Il governo Orbán è all’opera con una serie di misure volte a ridurre il deficit e risanare l’economia del paese secondo la consueta ottica di accentramento del potere e incalzato da una svolta più decisa dell’opposizione che propone come alternativa al premier conservatore Gordon Bajnai, il tecnocrate che sostituì Gyurcsány nel 2009, all’indomani delle sue dimissioni. Riassumiamo i fatti principali delle ultime settimane in modo da fornire un quadro generale della direzione in cui si sta dirigendo l’Ungheria.
L’accordo con l’Fmi: un niente di fatto
A far parlare di Ungheria la stampa internazionale sono comprensibilmente le dichiarazioni sul prestito del Fmi: un giorno snobbato, il giorno dopo gradito ma non indispensabile, comunque necessario. Il ministro incaricato delle negoziazioni, Mihály Varga, ha dichiarato che in Ungheria la vita andrà avanti anche senza un accordo con il fondo. La frase ha fatto seguito a una valutazione negativa da parte del fondo monetario sulle ultime misure prese da Budapest in materia di tagli al bilancio, giunta il 30 ottobre. Una replica, quella del ministro, che è a malapena una presa di posizione, visto che subito dopo il politico si è affrettato a specificare che troverebbe “ugualmente valido l’accordo perché potrebbe esserci un impatto, seppur solo di poche decine di punti percentuali, sulla fiducia degli investitori stranieri, che si sentirebbero più sicuri nell’acquisto di titoli di stato ungheresi”. Parole a parte, l‘andamento del fiorino sembra il grido di aiuto di un’economia che ha bisogno di stabilità: dopo il comunicato dell’Fmi il cambio è salito a 285 fiorini contro l’euro, il valore più basso nelle ultime 3 settimane, anche se abbastanza lontano dai minimi storici toccati dopo la crisi del 2008.
Manovra fiscale a passo di gambero
Gli emendamenti fiscali preannunciati per la fine del 2012 e contenuti nel secondo pacchetto di consolidamento lanciato a ottobre stanno facendo talmente discutere che sono molto probabili ulteriori modifiche. Ad esempio pare che la riduzione dei benefit di caffetteria per i lavoratori possa portare a una drastica riduzione di coloro che usufruirebbero della special card – la SZÉP – ideata dal governo Orbán per incentivare il turismo interno garantendo agevolazioni particolari per le ferie degli impiegati che scelgono di viaggiare restando però entro i confini nazionali. La proposta di un aumento dal 10 al 27% della tassa sulla previdenza sociale si tradurrebbe invece, secondo gli esperti, in un brusco calo della popolarità del governo. Stando al portale portfolio.hu, l’eliminazione di queste e altre modifiche in cantiere ridurrà di circa 75 miliardi di fiorini il bilancio 2013.
Addio Magyar Posta
La Posta ungherese sarà privatizzata. La Magyar Posta non sarà più monopolio di stato, ma per il momento e fino al 2020 sarà in vigore una nuova legge, appena approvata dal governo Orbán, che ne agevolerà la trasformazione in servizio postale universale.
Dal canto suo la Magyar Posta, che sarà ribattezzata, ha fatto visita con i suoi esperti alla compagnia postale del Montenegro per studiare un’eventuale acquisizione di quote. Anche la posta montenegrina sta per essere privatizzata, in questo caso con una partnership pubblico-privata che creerà una Joint Stock Company divisa in due parti: una, statale, che controllerà le proprietà dell’azienda e le sue infrastrutture; l’altra, privata, che dovrebbe provvedere all’operatività del servizio.
Il bando per la privatizzazione dovrebbe essere pubblicato a breve – la Commissione per prepararlo è stata formata lo scorso maggio – e l’Ungheria sta valutando l’opportunità di presentare un’offerta. Nel frattempo la BKV, l’azienda di trasporto pubblico di Budapest, preannuncia aumenti delle tariffe dal 5 all’8% per il 2013. Si tratta del primo aumento negli ultimi 3 anni e servirebbe a compensare il declino del 15% del prezzo in termini reali verificatosi nel corso del triennio.
Il governo fa shopping… di debiti
Il parlamento ha comunicato il 26 ottobre l’intenzione di accollarsi la metà del debito delle municipalità magiare (una somma intorno ai 2,27 miliardi di euro, con un’operazione a vantaggio di 1956 comuni) consentendone l’eliminazione ai comuni minori e una consistente riduzione a quelli più grandi. Nessuna dichiarazione su come il governo ripagherà il debito che prenderà in carico. Come parte della manovra per ridurre il deficit pubblico, il governo Orbán ha inoltre deciso di rilevare dai consigli locali le istituzioni culturali, le scuole e le strutture sanitarie. Che dietro l’intento dichiarato di ridurre lo sgravio dei comuni ci sia un grosso lavoro per accentrare il potere nelle mani dello stato è solo un sospetto difficile da sopire.
E i senzatetto?
Dal ministero delle Risorse Umane arriva invece il bilancio delle spese per i servizi a beneficio dei senza tetto: per la fine dell’anno il totale stanziato dall’amministrazione Orbán in questo ambito sarà pari a 8,5 miliardi di fiorini e quindi intorno ai 30 milioni di euro. I tipi di aiuto forniti spaziano dai centri assistenza al supporto nella ricerca di lavoro, passando per formazione, riabilitazione e alloggi provvisori. Secondo Miklós Soltés, segretario di stato per gli affari sociali, la famiglia e la gioventù, i rifugi attivati in Ungheria possono provvedere un tetto, seppur provvisorio, a 10.700 persone. Riguardo ai finanziamenti, Soltés ha dichiarato che nella regione centrale del paese, dove si concentra la maggior parte della popolazione ridotta al di sotto della soglia di povertà, sono stati messe a disposizione tramite il Nuovo Piano Széchenyi linee di credito per un totale di 480 milioni di fiorini, mentre 680 milioni sono stati suddivisi in altre zone dell’Ungheria.
Gas: approvato il tratto ungherese del Southstream
L’Ungheria ha approvato l’investimento per la costruzione del tratto ungherese del South Stream, il gasdotto che porterà il gas russo in Europa centrale, progettato da Gazprom ed Eni. Il segmento percorrerà il paese per 229 km e sarà operato dalla joint venture South Stream Hungary Zrt. proprietà congiunta della Hungarian Bank of Development e della Gazprom.
Budapest si fa bella: il restaturo del Várbázar
Dal punto di vista turistico e urbanistico è interessante la notizia del possibile imminente restauro del Várbázar, uno splendido edificio storico di Buda, sito lungo il Danubio nel primo distretto. Lo stabile, pesantemente danneggiato durante la seconda guerra mondiale, è abbandonato e in rovina da anni: un vero peccato sia per la sua bellezza, sia in quanto si trova in una posizione di passaggio, a metà strada tra il castello e le terme del Gellert. Sede di concerti ed eventi culturali dal 1961 al 1984, quando era noto come “Ifipark” o con la sigla “Bip”, lo stabile è stato chiuso perché inagibile. Il bando per l’appalto chiuderà il 10 dicembre e la durata stimata per i lavori sarebbe di due anni.
Via tutte le slot machine
L’Ungheria sta procedendo al graduale ritiro di tutte le slot machine presenti nel paese, a partire da quelle collocate in caffetterie e pub. Lo scopo sarebbe quello di tutelare i meno abbienti ostacolando la perdita di denaro, ma dietro a una manovra che appare a dir poco frettolosa ci sarebbero anche oscure motivazioni di sicurezza nazionale. La messa al bando delle slot è oggetto di un emendamento discusso il 1 ottobre in una riunione apposita e passato senza fatica, nonostante le pesanti conseguenze sul bilancio. In Ungheria, infatti, vige una tassa sul gioco d’azzardo che impone il pagamento di 500 mila fiorini (circa 1.750 euro) ai proprietari di slot machine. Secondo il sito del governo, il provvedimento potrebbe comportare una perdita di entrate nelle casse dello stato stimata tra i 70 e i 105 milioni di euro (20-30 miliardi di fiorini ungheresi al cambio del 1 ottobre). Il segretario di stato János Lázár ha dato l’annuncio durante una conferenza stampa, spiegando che le precedenti misure per la riduzione del gioco d’azzardo sono riuscite solo in parte a evitare che i soggetti in difficoltà economica spendano i loro pochi averi alle slot machine.
Del resto il gioco d’azzardo è stato osteggiato dalla formazione di centro-destra alla guida dell’esecutivo magiaro sin dall’inizio del mandato (maggio 2010) e negli ultimi due anni il numero delle slot machine è stato già ridotto da 25 mila a circa 4.500 unità. Lázár ha aggiunto tra le motivazioni della messa al bando anche la sicurezza nazionale. Su questo punto il politico si è rifiutato di approfondire specificando invece che il gioco d’azzardo è “contrario al credo della famiglia politica” di Fidesz – il partito di Orbán – e di conseguenza una semplice riduzione del numero delle slot machine non può essere sufficiente. Cosa faranno allora i grandi casinò che tra l’altro muovono parte del flusso turistico verso l’Ungheria? Secondo Lázár il divieto “non riguarderà i casinò che operano sotto concessione”, mentre tutte le altre slot dovranno essere rimosse. Il portale del governo kormany.hu specifica che in Ungheria i casinò dotati di tale concessione sono al momento tre e sono previste regole più severe per l’apertura di nuove strutture di questo tipo.