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BIELORUSSIA: Perché le proteste possono giovare a Putin

Gli eventi drammatici che si svolgono in Bielorussia dopo la contestata rielezione del presidente Aleksandr Lukashenko, al di là della condanna che suscitano presso l’opinione pubblica occidentale, dovrebbero essere osservati considerando la situazione geopolitica del paese e le minacce a cui è sottoposta la sua stessa esistenza indipendente.
L’opprimente vicinanza della Russia si è manifestata negli anni più recenti con la richiesta di ottemperare al trattato dell’Unione Russia-Bielorussia, firmato nel 1999 da Lukashenko e Eltsin: si tratterebbe del passo decisivo per la riannessione della Bielorussia alla Russia dopo l’indipendenza del 1991. È chiaro che il trattato è un fossile della storia, ma non così la vedono i russi, che proseguono instancabilmente nel loro tentativo di riassorbire i territori perduti dall’Unione Sovietica.
Ora, la situazione delle proteste in Bielorussia dopo la rielezione di Lukashenko con un imbarazzante 80 per cento di suffragi (superiore, forse per puntiglio personale, al 77.93 per cento ottenuto in Russia da Putin nel referendum per la “rielezione a vita“), nonostante la legittimità della protesta e la ripugnante violenza esercitata dalle forze di sicurezza, lascia trasparire uno scenario molto più delicato e sottile. La Russia prosegue nel suo disegno di riconquistare la Bielorussia e lo scenario attuale è ideale per i suoi disegni. Nonostante le formali dichiarazioni di sostegno a Lukashenko e la disponibilità a un possibile aiuto militare, il Cremlino sostiene informativamente le proteste e ne diffonde l’eco; l’indebolimento o la possibile caduta di Lukashenko sarebbero eventi favorevoli sulla via di un’influenza sempre più soffocante.
Un presidente debole e costretto a chiedere l’aiuto della Russia lo esporrebbe a pesantissime concessioni, come l’apertura totale del mercato bielorusso alle imprese russe, un possibile aumento delle forze militari russe sul proprio territorio (nessuno dimentica la Crimea), e forse costretto a porre in atto il ferale trattato dell’Unione Russia-Bielorussia. Sarebbe l’inizio di una spirale rapidissima che porterebbe alla sostanziale annessione della Bielorussia alla Russia.
Si ha la sensazione che la Russia ritorca contro l’Occidente il progetto delle Rivoluzioni colorate, utilizzando gli stessi metodi per ricondurre a sé un territorio dell’ex Unione Sovietica di cui vuole riprendere il controllo.
È triste e preoccupante dunque pensare che, allo stato attuale, le legittime proteste e le sofferenze del popolo bielorusso potranno condurre fatalmente a uno scenario ancora peggiore, in cui un presidente indebolito o un nuovo presidente inesperto siano facile preda della voracità dell’incombente paese fratello.
Foto: Reuters

Chi è Giovanni Catelli

Giovanni Catelli, cremonese, è scrittore e poeta, esperto di cultura e geopolitica dell’Europa orientale. Suoi racconti sono apparsi in numerose testate e riviste, tra cui il Corriere della Sera, la Nouvelle Revue Française, Nazione Indiana, L’Indice dei Libri. Ha pubblicato In fondo alla notte, Partenze, Geografie, Lontananze, Treni, Diorama dell'Est, Camus deve morire, Il vizio del vuoto, Parigi e un padre (candidato al Premio Strega 2021). Geografie e Camus deve morire (con prefazione di Paul Auster) sono stati tradotti in varie lingue. Collabora con Panorama e dirige Café Golem, la pagina di cultura di East Journal. Da più di vent'anni segue gli eventi letterari, storici e politici dell'Europa orientale, e viaggia come corrispondente nei paesi dell'antico blocco sovietico.

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