Repubblica Ceca

REPUBBLICA CECA: Vent’anni in Unione Europea, le celebrazioni del governo e i dubbi degli elettori

Festeggiamenti in grande stile in Repubblica Ceca, ma alla vigilia delle elezioni UE nell’opinione pubblica serpeggia sfiducia.

A Praga e dintorni il ventesimo anniversario dell’ingresso nell’Unione Europea è stato vissuto all’insegna delle contraddizioni: da una parte la narrazione trionfalistica del governo, che dal Castello della capitale si è diffusa sul territorio nazionale attraverso numerosi eventi celebrativi; dall’altra invece i dati che confermano come la base sia pervasa ormai da mesi da un crescente scetticismo, un trend che alla vigilia delle consultazioni comunitarie non sembra invertirsi.

La continuità dell’Europeismo

Quella tra Repubblica Ceca e Unione Europea è per gran parte della sua durata una storia di forte vicinanza. Nelle dichiarazioni e nelle manifestazioni ufficiali di questi giorni infatti passato e presente spesso si uniscono. Già dopo la separazione consensuale dalla Slovacchia l’orientamento filo-occidentale della classe dirigente ceca, forgiata nell’opposizione al sistema sovietico, si era fatto subito spiccato. L’integrazione del paese nella NATO (ufficializzata al vertice di Washington del 1999) e nella Comunità Europea era rimasta prioritaria per tutti i governi che si sono alternati nella decade successiva, a prescindere dal loro colore politico: un percorso coronato il primo maggio del 2004 in occasione del quinto allargamento dell’Unione. L’Europeismo poi è rimasto un valore pressochè dominante nella società ceca almeno fino ai primi anni 2010, quando le prime tendenze contrarie hanno cominciato a diffondersi.

Il governo odierno si pone in diretta continuità con l’esperienza degli anni 90: il Partito Civico Democratico (Občanská Demokratická Strana – ODS) che guida la coalizione era nato infatti da una costola di quel Forum Civico protagonista della Rivoluzione di Velluto nel 1989, ed è lo stesso che ha retto poi i primi esecutivi seguiti alla divisione della Cecoslovacchia.

Le celebrazioni per il primo ventennio comunitario sono state quindi l’occasione per esprimere un rinnovato europeismo, certificato ulteriormente dalla visita a Praga di Ursula von der Leyen. Nel suo messaggio speciale dedicato al popolo ceco, la Presidente della Commissione UE ha voluto sottolineare l’importanza del supporto all’Ucraina, dossier su cui il governo Fiala sta agendo da traino per l’intera unione, come dimostra la recente iniziativa per l’acquisto autonomo di munizioni in favore di Kiev.

La crescita del fronte scettico

Se l’attenzione mediatica e le numerose iniziative dedicate all’anniversario possono far pensare a un paese compatto, un’analisi più attenta degli umori della base conferma la presenza di un secondo filone di pensiero, contrario al primo e in crescita costante nell’opinione pubblica ceca.

La sua origine si può far coincidere con la crisi migratoria che nel biennio 2015-16 aveva visto il gruppo di Visegrád compattarsi in una decisa opposizione al piano di smistamento proposto da Bruxelles. Contemporaneamente, all’interno della politica ceca lo scetticismo in aumento si aggregava intorno al partito populista e anti-sistema “Azione dei cittadini insoddisfatti” (Akce nespokojených občanů – ANO), formato poco tempo prima dall’imprenditore Andrej Babiš.

Estranea alla classe dirigente della transizione post-sovietica e a schemi ideologici tradizionali, ANO era stato premiata alle elezioni parlamentari del 2017 ed aveva guidato il governo fino alla sconfitta del 2021. Babiš ha poi fallito anche la scalata alle presidenziali nel marzo del 2023 (vinte al ballottaggio dal generale Petr Pavel), ma nonostante questo rimane il primo riferimento del nutrito fronte euroscettico ceco.

Lotta all’ultimo voto

Nei primi mesi del 2024 la retorica anti-UE di ANO e del suo leader si è intensificata ed ha attecchito ulteriormente: tra le argomentazioni più ricorrenti c’è ovviamente la guerra in Ucraina con i suoi effetti collaterali, dal rincaro dell’energia al peggioramento dei rapporti di vicinato con la Slovacchia di Robert Fico (con cui Babiš condivide la visione della politica estera).

Secondo un’indagine demoscopica dell’agenzia Median riportata in questi giorni le proiezioni elettorali in vista delle europee di giugno vedono ANO in leggero vantaggio sulla coalizione di governo. Il margine pare minimo e non permette ancora di fare pronostici, ma è certo che in Repubblica Ceca l’Unione Europea corre il rischio di ritrovarsi celebrata e poi sconfessata nello spazio di poche settimane.

Foto dalla pagina Facebook di Powidl – Bild

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