Crescono i timori di Riga per il sostegno a Putin nel Latgale (Letgallia), regione con una fortissima minoranza russofona.
A qualche anno dalla storica decisione di attribuire automaticamente la cittadinanza lettone ai figli dei nepilsoņi (“non-cittadini“, ovvero individui prevalentemente russofoni, giunti in Lettonia – e in modo particolare nel Latgale – durante l’epoca sovietica, senza cittadinanza dopo il crollo dell’URSS), i timori di Riga crescono. A destare preoccupazione sarebbero i media russi: nonostante il blocco alla loro diffusione, molti cittadini utilizzerebbero infatti metodi illegali per continuare a ricevere i canali russofoni. L’ex Premier lettone, Māris Kučinskis, ha parlato di sentimenti sleali della minoranza nei confronti dello Stato.
Una nuova Crimea
La regione più orientale della Lettonia, nonché una delle più povere dell’UE, è da decenni oggetto di dibattito. Soprattutto dopo l’annessione della Crimea, Riga teme che – seguendo lo stesso ragionamento – Putin possa rivendicare l’appartenenza del Latgale alla Russia, sulla base della lingua comune. Qualsiasi tentativo di riconoscimento dei particolarismi regionali è stato soffocato sul nascere, in primo luogo con riferimento alla lingua locale, il letgallo: “repressione” conveniente alla Russia, che ha dunque tentato di rafforzare, attraverso la sua propaganda, i sentimenti autonomisti.
A Daugavpils, capitale simbolica della parte russofona del paese, non sembra esserci meno supporto per l’Ucraina rispetto a Riga o a Tallinn. Semmai, qualsiasi velleità pro-Putin è taciuta: i souvenir kitsch con ritratto il volto di Putin scompaiono dalle vetrine, eventuali dissidenti preferiscono non rispondere alle domande dei giornalisti. Il diffondersi di manifestazioni di sostegno alla Russia potrebbe essere oggetto di rappresaglie giudiziarie, considerata la legge che punisce gli incitamenti alla violenza (come riportato da un portavoce del Ministero degli Affari esteri). Il supporto alla guerra di Putin è più alto tra la popolazione anziana, quella che ha vissuto sotto l’Unione Sovietica e nostalgica del comunismo: tale sostegno non degenera tuttavia in rancori verso il popolo ucraino. La solidarietà nei suoi confronti non sembra venir meno, mentre è la classe dirigente ucraina ad essere severamente attaccata. I più giovani riescono con più convinzione a separare la questione linguistica da quella patriottica.
Preoccupazioni eccessive?
La situazione nel Latgale potrebbe essere molto più sfumata e meno grave rispetto alle preoccupazioni di Riga: viene infatti ignorato il forte grado di integrazione delle varie etnie. Il multiculturalismo di Daugavpils (dove il 48% della popolazione è di etnia russa, il 21% lettone, il 13% polacca, l’8% bielorussa, il 2% ucraina ed il restante 8% mista) sembra essere vissuto con più naturalezza dalla popolazione rispetto a Riga, dove i lettoni e i russi vivono in bolle separate. Le lecite preoccupazioni, tuttavia, restano.
Foto: Ivo Kruusamägi