ROMANIA: Domenica alle urne per il nuovo Presidente

Domenica 24 novembre il primo turno di elezioni in Romania per il nuovo Presidente della Repubblica: chi sono i candidati. 

Il 10 ottobre sono stati registrati al BEC, l’ufficio elettorale centrale, i nomi dei candidati alla carica di presidente della repubblica rumena, che viene eletto direttamente dal popolo attraverso un sistema maggioritario a doppio turno.

Il primo turno si svolgerà domenica 24 novembre, il secondo due settimane dopo. I rumeni della diaspora sono già chiamati al voto: nelle 950 sezioni elettorali allestite all’estero presso i consolati e le ambasciate è possibile votare già due giorni prima della data ufficiale in Romania. Per la prima volta nella storia della repubblica romena, quest’anno  – grazie alla stretta collaborazione tra l’Autorità Elettorale Permanente (AEP), il Servizio di Telecomunicazioni e l’Istituto Nazionale di Statistica –  sarà possibile vedere in tempo reale il risultato delle votazioni sul sito dell’AEP, dove sarà possibile inoltre consultare i grafici con le percentuali di voto per ciascun candidato.

In concomitanza con il primo turno delle elezioni presidenziali, a Bucarest si terrà anche un referendum locale, proposto dal sindaco generale Nicușor Dan, riguardante la ripartizione delle imposte e tasse locali, la centralizzazione delle autorizzazioni edilizie e il programma di prevenzione del consumo di droghe nelle scuole.

I candidati e le previsioni

Sono dieci i candidati alla carica di presidente sostenuti da partiti politici e quattro quelli indipendenti: Marcel Ciolacu (PSD), l’attuale primo ministro; Nicolae Ciucă (PNL); George Simion (AUR); Elena Lasconi (USR); Ludovic Orban (Forța Dreptei, ritirato); Kelemen Hunor (UDMR); Cristian Terheș (Partidul Național Conservator Român); Silviu Predoiu (Partidul Liga Acțiunii Naționale); Sebastian Popescu (Partidul Noua Românie); Alexandra Păcuraru (Alternativa pentru Demnitate Națională); gli indipendenti Mircea Geoană, Ana Birchall, Călin Georgescu e Cristian Diaconescu.

Il 5 ottobre è stata esclusa dalla lista Diana Șoșoacă, già conosciuta come parlamentare europea per le sue ridicole performance di protesta a Strasburgo, durante l’ultima delle quali ha fatto benedire da un prete gli uffici del PE per dimostrare la sua contrarietà all’inserimento del diritto all’aborto tra i diritti fondamentali dell’UE.  La Corte Costituzionale ha deciso di non approvare la sua idoneità alla candidatura proprio perché le sue dichiarazioni da europarlamentare sono considerate contrarie ai valori costituzionali della Romania, sebbene la sua esclusione non abbia un solido fondamento giuridico.

Favoritissimo secondo i – poco affidabili – sondaggi, Marcel Ciolacu sembra già proiettato al secondo turno. Il premier social democratico ha puntato tutto sulla sua immagine di “uomo comune“, sulla “strada sicura” – come recita lo slogan della campagna del PSD – che la Romania sceglierebbe votando a sinistra: uno stile di comunicazione monotono se comparato alle invettive nazional populiste del PSD nelle scorse tornate presidenziali. Al PSD non serve infatti battersi durante questa campagna: il supporto massiccio e costante delle zone rurali del paese, combinato ad un’estrema frammentazione della destra, gli garantiscono il secondo turno. La sfida per Ciolacu è infatti un’altra: fare arrivare a tutti costi l’estrema destra di AUR al secondo posto. Questo gli garantirebbe di evitare la ricorrente maledizione del PSD che, nonostante gli enormi successi in termini elettorali, ha eletto relativamente pochi Presidenti a causa delle puntuali coalizioni anti-PSD al secondo turno delle presidenziali. Ritrovarsi a sfidare l’estremista di destra Simion gli garantirebbe invece il supporto dei moderati di centro-destra.

George Simion, leader del partito di estrema destra AUR, è dato secondo molti sondaggi come favorito al secondo posto, soprattutto grazie al crescente supporto della diaspora, in particolare quella italiana e spagnola. La partita si è pero riaperta qualche giorno fa, quando l’ex primo ministro Ludovic Orban ha rinunciato autonomamente alla corsa, decidendo di ritirarsi per sostenere Elena Lasconi di USR, famosa giornalista dell’emittente ProTv: la fetta di elettorato orientata verso il centro destra avrebbe rischiato di disperdersi tra i due candidati favorendo sinistra ed estrema destra. Fonti locali sostengono, invece, che la scelta di Orban sia stata suggerita dall’ex Presidente Traian Băsescu, sostenitore di Lasconi, durante le udienze private avute con i candidati di centro-destra nei giorni precedenti. Candidata liberale, Lasconi potrebbe giocarsi il secondo posto dopo aver alienato buona parte della gioventù urbana, in passato molto legata al partito USR: ha infatti dichiarato di aver supportato il referendum anti-LGBT del 2018, volto a definire la famiglia nella Costituzione come unione esclusiva di un uomo e di una donna. Altre uscite conservatrici hanno spinto i giovani liberali a spostarsi verso partiti minori.

Candidato indipendente in passato favorito, poi caduto nei sondaggi quando il supporto del PSD è venuto meno, Mircea Geoană è stato ambasciatore della Romania negli USA dal 1996 al 2000 e vice-Segretario della NATO, entrato nel PSD nel 2001, partito di cui è stato presidente nel 2005 per cinque anni: Geoană ha promesso riforme strutturali e modernizzazione statale sotto il motto “Un decennio di rinascita nazionale”.

Appuntamento alla prossima settimana per scoprire i risultati della prima tornata elettorale, alla quale seguiranno, a cadenza settimanale, le elezioni parlamentari ed il secondo turno delle presidenziali.

Foto: Osce

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Il primo turno delle elezioni presidenziali ha visto l’ascesa inaspettata ma travolgente di Călin Georgescu, semi-sconosciuto candidato indipendente di estrema destra. Al secondo posto, con una rimonta all’ultimo voto ampiamente supportata dalla diaspora, si è piazzata Elena Lasconi, moderata liberale di centrodestra. Uno scenario, quello Lasconi-Georgescu, che nessuno aveva predetto. Tante domande e tante ipotesi per cercare di capirci qualcosa fino al prossimo appuntamento elettorale di domenica 1 dicembre, quando si voterà per eleggere il parlamento. 

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