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ARMENIA: Guida alle elezioni parlamentari – Seconda parte

Domenica 20 giugno in Armenia si svolgeranno elezioni parlamentari anticipate. Nella prima parte di questa guida abbiamo raccontato del contesto in cui il paese arriva a questo importante appuntamento elettorale. Di seguito spieghiamo, invece, quali sono le forze in campo, i loro principali esponenti e le loro ideologie. Vi segnaliamo anche la diretta di East Journal in programma per il 20 giugno alle 20.

Quali sono le forze in campo?

Secondo il Comitato Elettorale Centrale, saranno 26 i partiti che tenteranno di assicurarsi i 101 seggi dell’Assemblea nazionale armena. Alla coalizione di governo uscente “Il mio passo” (in armeno: Im Kayl), formata dal partito del premier Nikol Pashinyan “Contratto Civile” (K’aghpaymanagir) e il “Partito Missione”, si opporranno 4 blocchi politici principali.

  • Il primo fra questi gruppi di opposizione è rappresentato dall’alleanza “Armenia” (in armeno: Hayastan dashink’) guidata dall’ex-presidente del Nagorno-Karabakh (1994-1997) e dell’Armenia (1998-2008) Robert Kocharyan. Figura tanto di spicco quanto controversa della storia politica del paese, Kocharyan è rientrato da protagonista nella scena politica armena a partire dalle proteste che hanno scosso il paese dopo il cessate il fuoco che ha messo fine alla seconda guerra del Nagorno-Karabakh. Successivamente, l’ex leader ha annunciato la sua entrata in campo a capo di una coalizione nazionalista formata dalla Federazione Rivoluzionaria Armena (Dashnaktsutyun), e Armenia Rinata, guidato da Vahe Hakobyan, ex-governatore della Regione del Syunik. La coalizione è di stampo nazionalista e fortemente favorevole a una più ampia cooperazione con la Federazione russa.
  • Il secondo gruppo di opposizione è l’Alleanza Patria Libera, l’unico raggruppamento ad includere più di due partiti: il risultato è una larga coalizione tra Partito Conservatore, Partito della Costruzione Armena, Partito Unitario dell’Autodeterminazione Nazionale, il Partito dell’Alleanza dei Democratici Nazionali e il Partito Verde Armeno. La coalizione è rappresentata dal leader del Partito Conservatore Mikayel Hayrapetyan, ha un’orientamento pro-occidentale.
  • “Io ho l’Onore”, guidata dal’ex direttore del Servizio di Sicurezza Nazionale Artur Vanetsyan e l’ex presidente dell’Armenia (2008-2018) Serzh Sargsyan, è una lista di stampo liberal-conservatore formata dallo storico Partito Repubblicano d’Armenia e il Partito della Patria fondato da Vanetsyan lo scorso anno, ricomprendo anche il ruolo di candidato premier per la sua lista.
  • Altro gruppo liberale di orientamento pro-europeo e occidentale è rappresentato dall’Alleanza dei Democratici “Shirinyan-Babajanyan” formato dal Partito Cristiano-Democratico di Levon Shirinyan e l’Alleanza dei Difensori della Democrazia fondato da Arman Babajanyan, ex-membro di Armenia Luminosa.

Altri partiti rilevanti che restano all’opposizione della maggioranza uscente di Pashinyan sono il Congresso Nazionale Armeno guidato dal primo presidente della repubblica caucasica, Levon Ter-Petrosyan, Armenia Luminosa di Edmon Marukyan e Armenia Prospera di Gagik Tsarukyan. Questi sono quelli che potrebbero rappresentare il vero ago della bilancia in quello che si prospetta essere un duello fra il premier uscente Pashinyan e il suo principale rivale, Robert Kocharyan.

Una campagna elettorale senza esclusione di colpi

Le macerie lasciate dalle conflitto nel Nagorno-Karabakh e le continue tensioni sul nuovo confine armeno-azero hanno portato ad una tendenza di molti dei partiti in gara a “fare gruppo” contro il premier uscente Pashinyan e la sua politica giudicata fallimentare in quest’ultimo anno travagliato.

La campagna elettorale è ufficialmente iniziate il 7 giugno, distinguendosi da subito per i toni incandescenti e una retorica che inevitabilmente rispecchia il clima di tensione che si respira nel paese. Dalla richiesta di Serzh Sargsyan di cedere il figlio di Pashinyan come ostaggio in cambio di 20 prigioneri di guerra armeni attualmente in Azerbaigian alle accuse di alcolismo fatte da Vahe Hakobyan verso il premier uscente, lo scontro fra i leader in campo sembra sempre più focalizzato nella derisione dell’avversione che intenzionato a proporre soluzioni per far fronte alle enormi difficoltà del paese.

Una campagna elettorale che ha anche registrato momenti di violenza come lo scontro avvenuto il 14 giugno fra i sostenitori di Pashinyan e lo staff della sede centrale del Parito Armenia Prospera nel distretto di Malatia-Sebastia a Erevan.

Secondo gli ultimi sondaggi, la corsa a due fra Pashinyan e Kocharyan sembra ormai uno scenario inevitabile. È probabilmente questa l’unica certezza al momento in un futuro sempre più incerto per l’Armenia, dove la retorica politica e i numerosi problemi del paese continuano a viaggiare su rette parallele.

Immagine: East Journal/Aleksej Tilman

Chi è Marco Alvi

Laureatosi in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali al L'Orientale di Napoli, continua i suoi studi magistrali al corso di Interdisciplinary Research and Studies on Eastern Europe (MIREES) dell'Università di Bologna. Si interessa da lungo tempo di Caucaso e conflitti etnici, a cui si aggiungono diverse esperienze pratiche nella regione caucasica. Dopo aver vissuto in Russia e in Azerbaigian, inizia a scrivere per East Journal occupandosi di sicurezza energetica, conflict resolution e cooperazione tra Caucaso, Mar Nero e Mediterraneo orientale.

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