Cos'è la Transnistria

Era l’anno 1987 quando Igor Nikolaevich Smirnov, originario di Petropavlovsk-Kamčatskij, città all’estremo oriente della Russia, assistente direttore della centrale idroelettrica di Nova Kachovka, Ucraina, venne improvvisamente trasferito a Tiraspol, con il compito di direttore del gruppo Elektromaš. La regione di Tiraspol, al di là del fiume Dniestr, era caratterizzata da una prevalenza etnica russa, rispetto al resto del Paese dove i romeno-moldavi sono in maggioranza. Smirnov in soli due anni divenne presidente del soviet cittadino, e nel 1991 fu il fautore della proclamazione d’indipendenza della regione al di là del Dniestr (Transdniestria, appunto)ed entrò in guerra contro la Moldavia che ne aveva preteso la sovranità dopo l’atto di dissoluzione dell’Unione Sovietica firmato l’8 dicembre 1991 dal presidente russo Boris Eltsin.

Le ragioni dello scontro furono principalmente etniche ed idiomatiche. Il processo di unificazione ed identificazione nazionale della Moldavia passa storicamente attraverso un’omologazione culturale e linguistica. L’idioma moldavo fu letteralmente inventato nel 1924, quando, in seguito all’occupazione dei territori della Bessarabia da parte dei sovietici, venne imposto l’uso dei caratteri cirillici in sostituzione di quelli latini, per sottolinearne le differenze con il romeno, ed enfatizzare l’influsso letterario e linguistico russo. In pratica, non esiste differenza tra romeno e moldavo, se non un diverso segno grafico, una forte influenza della lingua russa maturata durante un periodo d’occupazione che si è protratto per quasi 70 anni, ed un’ossessione ideologica imposta a rimarcare la superiorità sulla cultura romena. La Moldavia infatti è, insieme alla Valacchia, il nucleo originario della futura nazione romena e questo spiega da un lato la vicinanza (se non identità) culturale con la Romania e, dall’altro, il forte tentativo di russificare la regione durante il regime comunista, non differentemente da quanto avvenuto in Lituania o in Georgia. In seguito al progressivo declino del regime sovietico, verso la fine degli anni ‘80 il governo della Repubblica Socialista Sovietica Moldava, non ancora autonomo, ma sempre più libero dal giogo di Mosca, decise di dare un taglio al passato, e ripristinare l’utilizzo dei caratteri latini. Fu allora che un gruppo di industriali di origine russa, capeggiati da Igor Smirnov, decise di scendere in piazza e proclamare lo sciopero generale prima, l’indipendenza della regione poi, forti del consenso della maggioranza della popolazione di etnia slava. Il 27 Agosto del 1991 il parlamento moldavo votò la dichiarazione d’indipendenza della neo Repubblica di Moldavia, il cui territorio comprendeva le terre al di là del fiume Dniestr. La goccia che fece traboccare il vaso: ebbe così inizio la guerra di Transnistria.

Il conflitto fu impari: la 14° Armata Rossa, che nella città di Tiraspol controllava il più grosso arsenale d’armi del continente, si schierò a difesa degli indipendentisti transnistriani ed ebbe vita facile contro il novizio ed inesperto esercito moldavo. La tregua, firmata il 21 Luglio del 1992, sancì la vittoria della ribattezzata Repubblica Moldava di Pridnestrovie, di fatto indipendente, anche se non riconosciuta dalla comunità internazionale. Igor Smirnov ne divenne il presidente, fu istituito un esercito ed adottata una nuova valuta, il rublo della Transnistria. Ad oggi nulla è cambiato: Igor Smirnov è ancora presidente e l’Armata Rossa, ribattezzata Forze Armate della Federazione Russa, staziona ancora nella zona, con tutti gli effettivi e le differenze etniche si sono accentuate.

La classe dirigente di Tiraspol è oggi composta da ricercati per crmini internazionali, come Vladimir Antufeev, russo di Novosibirsk, ministro della Sicurezza Nazionale, accusato di tentato colpo di stato nel gennaio del 1991 in Lettonia e di crimini contro lo stato moldavo. I soldati russi sono i veri padroni della regione, e in sostanza garantiscono l’indipendenza della Transdniestria e il suo prospero traffico di armi, droga e denaro riciclato. La regione è diventata negli ultimi quindici anni una vera e propria exclave russa. Qui il governo di Mosca gestisce i suoi traffici sporchi, in accordo con la mafia locale e il governo di Tiraspol. Senz’altro la situazione è favorita dal governo di Chisinau che, oltre ad avere in sostanza rinunciato alla regione secessionista, dal 2001 è controllato dal Partito Comunista, in linea di continuità col periodo sovietico.

Nell’aprile 2008 Zinaida Greceanii è diventata nuovo Primo ministro della Moldavia, è sembrata una soluzione votata al rinnovamento visto che la Graceanii non è membro del partito comunista (pur essendo stata però ministro delle Finanze e vice premier negli esecutivi comunisti, fu lei a negoziare i rifornimenti con Gazprom). Il nuovo governo moldavo, a tempo determinato, sarà sciolto nella primavera di quest’anno e si andrà a nuove elezioni. I membri più corrotti del partito comunista sono stati estromessi dall’esecutivo Greceanii ma è curioso il fatto che il nuovo ministro degli Affari interni, Valentin Mejinschi, che si è impegnato a migliorare durante il suo mandato l’atteggiamento dei moldavi verso la polizia, abbia dei parenti nel governo della Transnistria, dove suo fratello è vice ministro agli Affari interni.

M.Z.

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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3 commenti

  1. che brutta razza i comunisti,che gentaccia….

  2. Mah ! Forse i “comunisti”-come una volta intesi- sono una specie in via d’ estinzione …

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