Il film slovacco Victim viene presentato nella sezione Orizzonti della 79ma Mostra del Cinema di Venezia,  un thriller di tema sociale.

CINEMA: Venezia – ambiguità in Victim di Michal Blasko

Il film slovacco Victim viene presentato nella sezione Orizzonti della 79ma Mostra del Cinema di Venezia,  un thriller di tema sociale. Ne abbiamo parlato con il regista, il debuttante Michal Blasko.

Il primo lavoro indipendente da regista di Michal Blasko è stato Suspicion (Podezreni), una miniserie incentrata su una protagonista accusata ingiustamente di un omicidio. Sembra quindi intenzionale la scelta per il debutto cinematografico di Victim, film nel quale una madre intraprende una campagna mediatica per scovare il presunto assalitore di suo figlio. Quando è troppo tardi, il figlio confessa la verità, ben lontana da quella ormai solidificata dai media. «Si tratta di una coincidenza» smentisce Blasko, «i due progetti sono stati sviluppati in parallelo dalla stessa casa di produzione». Michal Blasko, classe 1989, si è laureato all’Accademia di Cinema di Bratislava per proseguire la carriera lavorando su serie televisive slovacche. «ci si può impiegare 3 o 4 anni per sviluppare un film in Slovacchia, perciò è difficile mantenersi, per cui ho scelto di lavorare per serie televisive per poter restare nel campo della narrazione.» Addirittura, il progetto di Victim, ha affermato, è iniziato sei anni fa.

Ciò che rende Victim un film molto interessante è che ad essere protagonisti sono una madre ed un figlio di nazionalità ucraina, che vivono in Slovacchia, mentre coloro che vengono accusati del crimine attorno al quale si svolge la vicenda sono appartenti alla minoranza rom. «In un sondaggio la televisione Ceca ha chiesto alla popolazione quale minoranza li rendeva meno tranquilli, e la maggioranza ha votato per la minoranza ucraina». La scelta diventa ancora più curiosa in quanto, nel corso del lungometraggio, un gruppo ultranazionalista si fa portavoce e difensore dei due ucraini protagonisti, in altri contesti da loro discriminati, per poter prendere di mira la minoranza rom, una dinamica assai particolare. Oggi, chiaramente la presenza di protagonisti ucraini fornisce una reinterpretazione completa della vicenda. Blasko sottolinea che «dopo Febbraio, mentre il film era ancora in post-produzione, è improvvisamente diventato un film storico.»

La maestria tecnica dietro a Victim non manca: con soli 64 tagli di montaggio, Blasko ed il suo direttore della fotografia Adam Mach optano per piani sequenza dinamici, per fornire una maggiore fluidità di movimento. Di conseguenza si è resa difficoltosa la gestione di una specifica scena che coinvolge centinaia di comparse. «ci abbiamo messo forse mezz’anno solo per prepararlo dal punto di vista tecnico», sottolinea il giovane regista slovacco, ricordando anche le restrizioni del covid che hanno ulteriormente ritardato la produzione. Victim sfrutta spesso in modo organico l’ambiente, utilizzando specchi e la profondità di campo per fornire informazioni allo spettatore, ma difficilmente si distingue stilisticamente da gran parte del cinema est-europeo contemporaneo: la sensazione è piuttosto quella di una conformismo di fondo.

La densità tematica di Victim la rende una visione interessante, ma al contempo non giova la sua eccessiva linearità, la mancanza di un senso di mistero o di implicito che pervade la seconda metà del film. Diventa centrale ben presto il dilemma tragico che non trova una soluzione, forse intenzionalmente: nella scelta tra la giustizia ed il bene personale, inevitabilmente prevale la seconda opzione.

Michal Blasko ha rivelato che il suo prossimo progetto sarà un film ambientato nel nord della Slovacchia, sul confine polacco, e si tratterà di una rielaborazione dei canoni del genere Western.

Victim è disponibile in streaming sul Biennale Cinema Channel.

 

Chi è Viktor Toth

Cinefilo focalizzato in particolare sul cinema dell'est, di cui scrive per East Journal, prima testata a cui collabora, aspirante regista. Recentemente laureato in Lingue e Letterature Straniere all'Università di Trieste, ha inoltre curato le riprese ed il montaggio per alcuni servizi dal confine ungherese-ucraino per il Telefriuli ed il TG Regionale RAI del Friuli-Venezia Giulia.

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