Berezovka

KAZAKHSTAN: Berezovka, il villaggio avvelenato

Mentre l’Europa impone uno stop alle importazioni di petrolio dalla Russia, l’Italia continuerà a comprare petrolio e gas da uno dei suoi giacimenti più importanti, il giacimento di Karachaganak, nel nordovest del Kazachstan. Ma a pochi kilometri, nel villaggio di Berezovka, la gente continua a morire avvelenata.

A soli 5 chilometri da Berezovka, tristemente conosciuta come ‘villaggio avvelenato’, si trova il giacimento di gas e petrolio di Karachaganak, gestito dalla Karachaganak Petroleum Operating (KPO), una joint venture che raggruppa varie oil majors, tra cui la nostra Eni (che detiene il 29,25% all’interno del consorzio). Con riserve che contano più di 1.2 miliardi di tonnellate di petrolio e oltre 1.35 trilioni di metri cubi di gas, attualmente rappresenta più del 45% di tutta la produzione di gas del Kazakhstan.

A novembre del 2014, diciannove bambini della scuola locale sono stati portati direttamente nell’ospedale del paese dopo aver accusato dei malori, tra cui di perdita di conoscenza e convulsioni. Dopo alcuni giorni di investigazioni, le autorità di Berezovka decretano che la causa di quell’avvelenamento di massa sono diverse fuoriuscite di acido solfidrico (H2S), un composto altamente tossico, provenienti dal giacimento di Karachaganak. Questo è solamente uno dei tanti episodi che coinvolge gli abitanti del villaggio dai primi anni Duemila, anni in cui la KPO inizia ad estrarre il gas dalle terre kazache.

Nel corso degli anni, gli avvelenamenti continuano con le stesse dinamiche: i bambini si ammalano, la gente si lamenta, chiede spiegazioni alle autorità ma le cose non cambiano. Nel 2003, la KPO effettua degli studi che, pur confermando che le emissioni registrate hanno una concentrazione di sostanze tossiche più alta del normale, negano di fatto che i sintomi presentati dai bambini siano stati causati dalla fuoriuscita di gas tossici. Al contrario, studi effettuati da associazioni indipendenti e ONG rivelano che la maggior parte dei bambini di Berezovka presenta problemi di salute, quali problemi scheletrici e muscolari, mal di testa e perdita di memoria e vista. Analizzando la qualità dell’aria e dell’acqua del villaggio, scoprono inoltre la presenza di più di venticinque sostanze tossiche. Camminando per le strade di Berezovka l’aria è pesante, c’è odore di uova marce: “è acido solfidrico”, dicono gli abitanti.

Da ciò nasce l’associazione locale chiamata Zhasil Dala, guidata da una ex insegnante di musica ora in pensione, Svetlana Anosova. L’associazione aveva un obiettivo preciso: chiedere e ottenere dall’amministrazione locale il trasferimento dell’intero villaggio. Scopo che, in teoria, avrebbe dovuto essere facilmente raggiungibile grazie ad una legge kazaka del 2002 che prevedeva che non si potesse abitare entro un raggio di 5 km dal giacimento.

Fin qui tutto sembrava filar liscio, se non per l’annuncio da parte del medico dello Stato il quale, nonostante le numerose lamentele da parte della popolazione, decide di spostare la zona di protezione da cinque a tre chilometri, rendendo così vana la legittima richiesta degli abitanti di Berezovka. Sono molte le inchieste e i reportage che le ONG filmano a Berezovka. In particolare, il cortometraggio “Five Kilometers of Indifference” spiega che, in caso di malfunzionamento del giacimento, gli abitanti non farebbero in tempo a scappare in un luogo sicuro e che le fuoriuscite, che in quei casi sarebbero letali, raggiungerebbero le prime abitazioni in soli dieci minuti.

Solamente nel 2015, ufficialmente dopo dodici anni di lotte, gli abitanti del villaggio kazako ricevono una bella notizia dal governo centrale: i 1581 abitanti di Berezovka verranno finalmente trasferiti. Notizia che arriva dopo una nuova serie di episodi di avvelenamento, quelli tra novembre e dicembre 2014. Una grande vittoria per le organizzazioni locali, come Zhasil Dala, che con l’aiuto delle ONG Crude Accountability e Green Salvation si è battuta per anni per ottenere questo grande risultato.

Tuttavia, rivela “Radio Azattyq”, testata indipendente dell’Asia Centrale, dall’avvelenamento di massa del 2014, i bambini e gli adolescenti colpiti stanno ancora affrontando le conseguenze dell’incidenze nonostante dal 2015 abitino in un altro villaggio. Secondo Crude Accountability infatti, molti soffrono di anemia, distonia vegeto-vascolare o addirittura di encefalopatia tossica, malattie causate dall’avvelenamento da idrocarburi. Il villaggio e i suoi bambini starebbero perciò ancora pagando l’avidità di compagnie petrolifere e la complicità delle istituzioni con la propria salute.

Immagine da Crude Accountability

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