Kaja Kallas, Alta rappresentante dell’Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza, ha visitato settimana scorsa Bosnia Erzegovina, Montenegro e Albania. Tra i temi affrontati con i leader il percorso di adesione dei tre paesi all’UE, l’indispensabile sostegno all’Ucraina e il rafforzamento della cooperazione in tema di sicurezza e difesa.
Dopo il segretario della NATO Mark Rutte, anche Kaja Kallas, Alta Rappresentante degli Affari Esteri dell’UE, è stata nei Balcani Occidentali, dove ha fatto visita ufficiale in Montenegro, Albania e Bosnia Erzegovina, tra il 7 e il 9 aprile.
Il Montenegro
Prima tappa dell’ex premier estone è stata Podgorica, dove ha incontrato il presidente del Montenegro Jakov Milatović e il primo ministro Milojko Spajić. Durante l’incontro con il premier il tema sicurezza e difesa è stato ampliamente trattato e in particolare Kallas e Spajić hanno ipotizzato un ulteriore rafforzamento della cooperazione internazionale. Il leader montenegrino ha anche confermato l’intenzione di rispettare la politica estera e di sicurezza dell’UE anche per quanto riguarda il sostegno all’Ucraina. Kallas ha incontrato anche il Ministro della Difesa Predrag Bošković con cui ha passato in rassegna le attrezzature finanziate dal Fondo europeo per la pace.
L’Alta rappresentante ha elogiato il Montenegro come “partner di eccezionale valore” ed ha confermato di aspettarsi presto per il paese, indipendente dal 2006, un anticipo di 26 milioni di euro dal Piano di crescita europeo. Il lavoro che il governo montenegrino dovrà compiere resta comunque molto ampio e le riforme politiche ed economiche assolutamente necessarie. In questo senso Kallas ha avvisato che per il Montenegro non esistono “scorciatoie” nel percorso verso l’Unione Europea. Allo stesso tempo ha confermato che l’UE è al fianco del paese in ogni fase di questo processo. Dal punto di vista politico l’Alta Rappresentante ha accolto con favore e sollievo il recente accordo tra governo e opposizione che ha evitato un altro scioglimento anticipato del Parlamento.
L’incontro con Rama e il ruolo europeo dell’Albania
Dopo Podgorica, Kallas ha incontrato a Tirana il primo ministro albanese Edi Rama. Durante l’incontro è stato confermato che l’ingresso dell’Albania nel UE entro il 2030 è un “obbiettivo realistico”, ma ognuno “deve completare i propri compiti a casa”. I negoziati per l’adesione dell’Albania sono stati avviati ufficialmente lo scorso 15 ottobre, con l’ambizione di concluderli entro il 2027.
Proprio in questi giorni Rama è stato impegnato nella quarta Conferenza intergovernativa di adesione all’UE, in cui è stato aperto il “secondo cluster” di negoziati, ossia i nove capitoli relativi al mercato interno: un ambizioso pacchetto su cui lavorare, tra cui libera circolazione delle merci, dei lavoratori e dei capitali, politica di concorrenza, servizi finanziari e tutela dei consumatori e della salute. Nell’ultimo anno Tirana ha già avviato negoziati su 16 capitoli.
Tirana ha l’ambizione di aprire altri capitoli già nel corso di quest’anno, L’allargamento ai Balcani occidentali per l’UE è “il più importante investimento geopolitico per la pace, la stabilità e la prosperità”, secondo il Presidente del Consiglio europeo Antonio Costa. Tra le azioni del governo Rama più apprezzate in Europa c’è certamente l’adesione alle sanzioni verso la Russia e il sostegno offerto all’Ucraina. Azioni che, a parere della Kallas, dimostrano “impegno concreto per i valori europei“.
La visita di Kallas arriva in una fase delicata. L’Albania il prossimo 11 maggio andrà al voto e Rama è ancora una volta il grande favorito. Da parte loro le opposizioni lo accusano di censurare e reprimere ogni forma di dissenso, anche con l’utilizzo della magistratura. Il riferimento è ai problemi giudiziari che due storici leader dell’opposizione hanno avuto negli ultimi anni. Sia Sali Berisha, leader del Partito Democratico, sia Ilir Meta, ex presidente della Repubblica e adesso alleato di Berisha, sono stati accusati di corruzione. Il primo ha anche scontato un anno di pena agli arresti domiciliari.
Sarajevo, tra Unione Europea e Dodik
A Sarajevo, ultima tappa del viaggio, l’Alta rappresentante europea ha incontrato i tre membri della presidenza della Bosnia Erzegovina e ha garantito il pieno sostegno al paese nel proseguo del percorso di integrazione europea e mantenimento della pace e della stabilità. A tenere banco a livello politico e mediatico nelle ultime settimane sono state le leggi anticostituzionali fatte approvare dal presidente della Repubblica Srpska Milorad Dodik e sul tema Kallas si è mostrata intransigente: “Qualsiasi tentativo di smantellare lo Stato è inaccettabile. La leadership serbo-bosniaca sta minando le basi dell’ordine costituzionale del Paese”.
Rivolgendosi ai soldati di EUFOR Althea, la missione militare UE di mantenimento della pace dietro mandato esecutivo del Consiglio di Sicurezza ONU, la rappresentante europea ha sottolineato come la “retorica incendiaria” sia sempre pericolosa e rappresenti una minaccia diretta per la Bosnia Erzegovina. Al contrario il progressivo avvicinamento del paese all’Unione europea rimane “la migliore garanzia di sicurezza e prosperità”.
La regione balcanica resta centrale nella politica estera europea e la visita dell’Alta rappresentante UE dopo quella del Segretario della NATO ne sono la prova. Entrambi con parole simili hanno confermato il ruolo nella regione di due importanti istituzioni occidentali, ma allo stesso tempo, hanno lanciato un messaggio ben preciso ai leader locali, da cui si aspettano passi avanti concreti sul piano delle riforme.