CROAZIA: Eletti dodici eurodeputati, nell'indifferenza generale

Solo un cittadino croato su cinque si è recato a votare, domenica, per eleggere i dodici eurodeputati che dal 1° luglio rappresenteranno la Croazia in seno al Parlamento Europeo. Un risultato molto basso, simile a quello in Repubblica Ceca, Slovacchia e Lituania nelle elezioni europee del 2009, più basso delle aspettative che comunque non prevedevano una forte affluenza alle urne per una elezione poco pubblicizzata e forse anche poco compresa, la prima con la possibilità di esprimere preferenze nella storia della Croazia democratica.

La campagna elettorale è stata di basso profilo. Non ci sono stati dibattiti o comizi, e l’informazione al pubblico si è limitata alla presentazione dei diversi candidati su giornali e internet. I risultati ufficiali – per quanto poco significativi dei trend nazionali, data l’affluenza – hanno sfidato i sondaggi pre-elettorali e vedono una rimonta dell’opposizione conservatrice, con l’Unione Democratica Croata (HDZ) e il suo alleato il Partito dei Diritti (HSP) che raccolgono il 32,86% dei suffragi e ottengono sei eurodeputati. Di poco seconda la coalizione di governo tra Socialdemocratici (SDP), Popolari (HNS) e Pensionati (HSU), che col 32,07% ottengono cinque eurodeputati.

L’ultimo eurodeputato eletto, Nikola Vuljanić, con un sistema che prevedeva uno sbarramento al cinque per cento, non è del Partito Pirata come sembrava dai sondaggi  – partito che si è invece limitato ad un 3% a Zagabria e pressochè nulla nelle aree rurali, con un 1,13% su scala nazionale – ma piuttosto del Partito Laburista Croato (HSS), un partito populista di sinistra che ha raccolto il 5,77%, segnale di una crescente insoddisfazione da sinistra rispetto al governo socialdemocratico di Zoran Milanovic e alla sua gestione della crisi economica che sta colpendo anche la Croazia. Secondo l’Ansa, a seguito della crisi centinaia di imprese sono fallite e la disoccupazione è salita al 22% (al 43% quella giovanile), contro il 13 per cento del 2007.

Il dato più rilevante delle elezioni rimane l’astensione estremamente elevata, all’80%. Il referendum sull’adesione, nel gennaio 2012, vide un affluenza del 43,5% e il voto positivo dei due terzi degli elettori. Le elezioni europee hanno dimezzato tale dato, complice anche il loro isolamento – delle elezioni amministrative si terranno a metà maggio, che il governo croato avrebbe potuto benissimo accorpare per incentivare la partecipazione al voto. I dodici eurodeputati croati dovranno darsi da fare, ora, per ricollegare la società croata con le istituzioni di Bruxelles e Strasburgo, e far sì che alle prossime elezioni pan-europee, previste per il 2014, la Croazia partecipi in maniera significativa.

Chi è Davide Denti

Dottore di ricerca in Studi Internazionali presso l’Università di Trento, si occupa di integrazione europea dei Balcani occidentali, specialmente Bosnia-Erzegovina.

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