Pontecorvo Unione Sovietica

Pontecorvo, il fisico che scelse l’Unione Sovietica

Nato italiano e morto russo, il fisico Bruno Pontecorvo rappresenta un caso straordinario di legame tra il blocco occidentale e quello sovietico durante gli anni della Guerra Fredda. Chiamato “il cucciolo” tra i ragazzi di Via Panisperna, decise negli anni ’50 di trasferirsi in Unione Sovietica, forse per ideologia o forse perché convocato. L’unica cosa certa è che questa storia rimane, tutt’oggi, un mistero.

Nato da famiglia ebraica a Marina di Pisa il 22 agosto 1913, Bruno Pontecorvo dimostrò subito un grande talento nel campo della fisica fin da giovanissimo. Iscrittosi all’Università di Pisa alla facoltà di ingegneria sotto il comando dei genitori, decise poi di trasferirsi al terzo anno di università alla Sapienza di Roma, superando l’esame di ammissione con Fermi e Franco Rasetti, diventando così il più giovane assistente di uno dei più grandi scienziati italiani. Con Fermi partecipò al rinomato esperimento sui neutroni lenti, che segnò l’inizio delle ricerche sulla fissione nucleare e le sue applicazioni pratiche.

Nel 1936 al 1940 si trasferì a Parigi per continuare le sue ricerche e scappare dalle leggi razziali imposte dall’Italia fascista. Durante il soggiorno parigino, aderì all’ideologia marxista e comunista, pur senza prendere parte attiva a iniziative politiche. Dopo l’occupazione nazista della Francia, si trasferì negli Stati Uniti, dove, per via dei suoi ideali, gli venne impedito di partecipare al progetto Manhattan, per poi trasferirsi successivamente in Canada e infine in Inghilterra, dove ottenne un incarico professorale a Liverpool.

Arrivo e Adattamento in Unione Sovietica

Nel settembre del 1950, Pontecorvo e la sua famiglia scomparvero dall’Inghilterra, per poi ricomparire in Unione Sovietica. Questo passaggio, avvenuto in un contesto di tensioni internazionali tra Oriente e Occidente, suscitò un grande clamore. A Dubna, un centro scientifico chiave per il programma nucleare sovietico, Pontecorvo divenne rapidamente una figura di spicco. La “Gidrotennicheskaya Laboratoriya” dove iniziò a lavorare era parte del complesso sovietico dedicato al progetto atomico, sotto la direzione di Igor Kurchatov.

In URSS, Pontecorvo si dedicò intensamente alla fisica delle particelle, specialmente allo studio dei neutrini, particelle subatomiche cruciali per la comprensione della fisica nucleare. Il suo lavoro sull’oscillazione dei neutrini, che suggeriva che queste particelle potessero trasformarsi da un tipo all’altro, fu rivoluzionario. Sebbene questa teoria trovò conferma solo decenni dopo, la sua formulazione fu un punto di svolta che ampliò la comprensione della materia e dell’universo.

Il governo sovietico riconobbe i contributi di Pontecorvo con prestigiosi premi scientifici, tra cui il Premio Lenin nel 1974. Fu anche membro corrispondente e poi accademico dell’Accademia delle Scienze dell’URSS, segno del profondo rispetto e apprezzamento per il suo lavoro all’interno della comunità scientifica sovietica.

Spia o scienziato?

L’accoglienza di Pontecorvo nell’URSS avvenne in un clima di estrema segretezza. La decisione di trasferirsi in Unione Sovietica rimane fino ad oggi un mistero, ma questa fu probabilmente influenzata non solo dal desiderio di contribuire al progresso scientifico, ma anche da convinzioni politiche. Pontecorvo era un comunista convinto e temeva per la sua sicurezza in Occidente, particolarmente durante la caccia alle streghe anticomunista negli Stati Uniti e nel Regno Unito.

In URSS, Pontecorvo assunse il patronimico Maksimovich, integrandosi nel tessuto sociale e scientifico del paese. Tuttavia, la sua vita non fu priva di limitazioni: i suoi viaggi fuori dai confini sovietici furono strettamente controllati, e solo nel 1978 poté tornare in Italia per la prima volta.

Eredità e Riconoscimento

Bruno Pontecorvo, scomparso nel 1993, ha lasciato un’impronta indelebile nel campo scientifico. Per onorarlo, l’Istituto Unito di Ricerche Nucleari di Dubna istituisce ogni anno un premio per i contributi più rilevanti alla fisica delle particelle elementari, perpetuando la memoria di un uomo che ha dedicato la sua vita alla scienza.

La sua vita, osservata attraverso la sua esperienza sovietica, rivela le complesse dinamiche tra scienza, politica e ideologia durante la Guerra Fredda. La decisione di vivere e lavorare nell’URSS simboleggia le tensioni di un’epoca in cui la scienza era, oltre che un luogo di scoperta e innovazione, anche un campo di battaglia ideologico. Il contributo di Pontecorvo alla fisica rimane un legame significativo tra Est e Ovest, un esempio di come la ricerca scientifica possa superare le divisioni politiche e geografiche.

Nonostante l’alone di mistero che circonda la sua storia, in una delle sue ultime interviste, come riportato dalla biografia del fisico Frank Close, Pontecorvo disse all’intervistatore: “Voglio morire come grande fisico, e non come la tua fot****a spia”.

Chi è Pietro Pontecorvo

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