La crisi economica non taglia solo posti di lavoro, taglia anche la memoria: l’anniversario per il ritorno della democrazia in Grecia, dopo gli anni bui della dittatura dei colonnelli, non sarà festeggiato quest’ anno. Lo ha deciso il presidente della Repubblica, Karolos Papoulias. E’ come se in Italia non festeggiassimo più il 25 aprile. In un momento di crisi, anche morale, obliterare una simile ricorrenza non sembra cosa buona e giusta. Ma certo si risparmia. Intanto prosegue lo sciopero dei lavoratori della società Elliniki Halyvourgia dello stabilimento di Aspropirgos, una zona industriale vicino al Pireo, che hanno incrociato le braccia da quasi nove mesi, durante i quali sono falliti tutti i tentativi di trovare una soluzione al problema del licenziamento di 360 operai. I manifestanti chiedono la riassunzione di almeno una parte degli operai licenziati. Il governo tratta con gli scioperanti e con la proprietà della fabbrica che, però, minaccia di trasferire la produzione a Volos, in un altro cantiere di sua proprietà, se lo sciopero continuerà ancora.
I rappresentanti della troika, Paul Tomson (Fmi), Servaz Deruz (Ue) e Claus Masuch (Bce), sono attesi per domani, 19 luglio, in Atene per valutare lo stato di attuazione del programma per l’adeguamento di bilancio e le riforme economiche. Intanto il Ministero delle Finanze ellenico, in una corsa contro il tempo, cerca di reperire 11,6 miliardi di euro entro la fine del 2014, possibilmente con tagli alla spesa pubblica ma senza ulteriori riduzione a stipendi e pensioni. Anche perché è rimasto ben poco da ridurre.
Pochi giorni fa si è rischiata una crisi di governo dopo le divergenze emerse fra il leader del Pasok, Evaghelos Venizelos, e il Ministro delle Finanze Giannis Sturnaras – a cui sarebbe stato contestato il fatto di non aver sollevato all’Ecofin l’esigenza di una dilazione dei tempi per risanare i conti di Atene. E sì che la fiducia al governo Samaras è stata votata solo il 9 luglio scorso. La cobitazione tra i conservatori di Nea Dimokratia, primo partito alle urne, dei socialisti del Pasok e della Sinistra democratica inizia sotto il segno della turbolenza.
Nel paese intanto aumenta il disagio sociale, Demetrio Manolitsakis, giornalista dell’Ansa, scrive del vertiginoso aumento della criminalità: “Le rapine a mano armata sono un fenomeno quotidiano nella Grecia di oggi mentre ogni giorno aumenta drammaticamente qualsiasi altro tipo di crimine, cosa che costringe i cittadini a vivere in un clima di grande paura in cui il pericolo si respira nell’aria. Ma c’è anche chi cerca di reagire e si compra una pistola“. La Grecia rischia così di diventare un far west: sono 35 le persone decedute dall’inizio dell’anno i scontri a fuoco in banche o supermercati. “Negli ultimi mesi le vendite di armi sono aumentate del 60% e lo dimostra il fatto che le ditte importatrici di armi hanno esaurito le scorte e ora sono in attesa di nuovi arrivi. I cittadini di solito acquistano le armi che sparano pallottole di gomma” scrive ancora Manolitsakis.
Ogni anno, secondo il settimanale To Vima, in Grecia avvengono circa 7.000 rapine a mano armata il che significa quasi 20 al giorno, delle quali la maggior parte messe a segno da malviventi armati di fucili mitragliatori kalashnikov, oggi piuttosto economici in Grecia: circa mille euro per il modello Zastava. Anche l’accresciuto contrabbando delle armi, gestito dalla criminalità organizzata, è un segno della crisi. Effetti collaterali, li chiamano gli economisti.
Purtroppo,anche l’Italia non è esente da questi effetti collaterali, le elezioni in Grecia non hanno avuto un chiaro risultato,c’è caos e la gente si sente strozzata, non si sà più a chi credere, siamo un pò specchi gli uni degli altri,ma ci ricordiamo
che siamo fratelli? Ho nostalgia dell’Europa Mediterranea in cui credeva Camus.