E’ una lunga storia quella che lega il suggestivo monastero di Dajla e l’Abbazia benedettina di Praglia, nella campagna padovana. Ed altrettanto lunga sembra essere la strada della riconciliazione, tra le parti che ne detengono la proprietà, ovvero la chiesa cattolica croata, che fa capo al Vaticano, e il governo croato.
Nella prima metà del 1800 l’architetto francese Terrier de Manenot fu incaricato di rivalutare un’ area di Novigrad, sulla costa nord- occidentale croata, dove da secoli erano stati costruiti vari edifici di culto. Le più antiche testimonianze risalgono ai romani, che in quell’area avevano dei vasti possedimenti; dopo di loro nel VI secolo a.C., si insediarono i monaci greci “calogeri”, fedeli al culto di San Basilio e per questo detti anche monaci basiliani, che professavano rito ortodosso. Questi fecero costruire un monastero in cui, nel IX secolo, presero dimora dei monaci cristiani benedettini che consacrarono l’edificio a San Giovanni Battista. Dall’alto medioevo in poi, la cristianità si impadronì di quei luoghi. Nonostante qualche anno dopo i benedettini avessero abbandonato il monastero, due nobili famiglie istriane ne curarono gli interessi per generazioni, adibendo l’antico monastero a residenza estiva, fino a quando nella prima metà del XIX secolo, l’edificio fu ceduto ai monaci benedettini di Praglia, nel padovano, che lo adibirono nuovamente a monastero, trasferendovisi. I frati padovani rimasero a Novigrad fino al 1948, anno in cui dovettero tornare in Italia, perché privati della proprietà del luogo, che da allora fu usato come ospizio e poi definitivamente abbandonato dalla fine degli anni ’80.
Il caso è tornato alla ribalta già la scorsa estate dopo che il Vaticano decretò che il vecchio monastero dovesse tornare proprietà dei monaci padovani; il ministro della giustizia di Zagabria per contro, aveva firmato una delibera in cui dichiarava che l’immobile dovesse tornare invece nelle mani dello Stato croato. Dal 2011 insomma si susseguono sull’argomento numerosi botta e risposta tra Vaticano e Governo croato. Tuttavia, il 29 ottobre prossimo, il premier croato Milanovic siederà in udienza privata con Benedetto XVI e incontrerà il Segretario di Stato Vaticano Tarcisio Bertone, per cercare di trovare un accordo sulla questione. In realtà mesi fa lo stesso governo croato aveva dichiarato di essere in perfetto accordo con la diocesi di Pola, la quale aveva espresso il proprio rifiuto sulla restituzione dell’edificio ai benedettini di Praglia in quanto, secondo i religiosi croati, i frati del monastero padovano erano già stati risarciti con gli Accordi di Osimo e non avevano perciò alcun diritto a un secondo indennizzo. Quella che sembra una questione di secondo rilievo, ha causato non pochi contrasti tra chiesa cattolica croata e Santa Sede. Lo scorso anno infatti, la presa di posizione contraria al Vaticano da parte della diocesi di Pola, aveva portato la Santa Sede ad sostituire immediatamente l’ allora Vescovo istriano con uno direttamente nominato da Roma. La sostituzione sarebbe durata giusto il tempo di firmare l’atto di restituzione al Monastero di Praglia, per una somma di circa 30 milioni di euro. La “missione” diplomatica di Milanovic sarà a quanto pare molto delicata, perché oltre alla paternità del complesso architettonico di Dajla si discuterà anche dei finanziamenti statali al clero croato; anche in questo caso, il Vaticano giocherà un ruolo di primo piano nella pianificazione dei fondi destinati agli ordini religiosi. Fino ad ora infatti, la forte ingerenza della Chiesa di Roma nelle questioni politiche croate, è stata resa possibile dagli stessi governi, perlopiù di centro-destra. Bertone ha inoltre annunciato che durante l’incontro con Milanovic, si discuterà anche dell’attuale situazione politica nei Balcani meridionali, e del ruolo che la Croazia dovrà svolgere per mantenere saldi i suoi legami, soprattutto culturali, con l’Europa Occidentale.
Dalla religione all’economia, ed alla politica, il passo sembra essere davvero molto breve.
per la verita il premier milanovich va non in visita privata(non e neanche credente) ma ritorna la visita diplomatica di papa di due ani fa.cmq. il caso e nelle mani del tribunale.