Il conflitto in Ucraina ha portato alla luce i pregiudizi razziali di lunga data, più o meno inconsapevoli, da parte dell’intero Occidente.
In tutto il mondo occidentale, compreso il nostro paese, gran parte della copertura mediatica relativa all’aggressione della Russia in Ucraina è intrisa di pregiudizi razziali. Una comunicazione totalmente errata e per certi versi insidiosa, ma comunque non sorprendente dato che molti politici hanno asserito chiaramente che “esistono guerre vere e guerre finte, profughi veri e profughi finti”.
Molti commentatori politici e giornalisti hanno trovato difficoltà nel comprendere come sia nato questo conflitto, forse anche in virtù del fatto che in Ucraina vivono persone con la pelle bianca, racchiusi tra i confini di una nazione pericolosamente vicina “al nostro Ovest”. È come se gli spargimenti di sangue, le invasioni e i bombardamenti siano appannaggio esclusivo di terre, almeno nella testa delle persone, lontane anni luce dal mondo occidentale, in cui vivono persone dalla pelle di colore diverso.
Le affermazioni di questi ultimi giorni
Forse ignari di come certi commenti vadano inevitabilmente ad alimentare l’ideologia suprematista bianca, la quale porta a pensare che la vita degli altri, quelli che vivono al di là dei confini dell’Occidente, valga meno di zero, sui media tradizionali sono state fatte delle affermazioni molto pericolose. Per esempio, la BBC ha intervistato un ex vice-procuratore generale ucraino, il quale ha detto alla rete: “Tutto questo mi fa male, perché vedo persone europee con occhi azzurri e capelli biondi che vengono uccise ogni giorno”.
Sulla TV francese BFM, il giornalista Phillipe Corbé ha affermato che “qui non si parla di siriani in fuga dai bombardamenti del regime sostenuto da Putin. Stiamo parlando di europei che scappano con auto simili alle nostre per salvarsi la vita”. Ma non è tutto, purtroppo. Un giornalista polacco di ITV ha asserito: “È successo l’impensabile e qui non si tratta di una nazione in via di sviluppo nel terzo mondo. Questa è l’Europa!”. Come se la guerra fosse una routine, di cui poco ci interessa, per coloro che vivono nei paesi africani e mediorientali. Stati di cui non si parla mai al tg o sui giornali perché non fanno abbastanza notizia.
Due pesi e due misure
Questo doppio standard è evidente nel modo in cui gli occidentali si impegnano nelle relazioni internazionali. Troppo spesso vengono disumanizzate le popolazioni dalla pelle di colore diverso, sminuendone l’importanza, disinteressandosi completamente del loro diritto ad una vita dignitosa. L’esercito di Putin è intervenuto ferocemente in Siria, sostenendo un regime omicida. Una guerra che ha scatenato morti di massa, sofferenza, distruzione e sfollamenti che in Ucraina, per fortuna, non si sono ancora viste. Di tutta risposta, l’Occidente è stato molto meno empatico nei confronti di queste persone.
Lo stesso si può dire delle invasioni e delle operazioni militari statunitensi in Afghanistan e Iraq, della catastrofica guerra guidata dai sauditi in Yemen e dell’occupazione israeliana della Palestina. Dopo l’11 settembre 2001, più di 929.000 persone sono state uccise dalla guerra e più di 38 milioni di persone hanno perso la propria casa in paesi dei quali in Occidente si parla poco, ovvero Afghanistan, Iraq, Pakistan, Yemen, Somalia, Filippine, Libia e Siria. In molti hanno provato a rifugiarsi in Europa, attraverso le rotte balcaniche, partecipando a un game feroce e completamente disumano. Il tutto nell’indifferenza generale dell’Europa e degli Stati Uniti.
Africans in Ukraine e non solo, il dramma nel dramma
Questo tipo di copertura mediatica ricca di disparità e stereotipi si estende oltre ai giornali, alle radio o alle televisioni, fondendosi con la politica. Gli stati vicini all’Ucraina, soprattutto la Polonia, hanno spalancato le proprie porte ai flussi di profughi, dopo aver demonizzato e maltrattato i rifugiati, soprattutto musulmani e africani, per anni. Il ministro degli Interni polacco, Mariusz Kaminski, ha affermato che “chiunque fugga dalle bombe e dai fucili russi può contare sull’appoggio della Polonia”.
Tuttavia, la Nigeria ha denunciato il fatto che a molti studenti africani veniva impedito di raggiungere i valichi di frontiera, incontrando molte più resistenze rispetto agli ucraini. Il web è pieno di testimonianze, alle quali si è accodato anche Bijan Hosseini, producer per la CNN, la cui sorella ha sperimentato sulla propria pelle il significato di essere vittima di pregiudizi razziali mentre era in fuga da un’Ucraina sotto assedio.
Solidarietà senza dimenticare che l’Occidente non è tutto
Oggi si è perso di vista un concetto fondamentale: fornire rifugio non è un’azione che dovrebbe essere basata su fattori quali la vicinanza tra stati o il colore della pelle. L’empatia non dovrebbe attivarsi solo quando si tratta di accogliere persone che ci assomigliano, che vestono come noi, o guidano auto come le nostre, perché così facendo l’Occidente sarà sempre condannato a replicare quel tipo di nazionalismo che la guerra propone. La solidarietà nei confronti dell’Ucraina è giusta e doverosa, senza dimenticarci che il mondo va ben oltre l’Occidente.
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