Bulgaria

BULGARIA: Il governo tecnico contro la piovra di Borisov

Il 45esimo parlamento bulgaro, formalmente costituito il 15 aprile scorso in seguito all’ultima tornata elettorale, è durato meno di un mese. La distribuzione dei 240 deputati, annunciata il 9 aprile, era la seguente: 75 seggi al GERB di Boyko Borisov, 51 a “C’è un popolo/paese così” (ITN) di Slavi Trifonov, 51 ai socialisti (BSP) di Kornelija Ninova, 43 al “Movimento dei diritti e delle libertà” (DPS), 30 alla coalizione “Bulgaria Democratica” (DB) di Hristo Ivanov, e 27 alla lista civica “Rialzati, Bulgaria!” di Maya Manolova. I tre tentativi di dare vita a una coalizione di governo, affidati dal presidente Rumen Radev prima al partito di Borisov, poi al movimento di Trifonov e infine ai socialisti, sono falliti uno dopo l’altro.

Perciò, secondo quanto stabilito dalla Costituzione bulgara, lo scorso 11 maggio Radev ha ufficialmente sciolto l’assemblea, fissato la data delle nuove elezioni al prossimo 11 luglio e dato vita a un governo tecnico guidato dal generale Stefan Yanev. Prima di essere deposto, però, il parlamento ha varato alcune modifiche alla legge elettorale, incluso l’aumento dei seggi all’estero di 500 unità e il potenziamento dell’apparato di voto elettronico. Nel frattempo fioccano gli scandali che coinvolgono il premier uscente e il suo GERB.

Corruzione, tangenti e intercettazioni

Nella prima settimana di attività il nuovo esecutivo ha dato uno scossone alla burocrazia del paese, affidando a figure politche strategiche ministeri, agenzie statali e società pubbliche a lungo dominati da soggetti vicini a Borisov. Il ministero della Cultura, ad esempio, è stato affidato a Velislav Minekov, scultore e membro de “Il trio velenoso”, che fa parte della coalizione “Rialzati, Bulgaria!”. Molte testate giornalistiche nazionali hanno quindi richiesto maggiore libertà d’informazione al governo per l’avvio di inchieste che fomenterebbero la già cospicua mole di accuse contro il primo ministro uscente e la sua fitta rete di soci in affari.

A inizio maggio un noto imprenditore agricolo, Stanislav Ilchovski, ha dichiarato in parlamento di aver subito pressioni e ricatti da ministri e colleghi vicini a Borisov, tra cui il proprietario dell’azienda avicola Gradus Ivan Angelov, detto “Il pollo” (Pileto). Ilchovski è stato costretto a vendere i propri prodotti a metà prezzo per aumentare i profitti delle aziende legate all’ex premier, pagare tangenti per avere accesso all’irrigazione e rinunciare all’acquisto di un terreno. L’imprenditore ha sottolineato come gli uomini di Borisov si siano indebitamente appropriati dei finanziamenti europei, e che nel settore agricolo “non c’è un solo progetto realizzato con i fondi UE in cui non ci siano state frodi”. Angelov ha ribattuto affermando che il 95% di quanto sostenuto da Ilchovski è falso.

La settimana scorsa un’altra grave imputazione si è aggiunta al nutrito palmarès di Borisov. Giovedì il ministro degli Interni Boyko Rashkov ha confermato le accuse lanciate da Atanas Atanasov (DB) alla Radio nazionale bulgara (BNR) lo stesso giorno. 32 membri dei tre principali partiti d’opposizione (ITN, DB, e “Rialzati, Bulgaria!”) sono stati intercettati dall’Agenzia per la sicurezza nazionale e dall’Agenzia per le operazioni tecniche nel periodo antecedente alle elezioni parlamentari del 4 aprile. L’ex primo ministro e il procuratore capo Ivan Geshev non si sono ancora espressi a riguardo.

Tra parlamentari e presidenziali 

Secondo recenti sondaggi, pur avendo perso consenso rispetto ai risultati di aprile, GERB tiene ancora testa con il 22,8%, seguito dal crescente movimento di Trifonov al 20,1%. Anche la coalizione di Hristo Ivanov ha guadagnato punti percentuali, arrivando all’11,6%. Stabili i socialisti al 16%, il DPS all’11,2% e la lista civica “Rialzati, Bulgaria!” al 5,6%. I partiti di estrema destra VMRO, Volya, Ataka e il Fronte nazionale per la salvezza della Bulgaria (NFSB) hanno annunciato la loro intenzione di presentarsi in coalizione a luglio, e potrebbero quindi superare la soglia del 4% necessaria per accedere al parlamento. Il 57,9% del campione intervistato si è detto sicuro di recarsi nuovamente alle urne.

Borisov ha dichiarato che non si proporrà come guida del nuovo governo, per non “dividere” la nazione, ma pare intenzionato a candidarsi alle elezioni presidenziali che si dovrebbero tenere a fine 2021. Rumen Radev è il quinto presidente della Repubblica di Bulgaria eletto democraticamente, in carica dal 22 gennaio 2017. Già lo scorso anno Radev aveva chiaramente espresso la sua volontà di concorrere per altri cinque anni di mandato. L’inimicizia con Borisov è ormai nota, segnata da ripetute mozioni di sfiducia; il possibile scenario che li vedrebbe sfidarsi per la carica presidenziale prometterebbe sicuramente un duello agguerrito.

foto: dettaglio del palazzo di giustizia, Sofia/Pixabay

Chi è Giorgia Spadoni

Marchigiana con un debole per le lingue slave, bibliofila e assidua frequentatrice di teatri e cinema. Laureata al Dipartimento di Interpretazione e Traduzione di Forlì, ha vissuto in Russia (Arcangelo), Croazia (Zagabria) e soprattutto Bulgaria. Nel 2018 ha vinto il premio di traduzione "Leonardo Pampuri", indetto dall'Associazione Bulgaria-Italia. Si interessa di cultura est-europea, storia e attualità bulgara.

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