BIELORUSSIA: Lukashenko arresta un oppositore e scatena la protesta di piazza

Il 9 agosto venturo il presidente-padrone della Bielorussia, Aleksandr Lukashenko, cerca la riconferma alle urne per il sesto mandato consecutivo dal 1994. Tornate elettorali che non sono mai state considerate libere. Ma questa volta le cose non sembrano andare così liscie.

Tra gli oppositori di Lukashenko, quello che sembra avere le maggiori chance è Viktar Babaryka, per vent’anni a capo di Belgazprombank, che ha lasciato la direzione della banca per la campagna elettorale. Quattro diversi sondaggi online, condotti tra il 20 e il 26 maggio, davano Babaryka in testa alle preferenze dei bielorussi, con risultati tra il 49% e il 56%; un quinto sondaggio lo vedeva secondo con il 32%, dietro un altro candidato indipendente, il vlogger Syarhei Tsikhanouski. Gli stessi sondaggi danno il sostegno a Lukashenko tra l’1% e il 6%.

L’arresto del candidato indipendente Babaryka

La reazione del regime non si è fatta attendere. Il 10 giugno è stato arrestato Tsikhanouski con l’accusa di voler “pianificare massiccie violazioni dell’ordine pubblico”. Altri oppositori sono stati condannati a 15 giorni di prigione per “manifestazioni non autorizzate”.

Il 15 giugno le autorità bielorusse hanno preso il controllo di Belgazprombank, filiale bancaria del colosso energetico russo Gazprom, e arrestato 15 dirigenti con accuse di riciclaggio. Babaryka, che ha condannato le pressioni politiche, è stato anch’egli arrestato il 18 giugno assieme a suo figlio e ad altri 20 dipendenti della banca con l’accusa di reati finanziari. La sua residenza è stata perquisita, mentre il suo avvocato non ha potuto presenziare all’interrogatorio. L’UE ne ha chiesto la liberazione immediata e indagini imparziali.

La catena umana a Minsk

Alla notizia dell’arresto di Babaryka, i bielorussi sono scesi in strada a Minsk – a debita distanza, a prova di coronavirus – organizzando una catena umana che si è estesa per oltre tre chilometri. Si stimo siano stati almeno 2.000 i partecipanti; molti i giovani. Non pochi, per un paese in cui è ancora praticata la pena di morte e in cui manifestare in pubblico costituisce un biglietto per le prigioni del KGB. Radio Free Europe / Radio Liberty, unica emittente sul posto, ha trasmesso in diretta le immagini della manifestazione.

Le giustificazioni del regime e la reazione dell’opposizione

Con l’arresto di Babaryka, Lukashenko ha affermato di aver sventato un tentativo di fomentare la rivoluzione da parte di forze “dell’est e dell’ovest” intente a destabilizzare la Bielorussia.

L’opposizione ha continuato a radunarsi in strada a Minsk venerdì 19 giugno, nell’ultimo giorno di raccolta delle firme per i candidati indipendenti alle elezioni presidenziali del 9 agosto. La campagna elettorale di Babaryka afferma di aver raccolto quasi 435.000 firme – più di quattro volte il minimo richiesto  – per sostenere la sua candidatura presidenziale. La polizia ha continuato a molestare i dimostranti, mentre si segnalavano le interruzioni delle connessioni internet. Gli stessi giornalisti di RFE/RL, Alaksandra Dynko and Andrej Rabchyk, sono stati arrestati e trattenuti dalla polizia, per essere rilasciati solo dopo varie ore.

La Commissione elettorale centrale bielorussa ha autorizzato 15 candidati a raccogliere le firme, mentre ne ha respinti altri, compresi potenziali candidati come il popolare vlogger Syarhey Tsikhanouski e il politico dell’opposizione Mikalay Statkevich, che erano stati incarcerati a seguito delle proteste post-elettorali del 2010.

Le reazioni da Bruxelles… e da Mosca

Da Bruxelles, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha invitato la Bielorussia a rispettare lo stato di diritto: “Il popolo bielorusso chiede elezioni democratiche“, ha affermato. Anche il commissario all’allargamento e al vicinato, Oliver Varhelyi, ha chiesto il rilascio di tutti gli attivisti “arrestrati arbitrariamente”, e condannato “i maltrattamenti e le pessime condizioni di detenzione”.

L’Unione europea, importante sponda per Lukashenko e per una Bielorussia nella morsa di Putin, ha da poco firmato un accordo per la facilitazione dei visti e un accordo di riammissione con la dittatura post-sovietica, che entreranno in vigore il 1° luglio 2020. Nel 2019 sono stati quasi 650.000 i cittadini bielorussi, su un totale di 9,5 milioni, che hanno fatto domanda per un visto Schengen. La tariffa per un visto per l’UE scende così da 80 a 35 euro.

Sempre venerdì 19 giugno Lukashenko e il suo ministro degli esteri Vladimir Makej hanno incontrato il ministro degli esteri russo Sergej Lavrov. Il presidente bielorusso si è detto convinto che sarà possibile risolvere i problemi che esistono nelle relazioni tra i due Paesi.

Le prospettive per la Bielorussia, tra il voto e il virus

La repressione dell’opposizione arriva mentre Lukashenko affronta forse la più grande sfida di sempre al suo potere dal 1994. La Bielorussia ha uno dei più alti tassi di infezione in Europa per coronavirus, che Lukashenko ha respinto come una “psicosi di massa“, ignorando gli appelli dell’Organizzazione mondiale della sanità a istituire misure di distanziamento sociale.

Lukashenko ha anche rifiutato un prestito agevolato di 940 milioni di dollari del Fondo Monetario Internazionale per sostenere la ripresa economica. La Banca Mondiale prevede che l’economia bielorussa si contrarrà del 4% quest’anno a causa della pandemia.

Foto: @HannaLiubakova, twitter

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Andrea Zambelli è uno pseudonimo collettivo usato da vari membri della redazione di East Journal.

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