POLONIA

POLONIA: L’opposizione vince le elezioni. E adesso?

di Matteo Zola e Gianmarco Bucci

L’opposizione vince le elezioni in Polonia, Adesso cosa succede? E quali conseguenze avrà il voto dentro e fuori il paese?

Il lento conteggio dei voti in Polonia fornisce via via un’immagine sempre più chiara del risultato finale: l’opposizione guidata da Donald Tusk ha i numeri per formare un governo. Le proiezioni, basandosi sul 60% circa dei voti scrutinati, danno il PiS poco sopra il 36%, impossibilitato dunque a formare un governo anche qualora l’estrema destra di Konfederacja decidesse di supportare il partito di Kaczyński. “Piattaforma Civica” di Donald Tusk dovrebbe assestarsi sul 30%: anche gli equilibri all’interno dell’opposizione regalano qualche sorpresa, considerato il relativo successo dei cristiano-sociali di Terza Via, dati sopra al 14%.

Un risultato inatteso che si lega all’alta affluenza alle urne (sopra il 70%) e a una campagna elettorale fortemente polarizzata in cui governo e opposizione hanno chiamato gli elettori a una “sfida decisiva” per il futuro del paese.

E adesso?

L’opposizione liberale dovrà avviare adesso i negoziati per formare un governo, ma la palla è in mano al presidente della repubblica, Andrzej Duda, che potrebbe comunque incaricare il PiS – che è primo partito – di formare il governo. L’impossibilità di formare una coalizione di destra che assicuri la maggioranza dei seggi consentirà al parlamento di proporre un’alternativa individuando un primo ministro in pectore – probabilmente Donal Tusk – che otterrà la maggioranza.

Occhi puntati inoltre sulla Corte Suprema della Polonia, dominata da uomini PiS, che deve validare il risultato delle elezioni entro 90 giorni dallo scrutinio.

Le conseguenze del voto

Le conseguenze di un cambio di governo in Polonia saranno enormi, sia all’interno sia all’esterno del paese. Anzitutto, l’asse illiberale che unisce Varsavia, Bratislava e Budapest si spezzerà – con possibili ricadute anche in Slovacchia dove Robert Fico – accusato di derive illiberali e filorusse – è impegnato nella formazione di un governo con il sostegno di forze nazionaliste. Tuttavia, Fico è un pragmatico e l’onda sismica del voto polacco lo spingerà probabilmente a più miti consigli. Di fatto, la forza degli euroscettici risulta oggi assai ridimensionata.

Soprattutto, il nuovo governo polacco dovrà ristabilire lo stato di diritto, minato dalle riforme del PiS che hanno di fatto assoggettato il potere giudiziario all’esecutivo, rompendo l’equilibrio di poteri che è alla base di ogni democrazia moderna. Non sarà facile scardinare l’impianto illiberale costruito da PiS, ma sarà senz’altro la prima richiesta che Bruxelles avanzerà a Varsavia. Donald Tusk, già presidente del Consiglio europeo, non si tirerà indietro. Infine, c’è la questione dei diritti individuali. La battaglia per la legalizzazione dell’aborto, che il PiS ha di fatto messo al bando, si scontrerà con i settori più retrivi della Chiesa cattolica polacca. Il nuovo governo, centrista e cristiano-sociale, dovrà muoversi con cautela per non scontentare il proprio elettorato ma è da anni che in Polonia si registra una progressiva laicizzazione della società che, pur non abbandonando l’identità cristiana, è sempre più distante dalle posizioni intransigenti e reazionarie della Chiesa.

Foto: dal profilo Facebook di Donald Tusk

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