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MACEDONIA: Alleanza tra socialdemocratici e partiti albanesi, nasce il nuovo governo Zaev

Domenica 30 agosto il parlamento macedone ha dato la fiducia al nuovo esecutivo a trazione socialdemocratica, con una maggioranza di 62 voti favorevoli su 120. La ratifica segna così il ritorno di Zoran Zaev alla guida del paese dopo sette mesi di governo tecnico e, con esso, di vuoto di leadership creatosi con le sue dimissioni da primo ministro lo scorso gennaio. La coalizione di governo – che comprende l’Unione Socialdemocratica (SDSM), i partiti etnici albanesi DUI e BESA, e il Partito Liberaldemocratico (LDP) – dovrà avviare i negoziati per l’accesso all’Unione europea e far fronte alle conseguenze sanitarie ed economiche della pandemia di COVID-19.

La composizione del governo

Il voto favorevole della maggioranza parlamentare sigilla l’accordo tra la SDSM e il partner senior della coalizione di governo, l’Unione Democratica per l’Integrazione (DUI), primo partito etnico albanese e già alleato nella scorsa legislatura. Dopo una campagna elettorale che ha evidenziato una distanza tra i due partiti, il ritorno di fiamma non è stato certo spontaneo: Zaev si è infatti impegnato a cedere la leadership a un esponente della DUI, per un periodo di almeno 100 giorni entro la scadenza del mandato. Se la promessa venisse effettivamente mantenuta, la Macedonia del Nord sarebbe guidata per la prima volta da un primo ministro albanese – una novità assoluta per un paese in cui la minoranza albanese rimane ancora male integrata e dove il rischio di tensioni inter-etniche non è mai del tutto dissipato.

Il nuovo esecutivo si presenta in un assetto più snello del precedente (19 ministri, 7 meno del precedente) e conferisce alla DUI 6 posizioni chiave, tra cui il ministero degli affari esteri e quello delle finanze. Il partner di coalizione elettorale BESA e l’LDP hanno ottenuto a loro volta due ministeri. Tra le fila della SDSM sono stati riconfermati il primo ministro uscente Oliver Spasovski, che torna a occuparsi di affari interni, e, in veste di ministro dell’integrazione europea, Nikola Dimitrov, abile diplomatico e vero artefice dell’avvicinamento tra Skopje e Bruxelles.

La conferma della prospettiva europea

Il vasto programma di governo include il rilancio dell’economia, del sistema educativo e della lotta alla corruzione e al crimine, con l’obiettivo esplicito di creare un clima politico favorevole all’apertura dei negoziati per l’adesione all’Ue. La fiducia arriva infatti a un mese da una sfida elettorale che è si è configurata come un vero e proprio referendum sulla scommessa europea di Zaev: il leader socialdemocratico ha puntato tutto il proprio capitale politico sulla normalizzazione dei rapporti bilaterali con la Grecia, che per far cadere il veto sull’accesso alla NATO e all’Ue ha preteso e ottenuto il cambio del nome del paese in Macedonia del Nord. Il testa a testa elettorale tra la SDSM e i conservatori nazionalisti (VMRO) è stato seguito con apprensione dalle cancellerie europee, che vedevano un eventuale successo della VMRO come un rischio per la tenuta degli accordi internazionali appena conclusi – preoccupazioni che si sono dissipate con la vittoria di misura della SDSM.

Durante il dibattito di domenica, i deputati della VMRO hanno accusato Zaev di corruzione e mala gestione dell’emergenza sanitaria, un tema che aveva già animato la campagna elettorale. La pandemia non ha infatti risparmiato la piccola repubblica balcanica – si contano 14mila contagiati e 600 morti – e, per quanto le conseguenze economiche non si siano ancora pienamente manifestate, si prevede una contrazione del PIL del 4%. Si tratta in ogni caso di una contrazione piuttosto contenuta, se si considera il contesto europeo nel suo complesso, e che difficilmente può essere imputabile al governo precedente. L’opposizione di destra ha anche colto l’occasione per ribadire la propria contrarietà all’accordo di Prespa con Atene, visto come un imperdonabile sacrificio dell’identità nazionale sull’altare dell’integrazione euro-atlantica. Dichiarazioni che non hanno impedito al nuovo governo di incassare la fiducia, archiviando, per ora, una fase di incertezza e aprendo dunque la strada alla prospettiva europea di Skopje.

Foto: europeanwesternbalkans.com

Chi è Giulio Gipsy Crespi

Diplomato in relazioni internazionali al Collegio d'Europa di Bruges, esperto in affari europei, commercio internazionale e politiche migratorie. Per East Journal si occupa di Grecia e Balcani occidentali.

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