Il 28 febbraio si è tenuto a Tirana un summit tra i paesi dell’Europa Sud-Orientale e l’Ucraina, a cui hanno partecipato i rappresentanti di Croazia, Bosnia Erzegovina, Serbia, Montenegro, Kosovo, Macedonia del Nord, Albania, Bulgaria, Romania e Moldavia, finalizzato ad aumentare il supporto politico, economico e militare a favore di Kiev.
Il vertice è stato fortemente voluto dal presidente ucraino Volodymyr Zelenskyy e dal primo ministro albanese Edi Rama, che nella conferenza stampa tenutasi al termine del summit, si è detto onorato per avere avuto la possibilità di ‘ospitare il leader di una resistenza che non sta soltanto combattendo un un’aggressione brutale verso la propria madrepatria, ma si sta anche ergendo a difesa della democrazia contro nuovi sogni neo-imperialisti’. Dopo una prima parte in cui hanno partecipato tutti i rappresentanti, Zelenskyy ha anche tenuto incontri bilaterali con ciascuna delegazione partecipante.
I motivi del summit
Già nel novembre 2023, Zelenskyy aveva avvertito che la Russia stava preparando una guerra nei Balcani, un’area facilmente destabilizzabile, per togliere l’attenzione dell’opinione pubblica mondiale dall’Ucraina. In linea con questa posizione, a Tirana il presidente ucraino ha ribadito nuovamente che se la Russia dovesse vincere, non si fermerebbe e continuerebbe nella sua opera espansionistica mettendo a repentaglio la sovranità dei paesi dell’Europa orientale, a partire dalla Moldavia che è già impegnata ad affrontare il problema della Transnistria.
Rama, che ormai da anni ha cercato di affermare il ruolo che l’Albania può avere per la promozione della stabilità regionale e ha attuato una politica estera molto dinamica, ha rinnovato, ancora una volta, il totale supporto del governo e del popolo albanese alla resistenza ucraina. Ha infatti descritto l’Albania come un piccolo ma orgoglioso membro della NATO che, insieme ai propri partner atlantici ed europei, sosterrà l’Ucraina per tutto il tempo necessario e con qualsiasi mezzo.
Tuttavia ha anche lanciato un monito affermando che, prima di tutto, quello di cui ha bisogno l’Ucraina è il supporto delle democrazie più ricche e potenti, ed è preoccupante, secondo Rama, vedere come recentemente questo rischi di venire meno a causa di questioni politiche interne. Il totale allineamento di vedute tra i due paesi è stato anche celebrato dalla firma di un trattato di amicizia bilaterale.
La guerra in Ucraina e la stabilità nei Balcani
In generale, sin dall’inizio della guerra, i paesi dei Balcani si sono schierati al fianco dell’Ucraina e si sono allineati alle sanzioni e dichiarazioni dell’UE e della NATO. L’unico paese europeo (insieme alla Bielorussia) che non ha imposto sanzioni alla Russia è la Serbia, che da tempo cerca di proseguire con il suo percorso di integrazione europea senza rinunciare alle sue relazioni privilegiate con la Russia. Oltre ai legami storici e culturali tra i due paesi, ciò che li accomuna è la condivisa avversione alla NATO, che la maggior parte della popolazione serba vede come una minaccia a causa del suo intervento in Kosovo nel 1999. Ciononostante, al termine del loro incontro bilaterale, Zelenskyy ha ringraziato il presidente della Serbia Aleksandar Vučić per il suo supporto umanitario e finanziario, anche se quest’ultimo ha insistito perché non uscisse in nessun comunicato ufficiale alcun riferimento alle sanzioni contro la Russia e la negativa influenza russa sulla stabilità dei Balcani.
Zelenskyy ha anche lanciato l’idea di dare vita ad una produzione congiunta di armi tra i paesi dei Balcani e l’Ucraina per affrontare la scarsità di munizioni che l’esercito ucraino sta vivendo in questi ultimi mesi, con la prospettiva di organizzare un forum speciale per l’industria di difesa Ucraina-Balcani a Kiev o in una delle capitali balcaniche. Infine, ha invitato tutte le parti a partecipare al primo summit globale per la pace che verrà organizzato in Svizzera e in cui verrà discussa una formula per la pace, partendo dal piano in 10 punti di Zelenskyy, basato sui principi di equità e giustizia.
Kosovo e Ucraina: supporto senza riconoscimento
Il Kosovo ha espresso solidarietà all’Ucraina fin dai primi giorni successivi all’invasione russa del febbraio 2022, offrendo rifugio ad alcuni giornalisti ucraini. Questa scelta è stata dettata dalla lealtà di Pristina ai valori ed alla politica estera dell’UE e della NATO, e dalla vicinanza della popolazione locale verso la sofferenza del popolo ucraino, che per molti tratti ricorda quello che il popolo kosovaro ha vissuto tra il 1998 e il 1999, quando il supporto della comunità internazionale fu vitale per evitare ulteriori violenze. Nel summit di Tirana, Zelenskyy ha avuto modo di incontrare la presidente kosovara Vjosa Osmani, che ha ribadito ancora una volta la netta posizione del proprio paese a favore non solo dell’integrità territoriale ucraina, ma anche dei valori di democrazia e libertà messi a rischio dalla politica russa.
Questo totale sostegno alla resistenza ucraina non è stato indebolito dal fatto che l’Ucraina non riconosca il Kosovo come stato indipendente. Molto spesso la decisione di non riconoscere il Kosovo da parte di numerosi stati, soprattutto europei, deriva da situazioni di politica interna relative a regioni e/o minoranze che potrebbero aumentare le proprie spinte secessioniste nel caso in cui il governo centrale decida di riconoscere l’indipendenza di Pristina. Questo è valido ad esempio per Spagna, Cipro, Romania, Moldavia, ma è altrettanto valido per l’Ucraina. A questo riguardo, i rappresentanti russi hanno più volte citato il caso del Kosovo per giustificare la propria azione militare in Ucraina, evidenziando somiglianze forzate e incorrette con le regioni dell’Ucraina orientale.
Visto l’allineamento in termini di politica estera tra Kosovo e Ucraina, la comune aspirazione di diventare parte di UE e NATO, e una crescente vicinanza tra i due popoli, sviluppi nelle relazioni bilaterali tra i due paesi non sono da escludere nel lungo termine, come ha confermato l’Ambasciatore ucraino in Albania, Volodymyr Shkurov, che ha espresso gratitudine per il supporto incondizionato del Kosovo e ha affermato che il riconoscimento del Kosovo è in agenda ed è una questione di tempo. Questa dichiarazione rimane tuttavia piuttosto isolata per ora, e sviluppi nel breve termine sembrano improbabili, soprattutto fino a quando la guerra non sarà terminata.
Il raggiungimento di una pace secondo i principi di giustizia ed equità espressi da Zelenskyy dipenderà anche dagli sviluppi sul campo, ed è proprio per questo che il presidente ucraino ha chiesto nel summit di Tirana maggiore supporto, anche militare, ai paesi dell’Europa sud-orientale. Essi sono i più vulnerabili in questo momento, data la vicinanza geografica all’Ucraina di Romania e Moldavia, e l’influenza russa nei Balcani che rischia di destabilizzare ulteriormente l’intera regione.
Foto: Sito web della Presidenza Ucraina