CROAZIA: Condannato a dieci anni l'ex premier Sanader. Finisce un'epoca

E’ arrivata la sentenza tanto attesa. L’ex-premier croato Ivo Sanader è stato condannato a dieci anni di carcere per aver preso tangenti dalla società ungherese Mol e dall’austriaca Hypo Alpe Adria Bank. Sanader ha sempre respinto ogni addebito ritenendo che il processo abbia motivazioni politiche. La Croazia dovrebbe unirsi all’Ue nel luglio prossimo e la condanna di Sanader appare come la prova dell’impegno del paese contro la corruzione. Sanader è stato primo ministro dalla fine del 2003 all’estate del 2009, quando lasciò il governo in maniera inaspettata e senza spiegazioni. East Journal da mesi segue la vicenda. La condanna di Sanader chiude (forse) un’epoca: vent’anni di potere corrotto e criminale.

La corruzione, da Hypo Group all’ungherese Mol

Per la vicenda legata a Hypo Bank è stato condannato a tre anni e sei mesi, mentre per il caso Mol a sette anni e sei mesi. La vicenda della Hypo Group Alpe Adria è interessante quanto intricata. Hypo Group, istituto bancario carinziano, era una sorta di bancomat per il defunto Jorg Haider, controverso governatore della Carinzia. Tramite Haider il Gruppo, allora guidato da Wolfgang Kulterer (processato e condannato seppur a pene lievi) è sbarcato sul mercato balcanico. Come? Attraverso la rete di contatti personali di Haider tra cui si annoverava proprio Sanader il quale, già che c’era, contrattò con Hypo Bank un finanziamento da 140 milioni di scellini di cui ben sette finirono nelle sue tasche. Il nome di Hypo Bank, tuttavia, non era nuovo alla classe dirigente croata.

Tra politica e finanza, corruzione e torbidi

Nel 2010 l’istituto carinziano finì infatti nel mirino di Der Standard che pubblicò un’inchiesta secondo la quale Hypo Bank avrebbe riciclato, già all’inizio degli anni Novanta, i soldi sporchi di Franjo Tudjman, pater patriae e fondatore del partito Hdz, poi ereditato negli anni Duemila proprio da Sanader. Sulla vicenda indaga la procura di Salisburgo, guidata da Barbara Feichtinger, in stretta connessione con la magistratura croata. La stessa procura indaga sulle relazioni tra il defunto Jorg Haider e la Hypo Bank, in particolare sulle relazioni tra Haider, Stoiber e Sanader. Edmund Stoiber era governatore della Baviera e presidente dell’istituto di credito BayernLB, di proprietà del Land di cui era governatore. Alcune torbide operazioni finanziare tra Hypo e BayernLB portarono la Baviera a un passo dal collasso economico (se volete saperne di più su questa vicenda leggete qui).

Quelli di Hypo Bank e Mol non sono gli unici processi che coinvolgono Ivo Sanader. Dalle accuse di associazione a delinquere a quelle per mafia, passando per il caso Fini Media, sono molte le attività illecite che riguardano l’ex premier croato.

Sanader e la mafia croata

A colpire è la trama internazionale: da un lato leader politici corrotti che giocano con la finanza, altrettanto corrotta, dall’altro un underground criminale che trova nella politica un’ideale sponda per i suoi affari. E di nuovo spunta il nome di Sanader. Come abbiamo detto, il 10 dicembre 2010, Ivo Sanader è stato arrestato in Austria a seguito di un mandato di cattura internazionale emesso dal governo di Zagabria. Quello stesso governo di cui lui è stato Primo ministro fino al 2009, quando ha rassegnato improvvise e, in apparenza, immotivate dimissioni. La fuga di Sanader è stata precipitosa e rocambolesca e l’ex primo ministro è finito in manette mentre sfrecciava verso il confine tedesco. Perché è fuggito Sanader?

Sanader, Karamarko e la mafia

Per capirlo occorre fare un passo indietro e parlare di Qazzim Osmani, capo dell’omonimo clan kosovaro dedito al narcotraffico. Osmani, secondo quanto riportato dal giornalista investigativo croato, Demagoj Margetic, sarebbe in buoni rapporti con Tomislav Karamarko, ministro degli Interni croato già con Sanader e attualmente al governo. Anzi, Margetic si spinge molto più in là asserendo, nel suo libro Bankarska mafija, che Karamarko sarebbe l’uomo del clan al governo: i rapporti tra mafia e politica, nei Balcani dalle mille frontiere, non hanno confini etnici. La figura di Karamarko è inoltre coinvolta in una serie di intimidazioni a danno di giornalisti, come Zeliko Peratovic, e lo stesso Demagoj Margetic, che si sono occupati delle collusioni tra mafia e politica. Eppure Karamarko era stato nominato ministro da Sanader proprio allo scopo di combattere la mafia a seguito degli attentati che uccisero i giornalisti Ivo Pukanic e Nino Franjic. Ecco allora che le ipotesi di Margetic gettano un’ombra inquietante sul ministro Karamarko.

Sanader, secondo quanto scritto da Margetic, cercò di rimuovere Karamarko, fattosi troppo ingombrante e potente. Il clan Osmani, per tutta risposta, inviò una minaccia di morte alla figlia di Sanader il quale temendo per l’incolumità propria e della famiglia, si dimise fuggendo con la famiglia negli Stati Uniti, lasciando il timone del governo a Jadranka Kosor. Dopo un breve soggiorno negli Stati Uniti tornerà in Croazia rientrando in Parlamento da indipendente, cercando di avvalersi dell’immunità politica. Quando comprese di essere rimasto solo e senza alleati, fuggì verso la Germania forse in cerca di “amici” e protezione. A supporto di questa tesi è recentemente apparso un cable di Wikileaks nel quale si asseriva come fu la mafia a costringere Sanader a quelle improvvise dimissioni.

Il caso Fini Media

Drago Hedl, giornalista croato tra i più attenti ed equilibrati, scrive su Osservatorio Balcani di un altro caso che vede coinvolto Sanader: il caso Fini Media, per il quale Sanader è attualmente sotto processo:

Attraverso Fini Media, compagnia privata di proprietà di un’amica intima di Mladen Barišić, capo della dogana croata e tesoriere del partito HDZ, veniva risucchiato denaro in abbondanza. La procedura era molto semplice: Sanader, mentre ricopriva l’incarico di premier, ha tenuto una riunione con i direttori delle maggiori aziende pubbliche, come la Compagnia elettrica croata, le Autostrade croate, la Croatia Assicurazione ed altre, ordinando loro che tutte le campagne pubblicitarie di queste aziende dovessero passare esclusivamente attraverso la Fini Media. Le fatture false emesse dalla Fini Media venivano regolarmente pagate dalle aziende statali, mentre la Fini Media girava il denaro ripulito e in contanti al capo della dogana croata, al tempo stesso responsabile delle casse dell’HDZ

I rapporti tra Sanader e Unicredit

Abbiamo visto come Sanader si dimise, improvvisamente, nel 2009. Un uomo così, però, non rimane disoccupato a lungo. Grazie alla sua “esperienza” ha cominciato a fornire la propria opera di consulente per numerose società. E i suoi consigli ai clienti erano così preziosi che, come scrive il quotidiano di Zagabria “Jutarnji List”, grazie alle sue prestazioni in poco più di un anno ha guadagnato qualcosa come mezzo milione di euro. Un articolo del Piccolo di Trieste, datato 12 settembre 2011 (qui in pdf), spiega di cosa si trattava: servizi di marketing, ricerche di mercato, consulenza a istituti bancari, soluzioni di problemi con gli immobili, pubbliche relazioni, consulenze culturali, finanziamenti di progetti di energia solare, analisi di mercati, fornitura di computernonché l’organizzazione di incontri d’affari con persone chiave provenienti da varie parti del mondo: tutto questo era presente nel “portafoglio” professionale di Sanader.

Per svolgere la sua opera Sanader aveva aperto una sua società di consulenza, la Alia, con sede a Zagabria il cui titolare era Steven Vatroslav Brkich ma i cui fondatori erano Sanader stesso e la moglie Mirjana. La sede della società Alia, in via Tesnjevc, è stata acquistata con un mutuo di 800.000 euro erogato dalla Zagrebacka Banka (gruppo Unicredit). Con un simile curriculum nel dicembre 2009 Sanader diventa consulente di Unicredit Vienna. Compito di Sanader per Unicredit era quello di fornire consulenze sulle principali attività bancarie nell’Europa centro-orientale e si prevedeva in futuro di far entrare Sanader nel consiglio di sorveglianza delle società del gruppo Unicredit.

Conclusioni

Quello di Sanader è molto di più che un caso di corruzione. Egli è infatti il simbolo di un sistema di potere criminale e di una classe dirigente che, affermatasi e arricchitasi grazie alla guerra che disintegrò la Jugoslavia, ha poi continuato in tempo di pace a fare i suoi affari illeciti. Esiste una continuità tra l’economia di guerra e l’economia di pace e assai spesso le vediamo, nei Balcani, riversarsi l’una nell’altra. Il fatto che la vicenda di Sanader sia venuta alla luce testimonia però come la società croata sia in una fase di cambiamento: il tacito accordo (implicitamente connivente) tra opinione pubblica e la classe dirigente uscita “vincente” dalla guerra, si sono spezzati e la Croazia ha cominciato a guardarsi dentro. Troverà la forza per ammettere i propri errori e superarli?

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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