Questo articolo è frutto di una collaborazione con OBCT
La pratica della maternità surrogata è severamente vietata in almeno otto paesi europei – tra cui l’Italia, che ne pone il veto con la legge 40/2004 sulla procreazione assistita -, ma è tollerata in altri in virtù (o a causa) dell’attuale mancanza di leggi chiare e ben definite. Altrove è un’opzione di fecondazione eterologa legale, come nel Regno Unito e in Grecia, purché non venga praticata su base commerciale. L’Ucraina, insieme alla Russia, è invece uno dei pochi paesi in cui la maternità surrogata commerciale è legale e, di conseguenza, molto diffusa.
Meno costosa che negli Stati Uniti – fino a qualche anno fa destinazione di riferimento per le coppie europee e non solo – la pratica in Ucraina ha preso piede nel mercato globale meno di dieci anni fa, ma solo negli ultimi cinque ha registrato un boom di richieste. Infatti, nonostante l’assenza di statistiche ufficiali, si stima che ogni anno nascano tra i 2.500 e i 4.000 bambini tramite maternità surrogata in questo paese, il 90% dei quali da genitori stranieri.
A seconda del paese di provenienza della coppia, il processo per finalizzare le pratiche burocratiche necessarie e portare il bambino fuori dall’Ucraina può rivelarsi un vero e proprio incubo amministrativo, che con la pandemia di Covid-19 si è ingigantito. Prendendo le statistiche con le pinze, data sia la natura delicata dell’argomento che l’attendibilità delle fonti – ufficiali e ufficiose -, nell’ultimo anno e mezzo l’industria della surrogazione non si è fermata nonostante le varie ondate di pandemia da Covid-19. Coppie provenienti da Francia, Italia, Australia, Cina, addirittura Spagna (paese europeo dell’utero in affitto per antonomasia), Stati Uniti e Israele hanno cercato in tutti i modi di raggiungere il paese, rimanendo talvolta bloccati alla frontiera o nella capitale con i loro neonati, in balia degli eventi.
Una legge liberale, ma a quale prezzo?
La richiesta di fecondazione eterologa in Ucraina è aumentata di quasi il 1000% negli ultimi anni: ma perché? Innanzitutto, Kiev non ha nessun rivale nei paesi dell’area Schengen grazie alle agevolazioni di visti entrate in vigore nel 2014, tanto che compete in questo mercato esclusivamente con la Georgia. In secondo luogo, tenendo conto dell’analisi del costo dei servizi di tale pratica, sembra ovvio che l’Ucraina occupi una posizione di primo piano nel campo della maternità surrogata, che si guadagna così la reputazione di primo paese per “turismo dell’utero in affitto low cost”.
A parte il semplice fatto che è legale, la legislazione ucraina relativa a questa pratica attira come una calamita. La legge attuale (par. 2, art. 123 del Codice della Famiglia) è una delle più liberali al mondo nei confronti dell’uso delle tecnologie riproduttive, dalla fecondazione assistita in vitro fino alla maternità surrogata: “Nel caso di trasferimento di un embrione concepito dai coniugi (uomo e donna) nel corpo di un’altra donna a seguito dell’uso di dispositivi di riproduzione assistita, i genitori del bambino sono riconosciuti come genitori effettivi” (Parte 2 dell’articolo 123). La legge riconosce, perciò, la coppia richiedente – che deve essere ufficialmente sposata e di sesso diverso – come genitori biologici dal momento del concepimento, senza specificare alcunché sui diritti della madre surrogata la quale non può rivendicarne l’essere madre biologica; la coppia ottiene così il certificato ucraino di nascita del bambino del quale risultano padre e madre effettivi, con piena podestà genitoriale.
Il rapporto tra madre surrogata e futuri genitori è regolato da un contratto che viene stipulato tra le parti, ma che spesso non fornisce gli strumenti sufficienti per tutelare i diritti dei partecipanti al processo. Non vengono, ad esempio, posti limiti sul compenso della persona surrogata, creando essenzialmente un mercato aperto in cui le donne volontarie – teoricamente – possono richiedere il prezzo prescelto. Ma questo non significa che le cose vadano in questa direzione. Anzi, non tutto è rose e fiori. E il recente caso di abbandono da parte di una coppia italiana della piccola figlia di 15 mesi avuta tramite surrogazione, proprio in Ucraina, è solo uno dei tanti.
Principalmente, ciò che spinge entrambe le parti in causa a rivolgersi a questo tipo di pratica medica è di natura economica. Una delle ragioni – se non quella principale – che induce le donne ucraine a prestare il loro utero in cambio di una ricompensa pecuniaria, è la situazione economica in cui vivono: le giovani donne si rendono disponibili alla maternità surrogata principalmente a causa del calo del tenore di vita nel loro paese. L’economia ucraina è stata colpita da una profonda recessione tra il 2014 e il 2015, parzialmente dovuta al conflitto armato ancora oggi in corso nell’Ucraina orientale; per sbarcare il lunario, molto spesso, la surrogazione risulta essere un’ottima soluzione. Tuttavia, chi ne trae realmente vantaggio, non sono le donne-utero ucraine ma le coppie straniere, in quanto i costi del servizio sono nettamente inferiori rispetto ad altri paesi.
I pacchetti offerti dalle cliniche private
Di cliniche private con sede a Kiev o in altre grandi città ucraine, ce ne sono diverse e tutte offrono “pacchetti” standardizzati ma personalizzabili a seconda delle esigenze. Non circolano statistiche ufficiali, ma alcuni professionisti indicano una media di 2.000-2.500 contratti firmati ogni anno tra genitori desiderosi di figli e cliniche specializzate ucraine (quasi cinquanta). I cataloghi propongono pacchetti “classici”, “VIP” o “Premium” garantendo alle coppie un numero illimitato di tentativi e la garanzia di un ritorno a casa con un figlio. A volte vi è anche la possibilità di scegliere il sesso del nascituro. Il prezzo medio di un “pacchetto” varia mediamente dai 30mila ai 50mila dollari – un quinto del suo costo negli Stati Uniti e negli altri paesi in cui questa pratica è consentita – e include alcuni servizi di base: dalla somministrazione di ormoni che preparano l’organismo della madre surrogata alla gravidanza, alle analisi e visite specialistiche di controllo prima e durante la gravidanza, fino alla preparazione dei documenti legali necessari per l’ottenimento del bambino. L’unica condizione richiesta alla coppia è di dimostrare la loro impossibilità di concepimento naturale.
Queste agenzie private svolgono la loro attività commerciale in centri medici accreditati e in conformità con i metodi approvati dal ministero della Sanità ucraino. La maggior parte propone servizi in più lingue – tra cui l’italiano – al fine di agevolare la ricerca di potenziali clienti e assisterli al meglio durante tutte le varie tappe della pratica. Il personale specializzato segue il percorso della coppia da A a Z: la preparazione dei documenti, la selezione del programma (maternità surrogata con ovuli propri o con ovociti donati), l’arrivo in Ucraina (la coppia incontra la potenziale madre surrogata), la firma del contratto, l’impianto degli embrioni e l’inizio della gravidanza della donna-portatrice; infine, il ritorno in Ucraina della coppia per assistere al parto, momento in cui la surrogata rinuncia ai diritti della maternità.
Essere madre surrogata
Almeno sulla carta, l’aspirante madre surrogata viene scelta (prima dall’agenzia e poi dalla coppia) attraverso una selezione piuttosto rigorosa. Le caratteristiche di base sono legate alla salute fisica e psicologica della donna (rigorosamente maggiorenne), la quale deve essere mentalmente preparata a partecipare al programma e condurre uno stile di vita sano.
La maggior parte delle agenzie aggiunge a questi elementi alcuni requisiti che possono essere letti spesso e volentieri come discriminatori: cittadinanza ucraina, età inferiore ai 36 anni, fattore Rh positivo, presenza di un figlio sano che conferma che la donna può gestare e partorire, e assenza di un precedente parto cesareo. Ogni futura madre surrogata viene sottoposta a rigorose visite mediche, di solito a carico della futura coppia che si occupa anche di eventuali spese extra (babysitter per i figli della donna durante la gravidanza, esami medici supplementari, spese di alloggio impreviste, ecc.) e che ricompensa la “donna-utero” a seconda delle clausole del contratto stipulato. La donna può ricevere un compenso fino a 22.000 euro: la prima parte dopo la conferma della gravidanza, il resto dopo il parto, al momento dell’affido del figlio ai genitori biologici.
La tutela delle madri che offrono il proprio utero, tuttavia, lascia alquanto a desiderare, tanto che le opinioni su questa pratica puramente commerciale sono contrastanti. Una deputata della Verchovna Rada (il parlamento ucraino) ha affermato che “se la maternità surrogata viene vietata in Ucraina, continuerà a esistere, ma illegalmente. E le persone più vulnerabili in questa situazione saranno le madri surrogate, che non godono di alcun diritto”.
Secondo alcuni avvocati locali, infatti, l’industria è di fatto scarsamente regolamentata e piena di abusi e corruzione. Le donne a volte non vengono pagate le somme promesse o sono ospitate in condizioni terribili durante le varie fasi della gravidanza. Addirittura, in alcuni casi i genitori hanno scoperto di non avere alcun legame genetico con i bambini nati da surrogati. Le autorità sospettano che alcune cliniche utilizzino la maternità surrogata come copertura per adozioni commerciali illegali.
Il 18 novembre scorso l’autrice di questo articolo è intervenuta in diretta alla trasmissione “Vivavoce” di Rai Radio1, per parlare di fecondazione eterologa e surrogata in Ucraina: Ascolta l’audio. Per approfondire, leggi anche l’inchiesta realizzata dal consorzio Edjnet sulla procreazione assistita in Europa.
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Immagine: Pixabay
La maternità surrogata è una grandissima svolta nella medicina riproduttiva che permette alle coppie con problemi di fertilità avere il loro figlio biologico. Per la maggior parte delle famiglie sterili la maternità surrogata attualmente è una smisurata opportunità di sperimentare la felicità di essere genitori.
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