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REP. CECA: Visita lampo di Meloni, sintonia su migranti, energia e Ucraina

Invitata dal premier ceco Petr Fiala, il presidente del consiglio italiano, Giorgia Meloni, ha raggiunto, il 10 maggio, la capitale ceca per incontrare, oltre al suo omologo, anche il presidente ceco Petr Pavel. Una visita lampo che pare consolidare i già ottimi rapporti tra i due paesi. L’Italia è il 5° partner commerciale di Praga con un interscambio che, l’anno scorso, ha raggiunto i 18 miliardi di Euro e circa 3000 aziende italiane operanti in Repubblica Ceca. Rapporti adesso ulteriormente corroborati anche dall’intesa politica e personale tra i due capi di governo. Non è un segreto, infatti, che l’ERC, il Partito dei Conservatori e dei Riformisti Europei, il gruppo politico del Parlamento europeo di cui la Meloni è attualmente presidente e del quale fanno parte entrambi i partiti di riferimento, Fratelli d’Italia e l’ODS, il Partito Civico Democratico di orientamento liberale-conservatore (rispettivamente con 9 e 4 eurodeputati), sta cercando, in vista delle prossime elezioni europee del 2024, di avvicinarsi ai popolari europei del PPE nel tentativo di rompere o indebolire l’alleanza con i socialisti e democratici del PSE. È in quest’ottica, infatti, che vanno letti anche i rapporti con il terzo premier, il polacco Mateusz Morawiecki del PiS (Diritto e Giustizia), anch’esso membro dell’ERC. Un asse conservatore informale tra Roma, Praga e Varsavia che si propone di controbilanciare il fronte progressista e federalista delle forze di centro-sinistra. Una sorta di “eurosovranismo” che oppone una filosofia politica in cui l’appartenenza all’UE e ai suoi principi fondanti è sì fuori discussione (banditi i vari czexit o italexit), ma che vede porre l’accento su un approccio più pragmatico e su una rinnovata attenzione per l’interesse nazionale, da difendere e comporre con quello degli altri paesi, meglio se ideologicamente vicini.

Ecologia (forse) sì, ma prima l’energia

Esempio ne sia l’approccio tiepido e cauto alla transizione ecologica, uno dei temi della visita della Meloni. Entrambi i paesi confermano l’adesione all’ambizioso progetto di decarbonizzazione dell’economia europea chiedendo, però, maggiore sensibilità per i mix nazionali e le cosiddette fonti di transizione, leggasi il nucleare per i cechi e il gas per gli italiani, nonché il rispetto della sostenibilità sociale ed economica, visti i due importanti comparti industriali nell’automotive che legano Roma e Praga.

Transizione energetica che, come ampiamente dimostrato dalla guerra in Ucraina, è sempre più questione geopolitica. In tal senso Meloni ha sottolineato la necessità di non sostituire la dipendenza energetica dalla Russia con quella dalla Cina, si pensi ai pannelli fotovoltaici o, più in generale, ai minerali rari, di cui il gigante asiatico è ricco, indispensabili per la produzione di batterie. Il tema energetico è stato, quindi, al centro della visita che è stata l’occasione per un annuncio importante. Fiala, infatti, ha accolto con favore l’accordo tra la società ceca Mero (acronimo per Oleodotti internazionali) e il consorzio TAL per l’ampliamento del condotto che, oggi, soddisfa circa il 10% del fabbisogno ceco. Nell’ottica di liberarsi definitivamente della dipendenza dal greggio russo entro 2 anni, ovvero entro la fine del 2024 quando alla Rep. Ceca scade la deroga al divieto europeo all’importazione di idrocarburi dalla Russia. Una deroga resasi indispensabile proprio in ragione dell’attuale insufficiente capacità del TAL, che da Trieste trasporta il greggio in Austria e Germania, di rifornire l’oleodotto IKL (Ingolstadt – Kralupy – Litvínov) che rifornisce la Cechia da ovest.

Altra infrastruttura strategica italiana da affiancare al TAP, il gasdotto che convoglia il gas caucasico in Puglia rivelatosi fondamentale per ridurre la dipendenza energetica dalla Russia. L’Italia, in tal senso, è un partner importante per la Repubblica Ceca per la sua ambizione di diventare un hub europeo di approdo per gli idrocarburi dall’Africa settentrionale e dal Medio Oriente ai quali aggiungere anche gli elettrodotti: quello già attivo con il Montenegro per l’energia idroelettrica dei Balcani, e il previsto MED con la Tunisia, con l’ambizione di diventare un aggregatore e distributore verso l’Europa delle energie rinnovabili africane.

Fronte comune sui migranti

Questo ci porta all’altro dossier che trova Praga e Roma convergenti: la questione migratoria. I due governi, infatti, sono concordi nel ribadire la necessità di una difesa dei confini comunitari esterni gestita a livello di UE. Se Roma non sembra spingere più sui meccanismi automatici di redistribuzione dei migranti, nettamente respinti dai paesi di Visegrad e non solo, oggi il focus è sulla necessità, che vede Fiala e Pavel favorevoli, di collaborare con i paesi di origine e di transito (in tal senso la premier italiana ha richiamato come esempio da seguire l’accordo, costoso, con la Turchia) per creare le condizioni utili affinché non sia necessario emigrare. Per maggiori informazioni citofonare “Piano Mattei”.

E, appunto, tale collaborazione energetica con questi paesi potrebbe essere la proverbiale fava con cui prendere due piccioni: quello della transizione verde e quello migratorio. Anzi tre, se ci aggiungiamo anche l’indipendenza energetica da Mosca. Non a caso, è proprio nei paesi da cui partono le rotte migratorie che è presente la Wagner, la PMC (Private Military Company) di Prigozhin, il famigerato ex cuoco di Putin. Il sospetto è che, nella sua guerra contro l’Occidente, il Cremlino non si faccia remore a usare i migranti come “armi umane” per destabilizzare l’Europa. Ennesimo fronte, a latere di quelli militare, energetico, alimentare (si pensi ai ricatti sul grano), cibernetico e propagandistico. Paradigmatica, in tal senso, la crisi migratoria di due anni fa sul confine tra Bielorussia e Polonia, che in Mosca ebbe un osservatore non certo indifferente né tantomeno innocente. La soluzione, secondo i due premier, sarebbe allora, un ritorno politico in Africa di quell’Europa colpevole di aver abbandonato il continente nero lasciando spazio a Turchia, Russia e Cina.

Spazio e Ucraina

Altro fronte di crescente rilevanza strategica, sia in campo civile che militare (ricordiamo il ruolo fondamentale dei satelliti di Starlink di Elon Musk nella guerra in Ucraina), è quello aerospaziale, che vede i due paesi legati dall’azienda italiana S.A.B. Aerospace, eccellenza italiana con una filiale a Brno. Altro tema centrale quello della difesa (la premier italiana era accompagnata dal suo consigliere militare), in cui Fiala ha annunciato l’interesse delle aziende ceche del settore di aumentare la collaborazione con il comparto italiano.

E di difesa si è parlato anche nel successivo incontro avvenuto nel pomeriggio con il presidente ceco Pavel, fresco della visita a Kyev insieme al presidente slovacco Čaputová, durante il quale entrambi i politici hanno ribadito il pieno appoggio all’Ucraina e alle sue necessità di difesa dall’aggressore russo.

Foto: www.governo.it

Chi è Andreas Pieralli

Pubblicista e traduttore freelance bilingue italo-ceco. Laureato in Scienze Politiche a Firenze, vive e lavora a Praga. Si interessa e scrive di politica, storia e società dell’Europa centrale. Coordina e dirige il progetto per un Giardino dei Giusti a Praga.

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