo la sua economia durante la crisi.

E’ questa Polonia che Komorowski porta nell’assordante silenzio italiano, tra una visita a Napolitano e una capatina a Montecassino -luogo della celebre battaglia che sfondò la tedesca linea Gustav durante la Seconda Guerra mondiale: altro esempio di come la nostra Storia sia stata fatta da molti uomini “dell’est”-. E Komorowski parla di politica internazionale dicendo chiaro e tondo che lui in North Stream (il gasdotto che dalla Russia arriva in Germania tagliando fuori baltici e Polonia) non lo vede di buon occhio, e che l’Unione Europea dovrebbe cominciare a “dialogare diversamente” con il Cremlino. Quell’Unione che invece si sfalda inseguendo progetti antitetici di rifornimento energetico (Nabucco vs South Stream) incapace di produrre una qualsiasi politica estera comune.

Ed ecco che Komorowski tende la mano: Varsavia può essere il ponte con la Russia. Se qualcuno nell’Europa “occidentale” si accorge di non essere più in tredici, faccia un fischio.

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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