Il treno merci cinese più lungo di sempre è arrivato in Turkmenistan, percorrendo 8780 chilometri in sole due settimane. Il convoglio, composto da 48 container, era partito alla fine di agosto da Qingdao, città portuale e snodo fondamentale della Belt and Road Initiative promossa da Pechino, situata sulla sponda occidentale del Mar Giallo. Dopo aver attraversato il Kazakistan lungo la rotta Altynkol-Bolashak, il treno è giunto in territorio turkmeno il 9 settembre, per poi proseguire per altri due giorni fino alla sua destinazione finale, la città di Änew, a soli 8 km a sud-est della capitale Ashgabat. Si tratta di un tempo di transito molto più breve rispetto a qualsiasi altra rotta disponibile fino ad ora. Se le informazioni riportate dalle autorità locali sono attendibili, Pechino è riuscita in un’impresa mai avvenuta prima. In tal modo la Cina può inoltre raggiungere più facilmente i mercati dei vicini Iran e Azerbaigian, servendosi dei collegamenti già esistenti. Ma questo per il presidente cinese Xi Jinping non è abbastanza.
La Cina è sempre più presente nel Caspio
Mentre Ashgabat annuncia che il servizio di treni merci con la Cina aumenterà presto di frequenza, arrivando fino a due volte a settimana, Pechino è già pronta a indirizzare i suoi treni verso Baku. Per il dragone, aprire un corridoio ferroviario multimodale verso l’Azerbaigian ha un duplice obiettivo: espandere il commercio multilaterale con questo paese, certo, ma soprattutto le sue rotte verso l’Europa. Attraversare il Caspio e raggiungere Baku in 15-18 giorni, accorciando di un terzo i tempi rispetto alle rotte che passano dalla Russia e dall’Iran, è una missione su cui la società China Railway Shanghai Group, controllata dalle ferrovie cinesi, ossia dallo stato, ha già messo le mani da tempo.
Il 10 settembre un treno merci con un centinaio di container contenenti elettrodomestici, articoli per la casa e utensili di vario genere, è partito dalla città di Jinhua, nella provincia cinese orientale dello Zhejiang. Una volta superato il confine cinese, il convoglio è arrivato alla città portuale kazaka di Aktau, sulle rive del Caspio. Da qui, il carico è stato trasbordato al porto azero di Alat, in linea con la tabella di marcia.
La Russia osserva con preoccupazione
Le mosse di Pechino nell’area del Mar Caspio si stanno rivelando vincenti, ma hanno due effetti contrastanti; da una parte ingolosiscono i paesi della regione, dall’altra preoccupano e scontentano la Russia, storico attore nella regione e con cui la Cina intrattiene relazioni caratterizzate sia da luci che da ombre. Per i primi, la presenza cinese risulta vantaggiosa non solo perché Pechino invia beni di consumo e altri prodotti finiti che hanno molta richiesta, ma anche perché offre ai suoi partner commerciali la possibilità di vendere parte della loro produzione industriale nel suo vastissimo mercato. Per la seconda, che fa molto più affidamento sull’esportazione e sul transito di idrocarburi che su beni lavorati esportabili, la Cina oscura la propria influenza su questi paesi.
Agli occhi di Mosca, le relazioni commerciali che il dragone sta intrattenendo con i paesi dell’Asia Centrale e del Caucaso potrebbero svincolarli dalla sua morsa economica e dalla sua orbita politica. Senza contare che la creazione di questo corridoio di trasporti, definito anche come “di mezzo”, ridurrebbe la dipendenza cinese dal transito attraverso Russia e Bielorussia. Quest’ultimo itinerario rappresenta sì la via commerciale che attraversa il minor numero di paesi, ma allo stesso tempo comporta tempi di percorrenza più lunghi e inibisce l’intento cinese di liberarsi dalla dipendenza commerciale russa.
Sebbene la maggior parte dell’attenzione sull’iniziativa Belt and Road della Cina si sia finora concentrata sulle rotte ferroviarie che attraversano la Russia e l’Asia centrale, così come sugli investimenti nei porti marittimi del Mar Mediterraneo e dell’Oceano Indiano, Pechino è da sempre impegnata nella ricerca di alternative che allineino le sue strategie commerciali terrestri e marittime. Questa convergenza è proprio il corridoio di mezzo: una nuova rotta che porterà le merci cinesi da Khorgas, città al confine tra Kazakistan e Cina, al porto greco del Pireo, e viceversa. Un passo concreto in questa direzione è stato intrapreso ad aprile, quando Kazakistan, Azerbaigian e Georgia hanno firmato un “Accordo per il canale di trasporto marittimo” a tre vie. Difficilmente la Russia potrà andare contro il corridoio di mezzo e l’eventualità di perdere la storica influenza nello spazio centroasiatico, per lo meno a livello commerciale, s’appresta a diventare reale.
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