POLONIA: Non c'erano tracce di esplosivo sull'aereo di Kaczynski

E’ stata smentita la notizia che sui resti dell’aereo precipitato a Smolensk nell’aprile del 2010, incidente in cui rimase ucciso il presidente Lech Kaczynski, siano state ritrovate tracce di esplosivo Tnt e nitroglicerina. Il quotidiano polacco Rzeczpospolita che aveva pubblicato la notizia è stato costretto ad ammettere l’errore: “Abbiamo sbagliato, quelle tracce avrebbero potuto essere esplosivo, ma non necessariamente“, ha scritto il quotidiano.

Il procuratore capo militare polacco Ireneusz Szelag ha smentito la notizia della presenza di esplosivo sui rottami dell’aereo precipitato. I rivelatori impiegati per questi test, ha detto, reagiscono anche a pesticidi e detersivi e che solo da ulteriori prove sarà possibile determinare quali siano state le sostanze che hanno fatto scattare l’allarme. Il rapporto finale sarà pronto fra sei mesi.

La notizia, rivelatasi infondata, della presenza di tracce di esplosivo tra i resti dell’aereo presidenziale ha scosso l’opinione pubblica polacca. In particolar modo il PiS, partito di Jaroslaw Kaczynski, gemello del defunto Lech, che ha chiesto le dimissioni del governo Tusk accusandolo di alto tradimento. Fin dal giorno dell’incidente, tra le molte ipotesi, si è parlato infatti di un golpe bianco finalizzato a eliminare la scomoda leadership conservatrice in quel momento alla guida del Paese. Una leadership fieramente (persino cocciutamente) antirussa, figlia di paranoie novecentesche, favorevole a scudi spaziali, che giocava sulle insicurezze delle persone per ottenere consensi. Non così nociva alla nazione da essere eliminata dai servizi segreti polacchi come alcuni (pochi in realtà) sostengono dalle parti di Varsavia.

Anche su Remigiusz Mus è si è arrivati a una verità ufficiale. Testimone chiave dell’inchiesta sulla tragedia di Smolensk, è stato trovato impiccato il 29 ottobre nel seminterrato di casa sua, a Varsavia. Gli inquirenti non mettono in relazione la sua morte con i fatti di Smolensk: “Stava attraversando un periodo di difficiltà e depressione”.

Sull’incidente di Smolensk viene dunque fatta piazza pulita dalle illazioni di coloro che non credono all’incidente.

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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3 commenti

  1. ma, non è lo stesso autore di questo articolo a non credere alla versione dell’incidente?
    apprezzo tantissimo che su questo sito si dia sempre voce a tutte le parti, ma così è schizofrenico 😀

    • eh sì, è proprio lo stesso! diciamo che qui ha cercato di essere aderente ai fatti per quelli che sono oggi. Nell’altro avanzava ipotesi strampalate. In ogni caso l’eccesso di pluralismo, sì, temo possa portare alla schizofrenia 😀

      • è il primo commento che lascio ma sappiate che vi leggo assiduamente e trovo questa “schizofrenia” in linea con la deontologia del giornalista. perciò solo rispetto per Matteo Zola

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