Il 16 agosto 2007 avevano ucciso 8 civili afghani durante il bombardamento di un piccolo villaggio, Nangarkhel, con attacchi di mortaio e mitragliatrice. Oggi, dopo quattro anni, l’Alta Corte polacca ha riaperto il caso chiedendo un nuovo processo dopo l’assoluzione – nel giugno scorso – di un tribunale militare. E’ la prima volta che soldati polacchi vengono accusati di crimini di guerra durante un’operazione in terra straniera.
Gli otto si sono sempre difesi sostenendo di essere stati presi di mira dai talebani asserragliati nel villaggio, e solo per sbaglio di aver ucciso quei civili (tre di loro sono poi stati curati in Polonia). Secondo uno degli avvocati della difesa, Jacek Kondracki, “è irresponsabile per i politici inviare soldati in una missione di guerra, fargli versare il sangue e poi trascinarli in tribunale”. Ma per il procuratore Jan Zak la sentenza di assoluzione di giugno “non dovrebbe stare nemmeno in piedi”.
Il tribunale militare aveva assolto gli otto soldati adducendo varie e discutibili motivazioni, come il fatto che non ci fosse nessuna prova che i colpi sparati dai militari avessero lo scopo deliberato di colpire dei civili, così come il fatto che gli equipaggiamenti fossero – secondo la difesa – guasti e dunque avessero “causato” quella fatale imprecisione. Addirittura uno degli imputati aveva impugnato il verdetto perchè insoddisfatto di un’assoluzione che fosse basata sull’assenza di prove e non sull’innocenza. Ora è stato accontentato, e dovrà subire presto un nuovo processo per crimini di guerra.
(fonte: AP)