Artëm Kamardin Majakovskij

RUSSIA: Artëm Kamardin, arrestato e stuprato per aver letto Majakovskij in piazza

Lo scorso settembre Artëm Kamardin è stato arrestato dopo aver letto Majakovskij in piazza Triumfal’naja a Mosca. Le forze dell’ordine lo hanno picchiato e stuprato. Ora si trova in attesa di giudizio insieme a Egor Štovba e Nikolaj Dajneko… 

Gli eventi

Il 25 settembre 2022, poco dopo l’annuncio della “mobilitazione parziale” in Russia, si sono tenute delle letture anti-mobilitazione in piazza Triumfal’naja a Mosca. La polizia è arrivata circa 40 minuti dopo l’inizio del ritrovo, diversi sono stati i partecipanti arrestati, tre – Kamardin, Štovba e Dajneko – sono stati accusati di estremismo.

La casa di Kamardin è stata messa sotto sorveglianza. Il giorno successivo, il 26 settembre, le forze speciali GROM, sotto la guida del Ministero degli Interni, armate di mitragliatrici, hanno fatto irruzione nell’appartamento dove il poeta viveva con la fidanzata Aleksandra Popova, e un amico, l’attivista Aleksandr Menjukov. Popova ha poi raccontato che gli agenti di polizia hanno picchiato duramente Kamardin e gli hanno infilato un manubrio nell’orifizio anale. Lo stupro è stato filmato e mostrato a Popova. Gli agenti di polizia hanno anche usato della “supercolla” per applicare adesivi sul volto della ragazza, hanno cercato di incollarle la bocca, le hanno strappato i capelli e l’hanno minacciata dicendo che cinque di loro l’avrebbero violentata. Anche Menjukov è stato picchiato dagli agenti di polizia, aveva contusioni multiple.

Il 28 settembre Artëm Kamardin, Egor Štovba e Nikolaj Dajneko sono stati mandati in un centro di detenzione preventiva.

I video

Il dipartimento investigativo del distretto Tverskoj di Mosca ha esaminato alcuni video che sono girati su Telegram. In uno di questi filmati, un certo “Uomo 1”, vestito “con un piumino grigio, una felpa con il cappuccio rosso con un cerchio bianco con la scritta ‘Nemici’, [e] un cappello da pescatore grigio”, ha chiesto ai presenti: “Vi ricordate come venivano chiamati i terroristi di Lugansk e Donetsk otto anni fa?”  Lui stesso ha risposto “Miliziani” e ha poi letto una poesia scritta nel 2015 dal titolo “Uccidimi, miliziano!”.

In un altro video, lo stesso uomo dice: “Gloria alla Rus’ di Kiev – Novorossija, succhia!”.

Le indagini hanno presto stabilito che l’“Uomo 1” era proprio Artëm Kamardin. La sera del 26 settembre, sul canale Telegram 112 (di proprietà del canale televisivo REN) è apparso un video in cui il poeta si scusava per le poesie lette: “Mi scuso, chiedo perdono e mi pento davanti al popolo della Russia per quello che ho detto ieri in piazza Triumfal’naja”, dice inginocchiandosi. Ha le mani ammanettate dietro la schiena e il volto mostra segni di percosse. Il poeta, che fatica a pronunciare le parole, promette di “non leggere mai più” la poesia sui miliziani.

La storia si ripete

Gli eventi storici che animano la Russia sembrano avere una tendenza ciclica, e le letture che si sono svolte a settembre scorso ne sono un esempio.

Dopo l’inaugurazione del monumento a Vladimir Majakovskij nell’omonima piazza (poi chiamata informalmente “Majakovka”, oggi Piazza Triumfal’naja) il 29 luglio 1958 e della lettura pubblica che ne seguì, il luogo divenne un vero e proprio punto di ritrovo per la gioventù moscovita, che iniziò a dedicarsi alla lettura di poesie poco gradite al regime. Questi incontri, che turbarono non poco le autorità pur essendo state relativamente limitate nell’azione (siamo nel periodo del disgelo), proseguirono in modo più o meno regolare per qualche anno, attirando personalità del calibro di V. Bukovskij, V. Osipov, A. Sinjavsjkij, Ju. Galanskov…

Le riunioni finirono il 14 aprile 1961 durante le celebrazioni dedicate al volo nello spazio di Ju. Gagarin, quando i giovani decisero di riunirsi nonostante il divieto ufficiale, e dopo una rissa vennero arrestate alcune persone. Dunque, le letture videro progressivamente la fine, anche se questa tradizione iniziò ad avere nuova vita all’interno di alcuni appartamenti privati – la culla di una nuova forma di dissenso.

Il 23 agosto 2009, la tradizione delle “letture Majakovksij” è stata ripresa grazie all’associazione K-Front. Da allora, ogni ultima domenica del mese, da aprile a ottobre, i poeti si sono riuniti in piazza Triumfal’naja alle 18.00 per leggere le proprie poesie e quelle degli altri. Non c’era censura e si poteva esprimere liberamente la propria opinione.                Oggi, è evidente, non è più possibile farlo.

Per “vivere” bisogna rimanere in silenzio

Un parente di Kamardin ha rilasciato un’intervista al giornale Meduza e ha raccontato la vita e la personalità del ragazzo. La mobilitazione e la morte di un caro amico, partito a causa dell’arruolamento, sono state un evento scatenante. Secondo il parente, infatti, questa situazione l’ha portato a mancare di prudenza.

Dopo la perquisizione del 26 settembre, Kamardin è stato portato alla stazione di polizia Tverskoj e da lì al dipartimento distrettuale del Comitato Investigativo. L’interrogatorio è durato fino alle tre del mattino. Successivamente Kamardin è stato portato in ospedale in ambulanza. I medici gli hanno diagnosticato una commozione cerebrale, un trauma cranico, contusioni al torace e numerose abrasioni in volto. Tuttavia, gli è stato rifiutato il ricovero in ospedale ed è stato mandato in un centro di detenzione temporanea.

Kamardin è accusato di due reati. In primo luogo, secondo il giudice istruttore, il poeta ha commesso il reato di “incitamento all’odio o all’inimicizia, nonché umiliazione della dignità umana” in relazione alla “milizia che ha preso parte ad azioni militari delle Repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk” (articolo 282 (2a) del Codice penale). E lo ha fatto come parte di un gruppo, i complici sarebbero Egor Štovba e Nikolaj Dajneko, insieme ad altri individui non identificati. Il secondo reato di cui l’inchiesta ha accusato Kamardin, Dajneko e Štovba è “appello pubblico ad attività contro la sicurezza di Stato” commesso da un “gruppo organizzato” (articolo 280.4 (3) del Codice penale). È il primo caso d’accusa di questo tipo, ha osservato l’attivista per i diritti umani Pavel Čikov.

In base all’articolo 282 del Codice penale, rischiano da tre a sei anni di carcere. Ai sensi dell’articolo 280.4 del Codice penale, rischiano fino a sette anni.

Come ha affermato Kamardin durante l’udienza del 28 settembre, molte sono le persone che lo hanno accusato di incitamento all’odio e alla violenza, ma, secondo quanto dichiarato, il ragazzo ritiene di essere una persona completamente estranea a tali atteggiamenti, si definisce un pacifista che si oppone alle guerre, alle cosiddette “operazioni speciali”, che ama il suo Paese, ma che è contrario alla mobilitazione.

La voce di Kamardin è, probabilmente, la voce di un’intera generazione. Una generazione che ha deciso di opporsi e che rivendica il diritto di esprimere liberamente la propria opinione, condivisibile o meno che sia.  Una generazione che sta pagando tutte le conseguenze di questa scelta. Ma verrà ascoltata.                                                                                    Prima o poi.

[L’associazione Memorial considera Kamardin, Dajneko e Štojba prigionieri politici]

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