di Silvia Padrini
Quattordici mesi senza un governo. Fondi internazionali bloccati e un imminente collasso finanziario. È estremamente critica la situazione con cui la Bosnia Erzegovina è arrivata alla fine del 2011. Nei giorni scorsi, tuttavia, i partiti che rappresentano le comunità musulmana, serba e croata sono riusciti a raggiungere un accordo per la formazione di un esecutivo che metta fine alla lunga crisi politica del paese. Nessuna parte in causa è pienamente soddisfatta, perché nessuna ha vinto; ma -come ha sostenuto il leader serbo Milorad Dodik– è la vittoria del “compromesso e della comprensione”. Una pacifica convivenza (di fatto o di forma) a favore di un governo per il paese è ciò che richiedeva la comunità internazionale prima ancora della popolazione. L’Ue saluta positivamente il compromesso politico e inizia a fare l’appello: la presenza di governo condiviso risponde positivamente. La realizzazione di altre conditio sine qua non sembra vicina. È stato raggiunto un accordo sulle importanti riforme riguardanti il censimento e la distribuzione dei sussidi statali. Ora la Bosnia può chiedere di entrare in Europa con un curriculum in regola.
Con questa svolta sono, inoltre, stati scongelati i fondi da centinaia di milioni di dollari che il Fondo Monetario Internazionale e l’Unione Europea destineranno come prestito alla Bosnia Erzegovina. La formazione del governo, in corso in questi giorni, è un gioco di equilibrismi. La poltrona di primo ministro sarà occupata dal leader politico croato, mentre gli altri nove ministeri saranno divisi tra le tre comunità (in parlamento rappresentate da sei partiti principali). L’unica anticipazione disponibile è sul ministero degli Esteri: verrà affidato ad un leader politico musulmano. Il desiderio di riconciliazione per lo sviluppo del paese è certamente un dato positivo.
La rinuncia all’ormai cronica lotta politica per la supremazia da parte delle singole componenti è un passo decisivo per far ripartire gli ingranaggi di una stato debole di costituzione e provato da molte ferite. Il lavoro da fare, però, non si può certo considerare concluso quando le parti politiche decidono che conviene a tutti venire a patti. Le fratture nella società rimangono visibili e la spaccatura tra Federazione croato-musulmana e Repubblica Srpska non aiuteranno a renderanno fluida la già complessa agenda politica che, da questo momento, ogni giorno sarà discussa dagli inquilini del palazzo.
Che stabilità si vuole raggiungere in un paese letteralmente INVENTATO dalle potenze occidentali?Come può essere definito uno stato in cui solo il 44% della popolazione(la componente bosgnacca)si riconosce in esso?I serbi di Bosnia non si sentono bosniaci,bensì serbi a tutti gli effetti. I croati dell’erzegovina idem.
Eppure, in questo paese difficile, nel passato, hanno vissuto insieme ebrei, musulmani e cristiani delle più varie estrazioni. Ci sono città simbolo della possibilità di una convivenza pacifica, se non di una crescita comune. Sulla stessa strada, a Sarajevo, si alternano una cattedrale cattolica, una cristiano-ortodossa, una moschea e una sinagoga. A Visegrad esiste ancora il ponte sulla Drina, protagonista di un grandioso romanzo di Ivo Andric, simbolo di quanto gli uomini siano capaci di unire e poi di dividere e poi di riunire. Da questo luogo, che forse non è uno stato, che forse non è un paese, bisognerebbe trarre tutte le lezioni del caso, per primi dovrebbero coglierle i suoi rappresentanti, in un momento difficile come questo. Ma forse anche il resto dei leader e degli abitanti dell’Europa dovrebbero riflettere sul passato, e iniziare a creare un’Unione che non sia solo Unione d’interessi politici economici, ma anche, finalmente, culturale e di crescita (civile) nel rispetto delle reciproche differenze. Ogni passo di un luogo come la Bosnia-Erzegovina verso la “La rinuncia all’ormai cronica lotta politica per la supremazia da parte delle singole componenti” è una buona notizia. Nella speranza che il ponte non crolli di nuovo sotto interessi di singoli gruppi di potere.
Le solite parole politicamente corrette che in realtà non dicono nulla…volete la Bosnia-Erzegovina multietnica,multiculturale.Va bene,ma la Jugoslavia allora cos’era se non uno stato multietnico?La logica dove sta?Gianmario, parli del fatto che la Bosnia è un simbolo di unione,ma secondo me è esattamente l’opposto.La Bosnia serve solo a separare i serbi che vivono a est e ad ovest della Drina,per evitare che si crei la Grande Serbia,uno stato di “cattivoni” colpevoli di tutto.
Se hai la pazienza,leggiti questo: http://www.fisicamente.net/GUERRA/index-225.htm
Ciao
Ba… io non parlo tanto del fatto che lo stato Bosnia sia un simbolo di unione. Parlo del luogo, chiamalo come vuoi, vogliamo chiamarlo Jugoslavia? o ex Jugoslavia? o- geograficamente- Balcani? Inoltre non parlo della situazione in senso prettamente storico (bisognerebbe scrivere vari tomi, col rischio di non essere ancora esaurienti) e neanche strettamente politico. Dico solo che c’è stato un momento in cui quel luogo è diventato – e dovrebbe esserlo ancora – simbolo di una convivenza che molti, buonisti e non, ritengono impossibile. Bè, l’empirismo dimostra che si può, nella stessa strada, pregare il dio in cui si crede. Tutto questo è finito? Si, ma c’è stato. E ogni passo verso una simile situazione mi fa sperare che la gente, i buonisti e i non buonisti, possano crederci. Ecco tutto.
Nessuno (credo) in questa pagina sta sostenendo che la Bosnia SIA un simbolo di unione, nè tantomeno che i serbi siano “cattivoni”. Si riconosce semplicemente il fatto che le divisioni non ci sono sempre state e non dappertutto: c’è anche testimonianza dell’opposto. Mi interessano molto le alternative: qual’è l’idea politica di Bosnia che troveresti adeguata, Nikola?
Dico la mia, e con Nikola già ci siamo confrontati sul tema della Krajna. Andiamo oltre al politicamente corretto e riflettiamo: 1) la Jugoslavia era uno stato “multietnico”? Secondo me no. Sono tutti slavi del sud ma di differenti religioni, con esclusione degli albanesi e dei pochissimi turchi. Secondo me la Jugoslavia era uno stato multireligioso. 2) Cos’è che l’ha fatta implodere? Qualcuno dice “l’odio etnico”. Secondo me è una balla. L’ha fatta implodere la sete di denaro di alcuni gruppi di potere e la colpevole divisione dell’Europa che ha giocato a dadi sui Balcani nonché l’abilità di rapina di gente come Tudjman e Milosevic ma anche Izetbegovic, e dei loro figli e figliocci: da Kostunica a Sanader e Izetbegovic jr. 3) Oggi la Bosnia è divisa? Sì, lo è. E lo sarà finché Serbia e Croazia non deporranno le loro mire di controllo diretto sulla regione. Quello indiretto già ce l’hanno. Lo è anche perché “l’odio etnico” è diventato vero con la guerra. 4) La pace è possibile? Secondo me non prima di qualche decennio. Prima ci va giustizia, ammissione delle colpe, costruzione di una storia comune. Questo non è possibile finché i governi balcanici giocano col nazionalismo per tornaconto elettorale. 5) I serbi di Bosnia vogliono riunirsi alla Serbia? Ma il confine tra i due paesi non è, di fatto, inesistente? Cos’altro serve?
Matteo Z.
Innanzitutto i serbi abitavano il 65% del territorio della Bosnia,pur essendo una minoranza relativa(i serbi vivono più nelle campagne rispetto ai bosniaci e ai croati)eppure la Rep.Srpska possiede solo il 49% della BiH.Perché si è dovuto giustificare l’espulsione di massa delle popolazioni con Dayton?Perché è proprio quello che è stato fatto.La RS dovrebbe comprendere più cittadine storicamente serbe che dopo la guerra hanno diminuito la loro popolazione(emigrata altrove dopo la pulizia etnica).Ora qualcuno penserà che l’importante è vivere insieme in modo pacifico e sereno,non pensare ai confini.Certo che è auspicabile, ma solo se si vive effettivamente insieme!Se i profughi vengono incentivati al ritorno forse la situazione migliorerà,non credete?
Silvia,prima di tutto io penso che la Bosnia trovi una collocazione praticamente perfetta solo nella Jugoslavia.Sono ovviamente fortemente contrario alla guerra più sporca di tutti i tempi,che ha portato a quel grande errore che è la dissoluzione della Jugoslavia.Basti pensare che la costituzione jugoslava non permetteva assolutamente alle singole repubbliche di secedere dalla federazione tramite un referendum(come è stato fatto),bensì con un consiglio collegiale tra gli organi delle varie repubbliche. Perché una repubblica potesse uscire dalla federazione dovevano essere tutte d’accordo(ogni repubblica poteva avvalersi del diritto di veto).E’ chiaro come lo smembramento della Jugoslavia sia incostituzionale.Comunque bisogna ragionare con la realtà,giusto?Bene,la Bosnia si deve separare dalla Jugoslavia?Ok,allora la Rep.Srpska si separa dalla Bosnia stessa,con un referendum,visto che i suoi abitanti non ne sentono l’appartenenza.Le repubbliche hanno i confini disegnati da Tito(con lo scopo di assicurare abbastanza equilibrio,anche a costo di sfavorire un popolo)e non separano i vari popoli fra loro,quindi l’assetto politico attuale non ha senso.
Il confine tra RS e Serbia esiste eccome le tasse pagate dai cittadini di Pale vanno a Sarajevo,non a Belgrado.Vorresti dire che tanto vale abolirlo quel confine?Io sarei d’accordo!
P.s:eventuali territori(non li conosco con precisione) abitati attualmente da serbi ma che prima della guerra erano dei musulmani andrebbero alla federazione,perché la giustizia dovrebbe valere per tutti.Tutti i profughi che lo desiderano devono tornare alle loro case,incentivando lo sviluppo economico tramite la costruzione di infrastrutture e fabbriche ciò potrà essere possibile!
La questione della “bontà” o meno della Federazione Jugoslava è un’opinione personale, quindi rispettabile. Però il ragionamento secondo cui lo smembramento della Jugoslavia non è accettabile mi pare faccia acqua da almeno un paio di punti:
1- Le leggi, anche quelle costituzionali, non sono necessariamente buone leggi. Appare chiaro che i desideri delle singole repubbliche non avrebbero mai potuto avere voce finchè il solo veto della Serbia fosse bastato per bloccare ogni volontà di secessione. Inoltre se nella storia alcune leggi statali avessero continuato a vigere avremmo ancora le leggi razziali. A volte il rovesciamento della legge non è negativo: dipende dai punti di vista, insomma.
2- Sostenendo che la legge che impediva la secessione in Jugoslavia andasse rispettata perchè una legge non si vìola, coerentemente si dovrebbe sottostare alla legge bosniaca che non permette la separazione della repubblica Srpska mediante referendum.
(Questa è solo una questione di coerenza nel ragionamento che porta a giustificare o no determinati atti. Se è vero che sono perplessa sul resto, sono anche perfettamente d’accordo sul fatto che la giustizia sia andata da una sola parte e non abbia accertato la verità su ciò che le popolazioni serbe hanno subito.)
Ci sarebbe da discutere all’infinito, è una questione molto interessante.
Silvia