Montenegro
epa09728154 Montenegro lawmakers take part in the parliament session in Podgorica, Montenegro, 04 February 2022. Montenegro's lawmakers are set to oust the country's conservative government on less than two years into its two year term. The parliament will vote on a no-confidence motion against the government of Prime Minister Krivokapic which appears to have lost majority in the country's 81 member assembly. EPA/BORIS PEJOVIC

MONTENEGRO: Il paese al voto, per la prima volta senza Milo Djukanović

Il Montenegro si prepara ad andare alle urne per le elezioni parlamentari anticipate dell’11 giugno. Sarà la prima tornata elettorale dopo la sconfitta di Milo Djukanović, al potere per oltre 30 anni e battuto al ballottaggio per le presidenziali lo scorso 2 aprile da Jakov Milatović. Le liste candidate sono 15, e la metà di esse è costituita da partiti che vinsero le ultime elezioni nell’agosto del 2020, senza però essere in grado di formare una coalizione stabile capace di governare l’intero mandato. La continua ricerca della stabilità politica del paese passa dunque da questo voto, per certi versi storico tra conferme e importanti novità.

I candidati

Il presidente Jakov Milatović, insediatosi ufficialmente lo scorso 20 maggio, ha annunciato che non parteciperà in prima persona a sostegno del suo partito, il movimento Europa Sad (PES). Il candidato del PES alle legislative sarà infatti Milojko Spajić, co-fondatore del partito (nato un anno fa), assieme proprio al neoeletto capo dello stato. Europa Sad è riuscito ad attrarre a sé diversi partiti minori, tra cui il filo serbo Montenegro Unito, il Partito di Giustizia e Riconciliazione, che raccoglie una piccola parte di bosgnacchi, e il movimento liberale ed europeista Civis.

La prima importante novità riguarda invece il DF, il Fronte Democratico, parte dell’attuale maggioranza. L’alleanza filo-serba cessa di esistere dopo 11 anni, e si presenteranno alle urne, come coalizione, solamente la Nuova Democrazia Serba di Andrija Mandić e il Partito Popolare Democratico di Milan Knezević, mentre non vi prenderà parte e concorrerà da solo il Movimento per i cambiamenti di Nebojsa Medojević. La coalizione si chiamerà “Per il Futuro del Montenegro”, omonima di quella che vinse le elezioni dell’agosto 2020 guidata da Zdravko Krivokapić, primo ministro per soli 14 mesi fino al crollo del governo.

La vera discontinuità rispetto al passato però riguarda ovviamente il DPS, il Partito Democratico dei socialisti, che per la prima volta corre senza il suo leader Djukanović e a guidare la lista sarà invece Danijel Živković. Nella coalizione, insieme al DPS, ci sono socialdemocratici, il partito liberale e l’Unione democratica degli albanesi. Di questo blocco capitanato dal DPS non farà parte invece il Partito Socialdemocratico, rappresentato alle urne dal sindaco di Cetinje, Nikola Đurašković.

Per quel che riguarda il premier uscente Dritan Abazović, assieme ad Aleksa Becić formerà la coalizione “Il Movimento dei Democratici e dei Cittadini di URA”. Una scelta sorprendente vista gli aspri rapporti personali e politici intercorsi fra i due partiti. Quest’ultimi infatti vinsero assieme al DF le elezioni del 2020 che spodestarono il DPS, tuttavia i rapporti si incrinarono quando Abazović nel 2022 decise di formare un governo di minoranza con l’appoggio del DPS, dopo aver preso iniziativa per la caduta del precedente governo Krivokapić, nonché per aver espresso sostegno affinché Bečić venisse rimosso dalla carica di presidente dell’assemblea.

Infine concorreranno in una coalizione Demos di Miodrag Lekić e il Partito Socialista popolare del vicepresidente del governo tecnico, Vladimir Joković. Tra i candidati ci sono anche i partiti delle minoranze nazionali, che partecipano in maniera indipendente. Tra di essi troviamo Il partito bosniaco di Ervin Ibrahimović, l’Iniziativa civica croata di Adrijan Vuksanović, e infine il Forum Albanese e la coalizione dell’Alleanza Albanese.

Programmi e previsioni

I sondaggi d’opinione lasciano intravedere un futuro governo formato da PES (Europa Sad), dai blocchi centristi e dalle minoranze nazionali. La loro popolarità è cresciuta grazie al programma, lanciato dal movimento durante il proprio mandato ministeriale, che cancellava il finanziamento della sanità dagli stipendi dei dipendenti. In tal modo, il denaro è stato versato negli stipendi dei dipendenti del settore, aumentati dal 40% al 60%. L’influsso positivo di questa politica ha permesso al PES di vincere le elezioni amministrative a Podgorica lo scorso ottobre, e soprattutto le presidenziali di marzo con Milatović. Tutta la loro campagna elettorale si incentra quindi sull’aspetto economico, prevede aumento dei salari, riduzione dell’orario lavorativo e una pensione minima portata a 450 euro, nonché investimenti nell’industria biotech e blockchain.

Nelle liste elettorali della coalizione del DPS, ormai definitivamente in declino dalla sconfitta di Djukanović, non figurano nomi di ex alti funzionari che facevano parte di questi partiti, accusati di abuso d’ufficio e corruzione, verso cui il Procuratore Speciale di Stato ha sporto denuncia. Gli obiettivi del blocco riguardano sempre la conservazione del Montenegro come stato filo-occidentale, l’appartenenza alla NATO e proseguire sulla via dell’integrazione europea.

La coalizione “Per il futuro del Montenegro”, di Mandić e Knezević, filo-serba e politicamente vicina al presidente serbo Aleksandar Vucić, si batte per il disconoscimento dell’indipendenza del Kosovo, l’uscita del paese dalla NATO e la rimozione delle sanzioni verso la Russia. Mandić e Knežević sono ancora sotto processo presso l’Alta Corte con l’accusa di “colpo di stato”, quando, secondo l’accusa, nel 2019 tentarono assieme a cittadini russi e serbi di rovesciare il governo Djukanović.

Infine, l’anomala alleanza tra i Democratici e URA pone tra le priorità l’integrazione europea, con la speranza di attrarre voti attraverso la figura del premier uscente Dritan Abazović  e i successi ottenuti nella lotta alla criminalità organizzata durante i suoi mandati governativi.

Verso le urne, in attesa di una stabilità politica

Il risultato di domenica sarà fondamentale. Eleggere una maggioranza di governo stabile significherebbe per il Montenegro un ulteriore passo verso il superamento di un periodo politicamente complicato, con un vuoto istituzionale durato per quasi un anno e i principali organi costituzionali bloccati.

Dopo le elezioni presidenziali, dunque, il paese attende ora un altro passaggio cruciale: se la fine dell’era Djukanović sembra ormai irreversibile, tanti dubbi restano su quali forze prevarranno per guidare il Montenegro nei prossimi anni.

Foto: Ansa.it

Chi è Lorenzo Serafinelli

Classe 1999, laureato in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali presso l'Università di Roma, la Sapienza. Attualmente, presso lo stesso istituto, sta conseguendo la laurea magistrale in Relazioni Internazionali e sicurezza globale. Esprime la sua passione per la storia e l'attualità dei Balcani Occidentali scrivendo per East Journal da luglio 2022.

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