CINEMA: L'intimità familiare nella cinematografia serba e croata

“Ehi papà, sei morto all’improvviso.” “Perchè sei voluto morire solo?” Questa è la domanda che spinge il regista Srđan Keča ad indagare, nel documentario Pismo Tati / A letter to dad (SR/UK, 2011, 48′, qui il trailer). L’archivio di famiglia (lettere, foto, cartoline, video 8mm dei compleanni) gli mostra una realtà positiva e solare, che non combacia con la tragica scelta del suicidio del padre, qualche anno dopo la fine della guerra. Nel documentario, Srđan indaga: intervista in primis sua madre, ma anche altri parenti, colleghi di lavoro, compagni veterani di guerra del padre. Il risultato è il ritratto in chiaroscuro di una vita come tante, prese nel gorgo della generazione dei babyboomers jugoslavi, spezzati dal peso del conflitto. Dalla gioventù di stretta osservanza titina, al matrimonio con una ragazza croata, ad una famiglia normale a Pančevo. Ma nel 1991 il padre si arruola volontario per l’assedio di Vukovar (la madre crederà sempre che sia stato richiamato). Al ritorno dal conflitto, nel 1994, non è più lo stesso. Dopo due anni, penibili per lui e la moglie, sceglierà la morte. I volti dei veterani, i loro silenzi, i loro pregiudizi (“Parliamone, Srđan: tu sei di sangue misto. Non te ne abbiamo mai fatto un problema, lo riconosci?”) indicano  l’orrore che devono aver visto, subìto, e contribuito a creare. Un film che cerca di venire a capo delle scelte di un padre: “Scelte. Sai, diamo sempre la colpa alla guerra. Ma la guerra è fatta dalle persone. Non credi?”

Anche la regista croata Dana Budisavljević si cimenta in un documentario sulla propria famiglia, in Nije ti život pjesma Havaja / Family Meals ( HZ/UK, 2012, 50′, qui il trailer) In questo caso, lo spunto è dato dalle periodiche colazioni col padre e dai pranzi della domenica con mamma e fratello. Tradizioni che Dana decide di sfruttare per iniziare a fare alcune domande – domande che richiedono ad ogni membro della famiglia di ripensarsi e giustificarsi nelle proprie scelte di vita. La preparazione di un pranzo di compleanno – a 5 anni dall’ultimo pasto tutti insieme – porta a parlare della separazione dei genitori, della decisione (rivelatasi sbagliata) della madre di lasciare i figli al padre per seguire un artista spiantato, della guerra, delle reazioni in famiglia all’omosessualità di Dana ed alla malattia del fratello. Dana scava nel non-detto dei rapporti familiari, nella convizione che solo il dialogo possa portare alla comprensione reciproca, anche se non alla giustificazione, e alla coesistenza. Perchè la vita non è una canzone hawaiana.

A letter to dad e Family Meals sono stati presentati in Italia al Balkan Florence Express, rassegna di cinema dedicata ai Balcani occidentali alla sua prima edizione.

Chi è Davide Denti

Dottore di ricerca in Studi Internazionali presso l’Università di Trento, si occupa di integrazione europea dei Balcani occidentali, specialmente Bosnia-Erzegovina.

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