di Claudia Leporatti
A tre giorni dalla sua entrata in vigore, la nuova costituzione ungherese mette già in allerta le alte sfere europee. Una delle prime reazioni arriva dal ministro degli Esteri francese Alain Juppé che ribadisce i doveri dell’Ue nel controllo del rispetto dei diritti dei cittadini: “C’è un problema oggi – ha dichiarato Juppé, parlando di Budapest – e noi chiediamo che la Commissione europea prenda le iniziative necessarie affinché i principi fondamentali siano rispettati da tutti i Paesi, compresa l’Ungheria“. Ieri sera è stata celebrata, con una serata di Gala nelle sale dell’Opera di Budapest, l’entrata in vigore del documento, scritto a tempo di record dal governo di centro-destra guidato da Viktor Orbán, eletto nella primavera del 2010. Se all’interno a regnare sono stati musica e volti compiaciuti, all’esterno l’atmosfera era molto diversa: nell’elegante viale Andrassy scintillante di luminarie natalizie, circa 30mila persone hanno preso parte alla protesta indetta da diverse organizzazioni civiche contro la carta redatta senza il beneplacito dell’opposizione, che la giudica antidemocratica. Una protesta pacifica ostacolata da un manipolo di circoli di estrema destra che si erano dati appuntamento nei dintorni del palazzo per scontrarsi con i manifestanti, pare senza conseguenze.
Strategia che segue la linea avviata con la legge sui media, con la quale è stato possibile in sostanza scegliere la composizione dei direttivi della televisione locale e prendere le redini dell’agenzia di stampa principale, stendendo in oltre una fitta di rete di controllo sull’intero sistema. La nuova costituzione è stata attaccata in più punti, a partire dal preambolo, dai toni fortemente patriottici. L’inclusione di questioni sociali tra cui i diritti del feto e la definizione del matrimonio come unione di uomo e donna, ha fatto parlare di documento che distrugge i fondamenti della democrazia. Sono sempre più numerosi i giovani che dichiarano di non voler trascorrere tutta la loro vita nel loro Paese, di doverlo lasciare a dispetto del loro attaccamento a un territorio ricco di tradizione e di potenzialità.
East Journal Quotidiano di politica internazionale
La democrazia NON è solo ciò che piace alla sinistra, la democrazia è soprattutto rispettare ciò che desidera il popolo che vota e questo governo ha il 75% dei voti !
Il resto appartiene solo ai soliti “anti-democratici” !!!!
Gent. Lettore
provo a dirle la mia opinione. Guardi, sul voto ungherese c’è da dire: Fidesz ha vinto perché i governi socialisti, eredi diretti del partito pre-1989, erano corrotti fino al midollo e impresentabili. Ma cinque anni prima, e dieci anni prima, quegli stessi ungheresi che hanno votato Fidesz avevano votato per i socialisti? Cosa è cambiato?
Poco, visto che oggi Orban non piace più molto ma ha la fortuna di avere come avversari quegli stessi impresentabili socialisti. Il cambiamento tanto invocato non c’è stato e l’Ungheria si ritroverà a breve ancora più povera e isolata di prima.
Con la crisi economica Orban che fa? La legge sui media. Cambia la Costituzione in senso nazionalista e religioso. Ma con quello gli ungheresi non ci mangiano.
La democrazia non è né di destra né di sinistra, per me che sono un funzionalista la democrazia è uno strumento e il voto è un ingranaggio dello strumento. Ma uno solo. Anche in Iran, in Congo e in Russia si vota, ma non le chiamerei democrazie. Ci sono altri elementi a caratterizzare una democrazia che è – per dirla con Bobbio – tutela della minoranza, di chi non è d’accordo, di chi non sta col 75%. La minoranza, in democrazia, è difesa dalle smanie della maggioranza, il debole è protetto dalle angherie del forte. Ci sono poteri come la magistratura e il Parlamento che servono a dare giustizia e rappresentanza a tutti e per tutti. Stuart Mill, nel suo On Liberty, parlava esplicitamente di “dittatura della maggioranza” e detto da uno dei padri del liberismo americano dovrebbe far pensare. Un saluto
Matteo Z.