Fantasie siberiane. Quando Lilin si è inventato tutto

Un articolo di Anna Zafesova, corrispondente de La Stampa in Russia, che nel 2009 smentiva le invenzioni contenute in un libro di successo, quell’Educazione siberiana oggi trasformato in film dal regista Gabriele Salvatores. Lo pubblichiamo quale ideale contraltare all‘intervista a Lilin realizzata da Nicolò Bo.

di Anna Zafesova

Scusi, da che parte si trova Fiume Basso? La mitica roccaforte degli Urca siberiani descritta da Nicolai Lilin nel suo Educazione siberiana (Einaudi) come la terra dove ha imparato il codice d’onore criminale, crescendo tra coltelli, pistole, icone e tatuaggi? Gli abitanti di Bendery scrollano le spalle, poi suggeriscono di allontanarsi dal centro per un paio di isolati, nel «settore privato», come nella provincia ex sovietica si chiamano i quartieri di casette quasi rurali a uno-due piani, con orto e giardino. Ma è il quartiere dei siberiani? Denis Poronok è perplesso: «Chi sono? Mai sentiti». Questa è la Transnistria, che nell’immaginario del lettore italiano si colloca a metà tra Corleone e Macondo. Una scheggia dell’impero sovietico tra l’Ucraina e la Moldova, che vive dal 1990 in un limbo giuridico e politico: falce e martello nella bandiera, guarda a Mosca, ma formalmente resta parte della Moldova, anche se si comporta con indipendenza.

La Siberia è lontana migliaia di chilometri, ma è qui che è nato il fenomeno letterario della stagione: la storia dell’adolescenza di Nicolai e della sua «famiglia» siberiana che animava una resistenza al regime con le armi in mano. Una storia descritta nei particolari, nomi, luoghi, circostanze, usi e costumi. Tra i russi che hanno avuto modo di leggerla, la mitologia siberiana ha suscitato irritazione e perplessità. «La nostra è una città multietnica, russi, ucraini, moldavi, la zarina Caterina aveva mandato coloni tedeschi ed era numerosa la comunità ebraica. Ma i siberiani non si sono mai visti», dice Denis, fotografo e cameramen della tv locale. Una perplessità normale per i russi, per i quali i siberiani non sono un’entità separata, ma al massimo quei 36 milioni che abitano i 13 milioni di chilometri quadrati (tre volte l’Unione Europea) dagli Urali al Pacifico, composti da galeotti e scienziati, cacciatori indigeni e ingegneri dei pozzi petroliferi.

Secondo Lilin, gli Urca sarebbero una minoranza etnica «discendente degli antichi Efei» che viveva di caccia e rapina e che dalla Siberia venne deportata in Transnistria negli anniTrenta, quando era parte della Romania (sarebbe stata annessa all’Urss nel 1940, nella spartizione dell’Europa tra Stalin e Hitler). Così i comunisti avrebbero popolato «l’impero romeno», come lo chiama lo scrittore, di criminali russi sconfiggendo le cosche locali. «Assurdo», ride Pavel Polian, storico russo che da 25 anni studia le deportazioni di comunismo e nazismo: «Si deportava in Siberia, ma non dalla Siberia, meno che mai in Moldova. E gli Efei non sono mai esistiti». Anche degli Urca i dizionari etnografici non portano traccia. In compenso, vengono citati già nel 1908 nel vocabolario del gergo criminale di Trakhtenberg: urka, o urkagan, criminali di professione, ladri, bari, rapinatori. Una parola antica, un esercito criminale che dalle pagine di Solzhenitsyn, Shalamov e Herling appare dotato di una ferocia disumana, usato nel Gulag contro i detenuti politici.

Oggi i loro eredi preferiscono chiamarsi «vory», ladri. La «famiglia» di Lilin potrebbe essere una scheggia di quel mondo? «Non ho mai sentito parlare di una mafia siberiana separata con quelle tradizioni», dice Federico Varese, professore di criminologia a Oxford e uno dei massimi esperti di mafia russa. E l’arte segreta dei tatuaggi? «Fa parte della subcultura dei “vory”, con particolare enfasi sulle madonne, negli Urali esistono cosche “blu”, dal colore dell’inchiostro sulla pelle», dice Mark Galeotti, professore alla New York University che studia la criminalità postsovietica. «Ma sono comuni a tutti i criminali russi».

Secondo Lilin l’esistenza stessa degli Urca era un segreto del regime: una comunità quasi estinta, che aveva lasciato un segno profondo, vincendo da sola la guerra del 1992, quando la Moldova in preda a bollenti spiriti postsovietici ha invaso la provincia separatista. In Educazione siberiana si narra del trionfo dei «siberiani», riusciti a far esplodere uno dei due cinema di Bendery pieno di militari. Marian Bozhesku, ricercatore ucraino autore di Transnistria 1989-1992, lo studio più esaustivo sul conflitto, dice di non averne mai sentito parlare. «Per noi il ricordo della guerra è ancora vivissimo, abbiamo combattuto disperatamente, dire che sono stati i criminali a vincerla è ridicolo», s’indigna Denis Poronok, che ha la stessa età di Lilin e contesta la «versione di Nicolai»: «Il cinema esploso è una fiaba, e nel ’92 a Bendery c’erano quattro sale, non due».

La Macondo dei siberiani moldavi si sgretola così, un mondo dove geografia e storia diventano fiction. Resta la storia di un ragazzo cresciuto in periferia tra gang e degrado. Una biografia nella quale molti russi si riconoscerebbero. Ma Bendery è una città piccola, 80 mila abitanti dove tutti si conoscono. Conoscono anche Nicolai (anche se all’epoca portava un altro cognome), si ricordano i suoi genitori e il nonno Boris, «grande persona, ha lavorato fino all’ultimo», dice un coetaneo dello scrittore. Si frequentavano quando erano ventenni, è stato anche a casa sua: «Non c’erano icone, nè armi, nessun oggetto “siberiano”. Lui era uno curioso, leggeva molto». Nulla di criminale? «Mai sentito che fosse stato in galera, anzi si diceva che a un certo punto si fosse arruolato nella polizia». L’ha rivisto quando Nicolai è tornato a casa, l’anno scorso, accompagnato da un italiano che presentava come produttore tv: «Voleva girare un film sulla Transnistria, diceva che in Italia ne hanno l’idea sbagliata di un luogo orribile, voleva mostrare che siamo gente normale, certo non stiamo benissimo, ma nemmeno così male. Gli avevo presentato artisti, intellettuali, giornalisti». Tra i quali anche Denis: «Mi aveva invitato in Italia a fare una mostra fotografica. Ora che ci penso, se ci fossi andato mi avrebbe spacciato per un Urca siberiano, tanto non avrei capito nulla».

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25 commenti

  1. massimiliano di pasquale

    Il libro di Lilin è pura invenzione. L’ho già detto e scritto diverse volte. Fa piacere che eastjournal pubblichi il pezzo della collega Zafesova.

  2. Un libro che è tutta una vergogna. Grazie per questo articolo.

  3. più vergognoso è Saviano che si è fatto “garante” di questa bufala

    sempre alla ricerca com’è di fatti eclatanti da sbandierare

  4. Girello Destrorsi

    Diciamo che noi italiani siamo abituati a credere alle bufale che vengono dall’estero, visto che i giornalisti raramente controllano le fonti e fanni riscontri in proprio, fidandosi sempre di ciò che viene detto loro.

  5. completamente falso quello che dicono della transinistria

  6. Ho visto Lillin in tv un mesetto fa, ospite a Quelli che il calcio con Salvatores. Non è stato capace di dire una frase x intero, non saprei dire se era una recita o se sia davvero così. In ogni caso, se quello è uno scrittore io sono Milan Kundera

  7. mah!!!! per me votate tutti berlusconi. e ogni persona non uguale a voi eo ai vostri costumi o la vostra visione della vita racconta bufale

    • bravo piero .. il film mi e’ piaciuto molto e da meridionale discendente dei briganti mi e’ piaciuta ancor di piu’ la preghiera iniziale del nonno.

    • Niente contro il libro, se l’avessero presentato come pura invenzione letteraria. Ma il personaggio Lilin è completamente costruito, dalla storia degli Urca, mai tracciati in nessun resoconto storico ed etnografico, all’obbligo di combattere in Cecenia. Studia la storia dell’URSS e sarà tutto più chiaro anche a te.

  8. suo libro e veramente una grande vergogna, falsita cuccita con fili di urca ,e una dramma, che gente, che sono capace leggere e analizzare non riescono capire dove e verita o peggio, fanno comande da membri russi, che gia secolo portano al mondo buggie

  9. Ma sulla copertina del vostro libro, non c’è scritto “romanzo”?

  10. yuliya dehtyaryova

    Sono nata e cresciuta nell’Unione Sovietica, percio’ mi sono messa a leggere i libri di Lilin con un certo interesse e direi anche la nostalgia. Ma la sensazione di disgusto non mi ha permesso a finire la trilogia. Cavoli, mi domandavo, ma perche mente? Non e’ ne’ etico ne’ conveniente. Bastava che giocasse su un certo charme di romanticismo (almeno per i lettori italiani ignori della realta’ post sovietica) e di uno scrittore fuori
    legge con passato da brigante. Mi ci e’ voluto tempo per capire che Lilin non e’ solo un bravo manipolatore dei fatti realmente accaduti e quelli clamorosamente inventati. E ‘ un esempio di come funziona il marketing,se lo sai usare da professionista.Solo che non ho piu’ la sensazione di disgusto ma di uno schifo totale. Per lui e per chi lo promuove, perche’ e dannoso e subdole e mi fa venire paragone con la propaganda nazista. P.s.Non stendo l’elenco delle sue bugie letterarie, manca il posto.

  11. tutto scritto da lilin è una GRANDE buggia! è semplicimente una prova di creare immagine di gente d’onore per i criminali. pero chi non è in grado di usare il cervello CREDE a queste c…ate.

  12. mio nonno è urca e viveva exactamente come libro,vicino foresta esiste posto come libro,e miei familiarei vivono come libro,contro potere,contro esercito ,solo con nostre regole,contro capitalismo di merda! si noi criminali ma giusti, non come italia che criminali quasi tutti, o credete che criminale è solo chi uccide uomo? criminale è chi fa veleno in natura,criminale è chi ruba a povero,criminale è chi fa male donne,qui in italia voi siete criminali con camicia bianca.

    • ciao Totanof. difficile credere, ma io credo!!! In uno stile di vita così.tutto ciò che risulta lontano dal nostro pensar comune appare falso o inventato. Quanti di noi che critica o giudica è in grado di dare una valutazione o avere una conoscenza su codici e regole di popoli quasi scomparsi, tipo gli indiani americani?? E allora come si fà a giudicare con sicurezza qualcosa così lontano dalle nostre culture?? Quindi voliamo un pò più bassi!!!
      Anch’io credo che la criminalità si possa esprimere in forme altrettanto crudeli ma con una esteriorità meno dura ma più letale e senza nessun codice etico ma con unico scopo di fare ricchezza a spese degli altri e del nostro pianeta, nell’indifferenza do ognuno di noi, persi nel nostro mondo di illusione, pieno agiatezza e povero di valori, completamente distaccato e avulso da un’esistenza vera!!!!!
      Caro Totanof, mi farebbe tanto piacere poter parlare con te, e sarebbe x me un grande onore e grande sogno poter conoscere tuo nonno.

  13. Stefan bandera

    Schifezze siberiane. Autore uno scrittore del Lillo

  14. Io vado contro corrente. Magari mi darete del poco colto ma a me i libri di nicolai sono piaciuti e anche molto. Può essere vero o non vero quello che scrive. Questo lo sa solo lui e Dio,ma mi piace come scrive e mi ha trasmesso emozioni particolari. I 3 libri me li sono mangiati. Mi è addirittura dispiaciuto quando li ho finiti. E chi se ne frega se non è vero???(anche se secondo me la sua storia è vera) sicuramente avrà aggiunto qualcosa di suo ma che male c e?? Non bisogna essere bigotti. Godetevi ogni parola del libro che più vi piace se vi regala delle sensazioni. Nessuno vi può giudicare. Grande nicolai. Aspetto il 4 libro

  15. Prima di ‘sto “grande” scrittore ( che, guarda caso, solo in Italia e Serbia ha potuto avere successo) non mi era mai capitato di sentire che le deportazioni venivano eseguite dalla Siberia alla Transnistria (Pridniestovie) e non il contrario….ma non voglio rompere il disincanto di molti italiani, quei sognatori della “Galera URSS”….

  16. Purtroppo non conosco molto della storia contemporanea, tanto meno delle questioni storico-politiche della Transnistria. Ma ho letto i libri i Lilin e trovo che sia un bravo SCRITTORE, non storico, che ha saputo tenere me e credo tanti altri incollati ai suoi testi. Riprendendo il commento lasciato da un altro lettore, vorrei ricordare a tutti che i suoi sono ROMANZI e che, come lui stesso indica all’inizio di uno dei suoi libri, le vicende sono reali ma raccontate in chiave romanzesca. Mi stupisco di come qualcuno possa smentire totalmente il vissuto dell’infanzia di una persona che ha trascorso i suoi primi anni di vita in condizioni totalmente diverse dalle nostre, solo perché inconcepibili agli occhi della storia occidentale. Io credo che se provaste a recarvi in qualche paesino sperduto anche della nostra nazione, potreste trovare condizioni di vita ben lontane dal luogo comune italiano, ma non per questo irreali. Lilin è anche senza ombra di dubbio un bravo “venditore” della propria immagine e del suo passato. Ma non me la sento di dargli del fasullo solo perché dalle sue interviste sono emersi dettagli che non coincidono con la storia oggettiva che tutti conoscono. Sono invece più propensa a vedere ciò che lui ci racconta coi suoi libri sia un romanzo fine a se stesso, sia una storia alternativa e più intima di un gruppo di persone di cui la storia conosciuta da tutti non tratta.

  17. I romanzi di Lilin sono scorrevoli e piacevoli da leggere? Secondo me decisamente sì.
    Ti lasciano qualcosa dentro, toccano le più profonde corde dell’anima (come un buon/ottimo romanzo dovrebbe a parer mio fare)? Mi sa proprio di sì, almeno nel mio caso, e nelle rare occasioni in cui ciò avviene credo si possa concludere di trovarsi dinnanzi a un’opera d’arte: meritoria in quanto tale, non in quanto foriera di verità.

    D’altra parte, se mi si dovesse chiedere se in effetti sia stato proprio Nicolai a scrivere quelle pagine e non piuttosto un team di ghost writer (di talento), non avrei alcuno strumento per poter produrre un’opinione sensata.
    Trattasi di una narrazione basata su fatti realmente accaduti o inventati di sana pianta? Ha importanza?
    Lilin non E’ i suoi romanzi. Si è limitato a scriverli (forse).
    Se sostiene il contrario la cosa non mi tocca. Mi piacerebbe fosse tutto vero, mi piacerebbe poter credere nella sua onestà di uomo, ma non lo conosco; quindi non ho modo di farmi un’idea in merito.

    Credo che il rapporto tra lettore e romanzo sia qualcosa di intimo e personale in cui addirittura l’autore entra solo marginalmente, altrimenti non si parla di narrativa ma di saggistica (o informazione) e in questo caso, al contrario del precedente, verità e correttezza sono valori imprescindibili.

    Concludo ‘sta filippica salutando Nicolai e congratulandomi per il suo talento, perchè anche se non ho modo di sapere, nè mi interessa più di tanto, se quanto ha scitto è basato sulle sue autentiche esperienze o meno, VOGLIO credere che non esistano ghost writer o quant’altro, e che quei bellissimi romanzi li abbia scritti con le sue mani tatuate.

    P.S. Il film di Salvatores fa cagare.

  18. Le storie narrate nel libro sono un’ invenzione, ma resta il fatto che Nicolai sia un bravo e creativo scrittore che si legge con piacere. Non si può essere ipocriti su questo, tutti ne siamo rimasti affascinati! Inoltre si può stimare come persona anche per l’ attivismo che sta compiendo nei confronti di quello che sta succedendo in Ucraina, mentre tutti i giornali e telegiornali ci dicono solo bugie (Non è la Russia che sta invadendo l’ Ucraina, bensì il governo nazista di Kiev che sta compiendo un genocidio puramente razziale nei confronti dei filorussi). Non capisco tutto questo accanimento nei suoi confronti. Pensate piuttosto a tutto ciò che succede di grave in questo paese: quelle sono vere menzogne!

    • Ecco bravo, continua a credere alle palle di questo moldavo che pagato dal Cremlino fa propaganda alla Russia. Io in Ukraina ci vivo, Massimiliano di Pasquale (il primo commento che leggi) è uno dei più grandi esperti d’Ukraina e possiamo assicurarti che Lilin è solo un buffone patentato. Se vuoi la verità sull’Ukraina ti consiglio di seguire Massimiliano, io non ho tempo né voglia di star dietro a decerebrati ignoranti che danno voce ad imbecilli del genere. (E aspetto con ansia che Lilin mi trascini in tribunale, almeno avrò l’occasione di sbugiardarlo “legalmente”)

  19. Dividiamo il discorso Letterario da quello personale. Per me può scrivere e inventare quello che vuole un’altra cosa e’ quello che racconta su se stesso. Qualcuno ha delle prove che abbia fatto 5 guerre, che era un militare? Perche’ e’ quello che va dicendo parlando da esperto della situazione Ucraina Russa. Anche a me e’ venuto il dubbio che si dia creato una false immagine per vendersi.

  20. Davide Callini

    Innanzitutto il tono dell’articolo è sproporzionatamente accusatorio, si può fare una critica senza (s)cadere nel canzonare e nello scagliarsi.
    Lilin racconta una storia, è posto in copertina che non tutto è vero, ma racconta una storia che trascende le fonti ufficiali e le conoscenze che si possono ottenere come accademici. Proprio perchè non tutto è vero -come dice lui stesso- i luoghi e i nomi sono da prendere con le pinze. Ciò che conta è il tentativo di dare identità ai diseredati moderni, alle vittime di conflitti politici su un territorio troppo vasto e isolato per diventare interesse comune tramite i mass media o i libri di testo a scuola.
    Lilin cerca di dare un’unità agli slavi figli della violenza che oggi consideriamo uniti solo per l’appellativo pseudo-razzista e neo-fascista di “zingari” e “rom”. Lilin da dignità agli emarginati e odiati.
    E lo fa anni prima lo scoppio del razzismo salviniano.
    Questa è una parte incontestabile che trascende gli eventi narrati, che a loro volta, per la loro natura comunitaria, fittizia e segreta non possono essere conosciuti da nessuno che non li abbia vissuti, e quindi difficilmente verificabili.

  21. Il libro “Educazione Siberiana” di Nicolai Lilin mi ha coinvolto dalla prima all’ultima pagina. Mi ha incuriosito e così ho iniziato qualche ricerca al fine di capire se il racconto sia veritiero. In base a questo articolo e ad altre fonti ho potuto constatare il contrario, ma ho una domanda: esistono culture criminali simili a quelle descritte nel libro in questione?

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