AZERBAIJAN: La visita di Hillary e le strategie di Washington

Pubblichiamo un articolo di Enrico Piovesana, di Peacereporter, sulla prossima visita di Hillary Clinton in Azerbaijan e sulla strategia statunitense nella regione. Una strategia che alza la tensione con Teheran.

A inizio giugno la visita a Baku del capo del Pentagono, Robert Gates. I primi di luglio sarà la volta del segretario di Stato, Hillary Clinton. L’attivismo diplomatico di Washington in Azerbaigian ha uno scopo ben preciso: ottenere dal regime di Ilham Aliyev il permesso di istallare nel suo paese una base militare a supporto della guerra in Afghanistan, per sopperire all’eventuale chiusura della base americana in Kirghizistan. E non solo per quello.

Già oggi lo spazio aereo del paese caucasico è regolarmente attraversato da aerei militari Usa carichi di soldati americani diretti al fronte afgano (100 mila solo nel 2009), mentre sulle ferrovie azere e nel porto di Baku transita un terzo dei rifornimenti non militari destinati alle truppe Usa.
Ma una base aerea in Azerbaigian consentirebbe agli Stati Uniti di avere una comoda alternativa alla base kirghisa di Manas per gestire direttamente la propria logistica militare verso il teatro di guerra afgano. Inoltre costituirebbe una presenza militare strategica a guardia delle rotte energetiche che partono dal Mar Caspio (la pipeline Baku-Tbilisi-Cheyan) e molto utile in caso di conflitto con l’Iran (Teheran dista solo 500 chilometri dal confine azero).

Per ora i rappresentanti dei due governi smentiscono, ma da ambienti diplomatici e militari azeri trapelano insistenti conferme su una trattativa in corso basata su uno scambio molto rischioso. Secondo Casur Sumarinli, esperto militare azero, il presidente Aliyev sarebbe pronto a concedere una base agli Usa in cambio dell’impegno di Washington a sostegno delle rivendicazioni di Baku sulla regione secessionista del Nagrono-Karabakh controllata dall’Armenia. Regione delicatissima dove la tensione rimane sempre alta, con frequenti scontri armati tra gli eserciti dei due paesi: l’ultimo, una decina di giorni fa, ha provocato quattro morti tra le forze azere e due tra quelle armene.

Al di là delle smentite ufficiali, però, qualcosa sembra si stia già muovendo. Subito dopo la visita di Gates a Baku, a inizio giugno, il parlamento azero ha approvato una nuova dottrina militare nazionale che prevede, ”in circostanze eccezionali”, la possibilità di ospitare basi militari straniere. Difficile pensare a una semplice coincidenza.

I piani del presidente Aliyev suscitano però la preoccupazione dell’opposizione azera, secondo la quale l’istallazione di una base Usa nel paese rovinerebbe i buoni rapporti tra Baku e Teheran e esporrebbe l’Azerbaigian al rischio di rappresaglie militari iraniane in caso di un attacco Usa all’Iran dal territorio azero.

Preoccupazioni che trovano conferma nel recente annuncio del governo iraniano, che ha dichiarato lo stato d’allerta e ha mobilitato la Guardia rivoluzionaria lungo il proprio confine nord-occidentale denunciando la presenza di truppe statunitensi e israeliane nel sud dell’Azerbaigian. Una presenza che, finora, non ha trovato conferme né smentite.

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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