ROMANIA: Si è dimesso il premier Emil Boc. Verso un governo tecnico?

I cosiddetti “indignados” romeni da tre settimane protestano per le piazze, una su tutte: piazza delle Università a Bucarest, simbolo della Romania che vuole cambiare. Nell’assordante silenzio dei media internazionali. East Journal nel suo piccolo ha seguito gli avvenimenti, dall’Italia e da Bucarest.

di Matteo Zola

Emil Boc, leader del partito liberal-democratico (Pdl) al governo, si è dimesso dopo tre settimane di proteste senza sosta che nemmeno il gelo e le temperature polari hanno fermato. Ad annunciare le dimissioni è stato lo stesso Boc in diretta tv, una mossa obbligata a seguito del vertiginoso calo di consensi del suo partito. Emil Boc, al governo dal 2009, ha introdotto una serie di impopolari tagli alla spesa pubblica per risanare le finanze del Paese, dal taglio di decine di migliaia di posti di lavoro alla riduzione dei salari e all’aumento delle imposte. Misure di austerità necessarie anche a seguito del prestito ricevuto dal Fondo Monetario Internazionale.

Aver “svenduto” il Paese al Fmi è una delle accuse che i manifestanti, da tre settimane in piazza, gli rivolgono. La protesta romena, però, ha obiettivi più ampi. O sarebbe meglio dire “aveva” poiché queste dimissioni rischiano di disinnescarla di fatto, suggerendo un cambiamento politico che nella realtà non ci sarà. E questo in Romania lo sanno bene, infatti il vero oggetto della contestazione è sempre stato Traian Basescu, controverso presidente della Repubblica.

Basescu è il simbolo di una Romania in perenne transizione, dove la corruzione è endemica, la democrazia fragile quando non apparente: “Vi preghiamo di scusarci, non riusciamo a produrre quanto voi riuscite a rubare!” era uno degli slogan dei manifestanti.

La rivolta romena di queste settimane, colpevolmente passata sotto silenzio da parte dei media internazionali, ha molte anime: dai monarchici, agli hooligans, dagli studenti fino ai pensionati. Quasi tutta la società romena è scesa in piazza, in circa quaranta città, per chiedere diritti. In un primo momento il governo ha reagito con la violenza, infiltrando nei cortei dei provocatori che consentissero la repressione poliziesca.

I poliziotti, dal canto loro, col passare dei giorni hanno solidarizzato con i manifestanti. La violenza, che delegittima ogni manifestazione che voglia dirsi democratica, è progressivamente diminuita e il giornale Romania Libera ha ricordato, in un editoriale, come “violenza non sia solo lanciare sassi verso la polizia: depauperare il Paese con la corruzione, licenziare migliaia di persone, tagliare stipendi e pensioni, quella è violenza”.

Ora la domanda è: chi guiderà il nuovo esecutivo? C’è già chi parla di governo tecnico, e malignamente ci chiediamo se anche quello non sarà guidato da qualche banchiere come già in Italia e in Grecia. A Bucarest, intanto, si registrano venti gradi sotto zero ma l’atmosfera resta rovente.

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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4 commenti

  1. Bell’articolo. Anche se Mario Monti (così come Papademos) non può essere definito ‘banchiere’, al massimo economista (cfr. pagina su wiki) 🙂

  2. guardiamo ai banchieri o agli economisti come fossero i maghi zurlì della situazione, ma finchè i governi rubano e fanno affari con mafie, imprenditori e fanno “magicamente” questo si, sparire i quattrini, non ci sarebbe bisogno di palle di vetro basterebbe un nucleo (non corrottto) di guardia di finanza o poliziotti, alla fine , quando tutto è a catafascio e si vuotato le tasche della gente fino alle bricioline, si danno le dimissioni e si va al caribe.
    che s’arrangino!
    ma stiamo parlando dell’italia berlusconesca o della romaania???

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