Annullato “Mirëdita, dobar dan!”, il festival per lo scambio culturale e la riconciliazione tra Serbia e Kosovo previsto a Belgrado dal 27 al 29 giugno. Esulta l’estrema destra locale.
Per la destra serba questo festival non s’ha da fare
Il governo serbo ha emesso un’ordinanza di annullamento della due giorni di “Mirëdita, dobar dan!”, il festival culturale previsto a Belgrado dal 27 al 29 giugno. Ad annunciarlo il Ministro degli esteri Ivica Dačić (del Partito socialista serbo che fu di Milošević), uno dei più fermi oppositori all’evento, in polemica già da alcune settimane. Secondo Dačić, il festival culturale – che si è già tenuto varie volte nello scorso decennio nella capitale serba – provocherebbe un forte rischio per la sicurezza dei cittadini e per l’ordine pubblico, mettendo a repentaglio la pace su scala più ampia. Una pace e riconciliazione, quella tra Serbia e Kosovo, che è sabotata da anni dalla politica.
Davanti all’ingresso di Dorćol Platz in via Dobračina, luogo di svolgimento del festival, si sono radunati nel pomeriggio di giovedì 27 giugno circa centocinquanta esponenti della estrema destra locale allo scopo di ostacolare la cerimonia di avvio della manifestazione. Alcuni video postati in rete mostrano i facinorosi mentre disturbano i collegamenti televisivi dei giornalisti con musica – rigorosamente serba – a tutto volume, motociclette rombanti e slogan nazionalisti urlati dando le spalle alle telecamere: “L’Albania qui non verrà”.
Un’auto della polizia ha bloccato l’accesso ai pedoni, mentre un’altra volante è stata posteggiata vicino all’incrocio. L’accesso a Dorćol Platz è stato dunque sbarrato. Considerando la nutrita presenza di manifestanti di estrema destra, le forze di polizia schierate non sarebbero state sufficienti a garantire la protezione dei cittadini e l’ordine pubblico. È stato addirittura diffuso un allarme bomba.
Le proteste e i primi commenti
La Ministra della demografia e delle politiche familiari Milica Đurđević Stamenkovski, leader del partito sovranista di estrema destra Zavetnici, ha annunciato sui suoi canali social il proprio sostegno al blocco del festival. Con un gioco di parole riferito al nome della manifestazione (“mirëdita” e “dobar dan” significano buongiorno, rispettivamente in albanese e in serbo), la ministra ha twittato beffardamente: “Mirdita, buonanotte!”. Anche Stefan Seratlić, presidente del Nuovo DSS, si trovava a Dorćol per festeggiare la sospensione del festival, considerato addirittura “incostituzionale”.
Il partito di opposizione PSG ha invece sollecitato Dačić a ritirare tempestivamente la vergognosa ordinanza di divieto consentendo il regolare svolgimento del festival, e garantendo tutte le misure di sicurezza necessarie per partecipanti e visitatori. Secondo il PSG, la libertà di riunione è un diritto costituzionale di tutti i cittadini serbi e, attraverso il divieto del festival, Ivica Dačić dimostra che il paese “si allinea con gli estremisti nazionalisti contrari alla riconciliazione regionale”.
La richiesta di sostegno degli organizzatori
Sofija Todorović, tra gli organizzatori del festival, ha espresso il suo sgomento in merito alle attività della polizia, la quale “è obbligata” a garantire il regolare svolgimento della manifestazione. Secondo Todorović è grave che la polizia e le leggi nel paese siano “nelle mani di 150 teppisti” che si autoproclamano i “rappresentanti del pensiero della maggioranza dei serbi”.
Una nota ufficiale emanata dagli organizzatori del festival chiede alla popolazione sostegno e solidarietà contro la campagna di odio che è stata scatenata contro la manifestazione. Il fatto che un evento culturale che promuove la riconciliazione e la convivenza pacifica sia stato cancellato è un segnale preoccupante del nazionalismo crescente e della pressione che il governo serbo esercita sulle voci liberali del paese, stritolato nella morsa di una destra sempre più violenta.
Foto: www.danas.rs