Turchia campionesse

TURCHIA: Le campionesse di volley e un Paese diviso

Bruxelles, 3 settembre 2023: finale del campionato europeo di pallavolo femminile. La Turchia conduce per 14-13 al tie-break e la Serbia ha appena annullato un match point alle avversarie. Dopo aver respinto la battuta serba il pallone arriva a Melissa Vargas, che con una schiacciata impetuosa chiude i conti e consegna alla Turchia il primo europeo della propria storia. E chi se non lei, protagonista assoluta della finale e del torneo, autrice dei due precedenti set point contro la Serbia. Le sue prestazioni l’hanno condotta a ricevere il premio come miglior giocatrice dell’europeo e a portare la Turchia di mister Santarelli, già campione del mondo con la Serbia nel 2022, sul tetto d’Europa. Ma la storia di Melissa Vargas parte da molto più lontano, precisamente da Cienfuegos, costa meridionale dell’isola di Cuba.

Una cubana a Istanbul

Classe 1999, Melissa Vargas dà il via alla sua carriera giovanissima. Nel 2013, a soli 14 anni, la giocatrice fa il suo esordio nella nazionale maggiore cubana e nel 2014 si aggiudica l’argento ai mondiali under 20 arrendendosi solo dinanzi agli Stati Uniti in finale. In quell’occasione fu anche insignita del premio per il miglior servizio e come miglior realizzatrice. Dopo il mondiale firma un contratto con il Volejbalový klub Prostějov, squadra del massimo campionato ceco con cui al primo anno si aggiudica scudetto e coppa nazionale. Alla fine della stagione, a causa di un grave infortunio alla spalla, è costretta a fare ritorno a Cuba per curarsi. Lì iniziano i primi problemi tra la federazione e la sua famiglia, con i genitori della ragazza che denunciano i vertici per il trattamento riservato alla figlia. La risposta della federazione è a dir poco eclatante: quattro anni di squalifica per motivi disciplinari, togliendo così alla ragazza qualsiasi possibilità di giocare in una squadra cubana o in nazionale .

A settembre 2018 Melissa Vergas firma un contratto con il Fenerbahçe e l’anno successivo dà il via all’iter per diventare una cittadina turca. Ad aprile 2021, due anni dopo l’inizio del processo burocratico, ottiene la cittadinanza turca, che gli viene consegnata da Erdoğan in persona. Considerando le recenti prestazioni della Vargas, MVP agli europei e alla Nations League (vinta sempre dalla Turchia), è molto probabile che qualcuno a L’Avana si stia mangiando le mani. Ma Melissa Vargas non è stata l’unica protagonista del trionfo turco. A far parlare di sé ci ha pensato anche Ebrar Karakurt, dentro e fuori dal campo.

Karakurt e l’odio social

In forza all’AGIL Volley Novara dal 2021, Ebrar Karakurt è da sempre in prima linea per i diritti LGBTQ. Nonostante non abbia mai dichiarato di essere omosessuale, è spesso stata presa di mira sui social per delle foto postate con la presunta fidanzata. Proprio poco prima della finale di Bruxelles, un utente su X con lo pseudonimo di Abdülhamid ha scritto “Noi, come nazione turca musulmana, continuiamo a tollerarvi”, a cui la giocatrice truca ha risposto: “Smettila di dire sciocchezze”. A causa della viralità del post, Ebrar ha condiviso una sua foto con in mano un poster dello stesso tweet. Il post in questione le è valso l’attacco da parte del quotidiano islamista Yeni Akit che ha descritto la giocatrice come una “vergogna nazionale”, poiché secondo loro aveva offeso la memoria del sultano Abdülhamid, pseudonimo dell’utente che l’aveva attaccata. A scagliarsi contro Karakurt ci ha pensato anche İbrahim Melih Gökçek, ex sindaco di Ankara, che sempre su X ha affermato rivolgendosi alla campionessa turca: “Sei un LGBT, non degna della nazionale”. Ma attacchi verso la giocatrice non sono giunti solo dai social e dagli ambienti più conservatori del Paese. Il giorno dopo la finale è apparso su X un video dove una signora, in preda ad una crisi nervosa, a bordo di un autobus nei pressi del quartiere di Istanbul Başakşehir urlava: “Non farete del mio Paese una lesbica”.

Un Paese diviso

La vittoria dell’europeo da parte della nazionale femminile turca, soprattutto per le polemiche relative a Karakurt, ha fatto riemergere le divisioni che caratterizzano il Paese. Da una parte c’è chi ha accolto con gioia la vittoria delle ragazze e le ha ribattezzate “le sultane della rete”, e tendenzialmente si identifica con la parte più laica e progressista della Turchia, dall’altra c’è la parte più conservatrice e religiosa, che a causa della presenza di presunte omosessuali in squadra non ha visto troppo di buon occhio la vittoria della nazionale all’europeo. Le elezioni di maggio hanno riconfermato la presenza di Erdoğan alla presidenza della Repubblica e hanno consegnato al Paese un parlamento decisamente conservatore. Non è un caso che nel suo primo discorso dopo l’ultimo insediamento lo stesso Presidente abbia promesso l’introduzione di un emendamento costituzionale per “proteggere le famiglie dai pervertiti”, riferendosi ai membri della comunità LGBT. Una cosa è certa: queste ragazze sono campionesse d’Europa e non glielo potrà togliere nessuno, anche chi vorrebbe sminuire il loro successo facendo leva su un certo tipo di retorica.

Foto: Anadolu Ajansı

Chi è Marco Pedone

Classe 1999, una laurea in Lingue e Civiltà Orientali presso l'Università La Sapienza di Roma, dove ha avuto modo di approfondire lo studio dell'arabo e del persiano. Appassionato di Vicino Oriente, area MENA e sport.

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