GLI ESORDI – C’era una volta il calcio sovietico. La storia calcistica dell’ Urss racchiude in sé tutto l’ immaginario affascinante di quella che ai tempi nostri, ad altre latitudini, avrebbero definito mas que una nacional. Infatti non si trattaava dell’ espressione calcistica di una sola nazione, ma di un intero mondo che iniziava in Europa e terminava nel mar del Giappone. Un’ idea di squadra nata nel 1924, che nel corso della sua esistenza consegnò al mondo calciatori formidabili come il ragno nero Lev Jašin , unico portiere della storia ad aver vinto un pallone d’ oro, oppure come l’ attaccante Eduard Strel’cov, soprannominato il Pelè russo, artefice della medaglia d’ oro alle Olimpiadi di Melbourne nel 1956. A livello di Nazionale il calcio sovietico espresse il proprio meglio tra gli anni ’50 e ’60, quando oltre all’ oro olimpico arrivò la conquista del campionato europeo del 1960. A fronte di magre fortune ai campionati del mondo, dove il miglior piazzamento è rappresentato dal quarto posto a quelli inglesi del 1966, i maggiori successi arrivarono nel torneo continentale, dove la CCCP, oltre a conseguire la succitata vittoria arrivò per tre volte seconda, nel 1964, nel 1972 e nel 1988. Proprio l’ argento di Euro ’88, assieme al secondo oro olimpico, ottenuto nello stesso anno a Seul, rappresentano il canto del cigno di una selezione che da lì a tre anni sarebbe scomparsa, sepolta dai macigni della storia, salvo poi rinascere in una pluralità di nazionali a partire dal 1992, un anno che fu spartiacque per cambiamenti epocali, anche a livello di club.
L’ ERA POST SOVIETICA – Fino a quel momento il campionato sovietico era stato ovviamente un campionato di stato: il Cska Mosca era la squadra dell’ esercito, la Dinamo Kiev e la Dinamo Mosca erano le squadre della polizia, mentre la mitica Torpedo faceva riferimento a un’ acciaieria. Nel 1992 l’ avvento del libero mercato produsse un’ iniezione di soldi anche all’ interno del campionato russo, che a partire dagli anni 2000, con l’ entrata in scena dei finanzieri del petrolio, si tramutò in un fiume di rubli. Il presente comincia nel 2004 quando il giovane astro nascente del calcio argentino Fernando Cavenaghi, passa allo Spartak Mosca per una cifra pari a 6,5 milioni di euro. E’ l’inizio di un’ escalation che segna l’ inizio di una nuova epoca. Nello stesso anno la Sibnefit di Roman Abramovic, proprietario del Chelsea, investe fortemente nel Cska, che l‘ anno successivo conquista la coppa Uefa. Si tratta del primo successo europeo per una squadra russa. Due anni più tardi sarà il turno dello Zenit targato Gazprom a bissare il trionfo, condito dalla supercoppa europea qualche mese più tardi L’ ultima frontiera è rappresentata dall’ entrata in scena dell’ Anži Machačkala, anonima società calcistica del Daghestan, che, improvvisamente, si è trovata sotto la luce dei riflettori quando è stata acquistata dal magnate Sulejman Kerimov che ha approntato una faraonica campagna acquisti costruita attorno all’ ingaggio dell’ attaccante camerunense Samuel Eto’o, al quale ogni anno viene versata la modica cifra di venti milioni di euro. I soldi e il successo che hanno investito le squadre di club, hanno di riflesso influenzato la Nazionale russa. Dopo la fiammata di Euro 2008, in cui la selezione guidata dall’ olandese Guus Hiddink e trascinata da Arshavin e Pavlijucenko arrivò fino in semifinale, non hanno fatto seguito i risultati sperati ai mondiali del 2010, né ai recenti europei in Polonia e Ucraina.
DON FABIO – La Federazione russa ha quindi deciso di puntare su uno degli allenatori più vincenti della storia del calcio: il “nostro” Fabio Capello. Fabio da Pieris, reduce dall’ esperienza sulla panchina dell’ Inghilterra, ha strappato un contratto di dieci milioni di euro all’ anno, bonus compresi, per guidare la selezione russa fino ai mondiali del 2014. La speranza della Federazione è che il pragmatico allenatore friulano riesca a instillare quella mentalità vincente ammirata nella gestione di Milan, Roma, Juventus e Real Madrid. L’ inizio del cammino di qualificazione è stato dei più promettenti, grazie a due vittorie conquistate contro Irlanda del Nord e Israele, ma il prosieguo non sarà facile in un girone che vede la presenza del temibile Portogallo. Nei primi giorni del suo insediamento, la scelta della Federazione era stata aspramente criticata dall’ ex ct russo Valeri Gazzaev, che aveva espresso il suo disappunto sull’ ingaggio di un allenatore straniero, che a suo dire non può conoscere la storia, la mentalità e le tradizioni del calcio russo, e che proprio in quanto straniero non può essere un patriota. Di sicuro Capello non è tipo da avere paura di questo genere di sfide, ma riportare al successo la nazionale russa risulterà quanto di più arduo si sia messo in testa di fare nella sua lunga carriera. Soprattutto se vorrà portare la Russia lassù in alto, dove neppure Jašin era riuscito ad arrivare.