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ARMENIA: Scoperto l’acquedotto romano più a Oriente

In Armenia, sono stati scoperti i resti di un acquedotto romano ad arco, il più a oriente mai rinvenuto. Il ritrovamento, merito del lavoro di un’equipe congiunta di archeologi armeno-tedesca, è avvenuto nei pressi del noto monastero medievale di Khor Virap, vicino all’attuale confine tra Turchia e Armenia, dove sorgeva l’antica città di Artaxata.

L’acquedotto risale ad un periodo tra il 144 il 177 d.C. ed è incompleto perché, alla morte dell’imperatore Traiano, il suo successore, Adriano, avrebbe rinunciato a completare l’opera destinata, secondo le ipotesi degli archeologi, ad essere parte del tentativo di integrare a pieno titolo l’Armenia nell’Impero romano.

I 460 metri di acquedotto scoperti, oltre a permetterci di comprendere, se ce ne fosse ulteriore bisogno, l’enorme estensione geografica dell’influenza romana sul mondo antico, aprono un importante spaccato sulla storia armena dell’epoca.

“Un imperialismo fallito”

In una pubblicazione su “Archäologischer Anzeiger” gli archeologi Achim Lichtenberger, Mkrch Zardaryan e Torben Scheriber spiegano che “l’acquedotto incompiuto di Artaxata è la prova di un fallito imperialismo romano in Armenia e un’importante testimonianza del tentativo di stabilire una provincia romana. Se terminati, gli archi monumentali e l’abbondanza di acqua corrente avrebbero trasformato Artaxata in una città romana. Sarebbe stato l’acquedotto ad arco romano più orientale del mondo antico”.

Artaxata, fondata tra il 190 e il 180 a.C., è stata la principale città del regno armeno fino al V secolo d.C. Tra i suoi suoi fondatori figurava anche il protagonista della seconda guerra punica, Annibale, in un periodo della sua vita che, al contrario degli anni della campagna contro Roma, viene trascurato dai programmi della scuola italiana. Il regno armeno è stato per lungo tempo conteso dai romani e dai parti, con le due potenze che provavano soprattutto a metterne a capo propri alleati per esercitare la loro influenza sulla regione.

In due momenti storici, però, l’impero romano invase il regno armeno: con una campagna militare nel 58-59 d.C. voluta dall’imperatore Nerone e conclusasi con la distruzione di Artaxata  e l’istaurazione di una breve egemonia romana sull’Armenia, e appunto sotto Traiano. 

Venuto alla luce il tentativo di assimilazione dell’Armenia resta da capire il motivo per cui esso è stato abbandonato. Gli archeologi protagonisti della scoperta ipotizzano che Adriano (117–138 d.C.) e il suo successore Antonino Pio (138–161 d.C.) abbiano optato per “una politica più bilanciata nei confronti dell’Armenia dove Valarsh I, a capo di una ribellione anti-romana, salì al potere”.

Le scoperte di reperti romani nell’area di Khor Virap, interessata da scavi fin dal 1970, potrebbero non finire qui. Gli archeologi  spiegano che “la costruzione di un acquedotto equivaleva a quella di una grande opera e veniva spesso realizzata dall’esercito”. Con ogni probabilità la Legio IIII Scythica, stazionata in Armenia, era l’unità militare che impegnata nella costruzione dell’acquedotto. Il suo accampamento sorgeva nella zona, ma i suoi resti non sono ancora stati rinvenuti.

Immagine: Vista dalla collina del monastero di Khor Virap sull’area interessata dagli scavi (Niccolò Alario)

Chi è Aleksej Tilman

È nato nel 1991 a Milano dove ha studiato relazioni internazionali all'Università statale. Ha vissuto due anni a Tbilisi, lavorando e specializzandosi sulle dinamiche politiche e sociali dell'area caucasica all'Università Ivane Javakhishvili. Parla inglese, russo e conosce basi di georgiano e francese.

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