Lesja Ukrainka

CULTURA: Lesja Ukrainka, poetessa del popolo ucraino

Sulle banconote da duecento hrivnie appare il volto di una giovane donna. È quello di Larysa Petrivna Kosač-Kvitka, poetessa meglio nota come Lesja Ukrainka che con le sue opere fu sostenitrice della dignità e dell’indipendenza culturale del suo paese.

La nostra morte
i
nsegnerà agli altri come devono vivere

Nata a Novohrad-Volyns’kyj (oggi Zvyagel) il 25 febbraio 1871, Larysa compone la sua prima poesia, Nadija (speranza) a nove anni, e pubblica i primi componimenti, Konvalija e Safo, nel 1884, a 13 anni col diminutivo di Lesja, come la chiama sua mamma, la scrittrice Olena Pchilka. Poliglotta autodidatta, apprende latino e greco e varie lingue nordiche. Nel 1885 assieme al fratello pubblica una traduzione in ucraino di Gogol’.

Le sue prime opere poetiche trattano della natura, dei suoi luoghi natali, delle sue esperienze personali. Raggiunse l’apice lirico a fine secolo, quando pubblicò Blakytna troianda (La Rosa Azzurra) del 1896, in cui descrive la vita dell’intelligencija ucraina. Fu l’inizio di un nuovo genere, detto di poesia drammatica, a cui la poetessa fu dedita per il resto della sua breve vita.

Lesja Ukraïnka utilizza il tema della cattività babilonese per riferirsi alla sofferenza del popolo ucraino soggiogato dall’impero zarista. Tra questi, Na ruïnach (Sulle Rovine, 1903), Vavylons’kyj polon (La cattività babilonese, 1903), e V domu roboty—V kraïni nevoli (Nella casa del lavoratore, nella terra della schiavitù, 1906).

Nel poema Kassandra (1908), Lesja descrive il destino dell’Ucraina attraverso la tragica storia della città di Troia, ed attraverso le parole di Cassandra, cercò di incitare il popolo ucraino a scuotersi dalla sua apatia ed inerzia. Analogamente, nel poema drammatico U katakombach (Nelle catacombe, 1905) Lesja Ukraïnka riprese la comunità ucraina criticandola per la sua passività ed i compromessi a cui si era sottoposta. Nel 1909 aderì al “Club ucraino” fondato a Kiev dal musicista Mykola Lysenko.

Ed ancora, nel poema drammatico Bojarynja (La Boiarina, 1910) il tema centrale è l’ostilità ucraina verso l’imperialismo russo: qui viene espressa la convinzione per cui la lotta armata è il solo modo per liberare il popolo ucraino dal giogo moscovita, criticando l’apatia e l’immobile rassegnazione del suo popolo.

Poetessa, drammaturga, femminista e attivista civica e poliglotta che sapeva leggere nove lingue europee oltre al suo ucraino nativo, Lesja Ukraïnka incarna l’intreccio secolare della cultura ucraina e della civiltà europea. Nella sua poesia e nei suoi drammi, ha ripreso miti e motivi immortali della cultura europea, come quelli di Cassandra, Euridice o Don Juan, e li ha reinterpretati in modi sorprendentemente moderni per parlare di questioni di importanza duratura come la natura della verità e la propensione all’autoillusione, la liberazione dei popoli colonizzati dai poteri imperiali, il contributo unico delle donne alla società e la linea sottile che separa gli esseri umani dalla natura.

Nella iconica poesia Contra Spem Spero, Lesja parla di ridere tra le lacrime e cantare tra le disgrazie – un rimando alle Anime Morte di Gogol‘, in cui lo scrittore solitario è destinato “a indagare (la vita) attraverso il riso che tutti possono vedere e attraverso il pianto invisibile e sconosciuto a chiunque”. Ma come nota Jeffrey Stephaniuk, “la risata [di Lesja] non è irrazionale o vulnerabile, ma una difesa contro la violenza e il dolore. È una catarsi che spinge all’azione, simile nella sfida al “Sono punito, soffro, ma non sono pentito” di [Taras] Shevchenko“:

Sì, riderò nonostante le mie lacrime,
Canterò canzoni tra le mie disgrazie;
Avrò speranza nonostante tutte le avversità,
Io vivrò! Via, pensieri dolenti!

Malata di tubercolosi sin dall’infanzia, Lesja girò l’Europa nel tentativo di curarsi: Germania, Austria-Ungheria, Italia, Egitto, e spesso il Caucaso. Pur senza trovare ristoro, questo suo continuo viaggiare le permise inoltre di allargare i propri orizzonti culturali. Nella sua poesia, Lesja riconosce emotivamente i limiti fisici dovuti alla sua malattia cronica, ma non perde il suo spirito combattivo:

La mia unica arma è la parola,
Ma non c’è motivo per cui dovremmo morire entrambe!
Forse nelle mani di alcuni fratelli sconosciuti
La mia parola diventerà una spada ancora migliore
Contro coloro che ci condannano a morte.

Lesja Ukraïnka trascorse due anni a Sanremo, nella Villa Natalia (oggi Villa Adriana), presso la famiglia Sadovskie, che spesso ospitava connazionali attirati dal clima della cittadina: nelle sue lettere parlò spesso del “clima paradisiaco” di Sanremo, dal quale evidentemente trasse beneficio. Descrisse Sanremo ed il suo paesaggio, in particolare il mare che le ispirò alcune poesie, e i fiori che da Sanremo partivano per Kiev e San Pietroburgo.

Spese gli ultimi anni della sua vita, cercando di curare la sua malattia, tra Egitto e Caucaso, morendo infine a Surami in Georgia il 1º agosto 1913. È sepolta nel cimitero Bajkove di Kiev.

Foto: TheVillageSun

Chi è Andrea Zambelli

Andrea Zambelli è uno pseudonimo collettivo usato da vari membri della redazione di East Journal.

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