Il Partito Comunista del Presidente Voronin, al governo da ormai dieci anni, ha vinto le elezioni in Moldavia con quasi il 50% dei voti. Il partito comunista, in crescita di circa 4 punti rispetto al precedente confronto elettorale tenutosi nel 2005, sulla carta dovrebbe ottenere 61 dei 101 seggi, ossia la maggioranza dei tre quinti richiesta per eleggere il nuovo presidente.
Come primo compito il nuovo parlamento dovrà scegliere ora il successore dei Voronin che, al suo secondo mandato, non potrà ricandidarsi. Le polemiche però non sono mancate. Prima delle elezioni il Partito Democratico ha chiesto alla Commissione Elettorale Centrale l’esclusione del Partito dei Comunisti dalla campagna elettorale accusandolo di una serie di violazioni del codice elettorale e dell’utilizzo di risorse pubbliche per la promozione dei propri candidati.
La prima violazione segnalata riguarda il concerto tenuto il giorno di S.Valentino nella Piazza della Grande Assemblea Nazionale, nel centro di Chişinău. L’evento è stato promosso dall’Unione della Gioventù Comunista della Moldavia, organizzazione giovanile del Partito dei Comunisti, ma con il sostegno della televisione pubblica Teleradio Moldova.
Un secondo abuso riguarderebbe l’incontro di Voronin del 12 febbraio con un centinaio di sacerdoti della Chiesa Ortodossa nella città di Bălţi. L’incontro, presto ribattezzato “l’ultima cena”, dalla stampa, si è concluso con il coinvolgimento del clero nella campagna elettorale per il Partito dei Comunisti.
Una terza violazione della legislazione elettorale, segnalata dai democratici, riguarda la lista degli aventi diritto al voto in diversi distretti del nord del paese amministrati dai comunisti dove pare sia riscontrabile la presenza di deceduti nelle liste elettorali.
In seguito al risultato elettorale i sostenitori dell’opposizione sono scesi in piazza mettendo a ferro e fuoco la capitale Chisinau. Il governo moldavo ha accusato la Romania di sobillare la protesta.