GRECIA: I risultati del voto, una spaventata speranza

Lo sappiamo tutti, si è votato in Grecia. La sfida era tra partiti favorevoli e contrari al Memorandum con cui i creditori internazionali hanno concesso gli aiuti alla Grecia. I favorevoli erano ( e sono) coloro che credono nella continuità e che quei trattati li hanno firmati (Nea Dimokratia e socialisti del Pasok). I contrari erano (e sono) le forze non compromesse con gli ultimi trent’anni di politica greca. Questi ultimi, Syriza in testa, chiedevano una rinegoziazione dei Trattati che regolano il prestito internazionale alla Grecia. Non ha senso parlare di “pro-euro” poiché nessuno dei principali partiti in lizza era contrario alla permanenza nell’Unione o alla moneta unica. I risultati hanno premiato i conservatori di Nea Dimokratia. Proprio quelli che hanno truccato i conti e che hanno decisamente contribuito a gettare la Grecia nell’incubo in cui si trova.

I risultati del voto

Al momento, con il 98,83% dei voti scrutinati le percentuali sono le seguenti. Nea Dimokratia (conservatori, pro-memorandum) guidati da Antonis Samaras al 29,66% seguita da Syriza (sinistra radicale, pro-europa, anti-memorandum) al 26,89%, terzo partito il Pasok (socialisti, pro- memorandum) con il 12, 28%. Segue il partito dei Greci Indipendenti (ortodossi conservatori, antieuropeisti, anti-memorandum) con il 7,51%. Uno “storico” e atteso 7% va ad Alba Dorata (neonazisti, antieuropesiti, anti-memorandum). Previsto anche il crollo del Partito Comunista greco (antieuropeista, anti-memorandum), con solo il 4,5%. Tiene bene invece Dimar (sinistra democratica, fuoriusciti del Pasok, pro-memorandum) con il 6,02%. Non superano lo sbarramento il Laos (clericale, ultraortodosso, non si capisce se anti o pro qualcosa) fermo al 2,8%, stesso risultato per i Verdi.

Ha votato solo il 62,47% degli aventi diritto, con oltre il 37% dei greci che non si è recato alle urne, pur avendo davanti un voto cruciale per il futuro del Paese. Il sistema elettorale è proporzionale con una soglia di sbarramento al 3% e un generoso premio di maggioranza di 50 deputati su 300 per il primo partito.

Perché ha vinto Nea Dimokratia?

Come si spiega la vittoria di un partito che ha dimostrato tutta la sua incapacità, corruzione, inaffidabilità? Un partito, Nea Dimokratia, che al pari del Pasok ha gestito il potere negli ultimi trent’anni gettando il Paese alle ortiche. Si spiega con la paura. Nelle scorse due settimane, quelle che precedevano il voto, buona parte della stampa europea ha gridato al pericolo: Atene fuori dall’euro se vince Syriza, descritta come una formazione di anti-europeisti, con il cancelliere tedesco Angela Merkel che ha invitato i greci ha votare per Nea Dimokratia. Come se fosse normale che un capo di Stato suggerisca cosa votare in un altro Stato. Queste ingerenze, queste pressioni mediatiche, hanno certamente contribuito alla vittoria dei conservatori pro-Memorandum. Per la felicità della Merkel i conservatori e i socialisti, cioè sempre quelli che hanno mandato in bancarota il Paese, faranno una coalizione di governo. Un governo di destra-centro-sinistra, un bel polpettone in cui le storiche differenze tra liberalismo e socialismo europeo vanno a farsi friggere. Il governo di Merkelopoulos?

Attenzione però. Anche Antonis Samaras proverà a giocarsi la carta della ri-trattazione con l’Europa: più tempo per attuare i tagli alla spesa pubblica (tagli necessari per ricevere i fondi); aumento di stipendi e pensioni ai livelli del 2009; incentivi per imprese e agricoltori, rafforzare i contratti di lavoro collettivi (che il Memorandum vuole drasticamente limitare) e ricreare protezioni per i lavoratori in un mercato del lavoro che si rimpicciolisce; limitare i licenziamenti nel settore pubblico (che il Memorandum vuole radicali a causa di un’ipertrofica amministrazione pubblica).Misure in certa parte necessarie che mettono d’accordo socialisti e conservatori.

Syriza, utopica follia, non è anti-europeista

Syriza, che certo è un partito da prendere con le pinze, ha almeno avuto il coraggio di prendere una distanza politica da questo pasticcio di interessi che è la politica greca. Il suo programma è davvero radicale: uscire dalla Nato, chiusura delle basi straniere in Grecia, rottura dei rapporti militari con Israele, pace duratura con la Turchia, abbandono delle missioni internazionali. Ma anche aumento dei sussidi di disoccupazione, delle spese per la sanità (da portarsi ai livelli europei), tassa sulle transazioni finanziarie e sui beni di lusso, proibire i derivati finanziari speculativi quali Swap e Cds, abolire i privilegi fiscali di cui beneficiano la Chiesa e gli armatori navali. E ancora: rinegoziare gli interessi e sospendere i pagamenti fino a quando l’economia si sarà ripresa e tornino la crescita e l’occupazione, esigere dalla Ue un cambiamento nel ruolo della Bce perché finanzi direttamente gli Stati e i programmi di investimento pubblico. Follie veterocomuniste, con tinte utopiche, sommate a splendidi retaggi egualitaristi ma con elementi di reale interesse verso le disparità sociali e il diritto al lavoro.

Sì, è ovvio che Syriza facesse paura.

I titoli dei giornali

Ancora all’indomani del voto i giornali italiani avevano titoli al limite del mistificatorio: Grecia, c’è una maggioranza pro-euro, Il Messaggero. Atene sceglie di restare nell’euro, La Stampa. Grecia, conservatori pro-euro primo partito, Il Corriere della Sera. La Grecia sceglie l’Europa, vince Nea Dimokratia, Il Sole 24 ore. Grecia, esito elezioni favorevole, FinanzaOnline. In Grecia vince l’Europa, Il Tempo. Qualcosa di meglio fa La Repubblica: Grecia, vincono i conservatori. Samaras: ” i greci hanno scelto l’Europa”, che mette in bocca a Samaras, leader di ND, ciò che gli altri hano scritto senza tante virgolette. Les leçons du vote grec : une victoire pour l’Europe, Le Monde.  A tight vote for the euro, Economist. Titoli che suggeriscono che ci fosse il rischio concreto di un’uscita della Grecia dalla moneta unica o dall’Unione, cosa falsa. Non si tratta di semplificazioni o errori. Ma di falsità. Cattiva fede. Falsa coscienza.

Una spaventata speranza

I greci hanno paura, e certo non avevano bisogno della stampa internazionale a rincarare la dose. Le situazioni più drammatiche si registrano nei grandi centri urbani, in cui mancano farmaci per gli ospedali, libri per la scuola, cibo per i bambini pelle classi più disagiate, dove infatti ha stravinto Syriza. Ma nelle province rurali ha vinto la tradizione. Certo, i greci chiedono cambiamenti, e Syriza è infatti appena due punti sotto Nea Dimokratia. La speranza e la paura sembrano aver connotato queste elezioni, sentimenti che sembrano dominare i greci. Sentimenti che si combattono. Dentro ogni greco sembra esserci una percentuale di speranza e una di paura.Una percentuale di Syriza e una di Nea Dimokratia. Una voglia di novità e una nostalgia di com’era prima. Speranza e paura generano mostri, talvolta. In Parlemento siederanno anche i neonazisti. Capita anche questo quando c’è la crisi. Perché la crisi economica è sempre anche una crisi morale.

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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