Nella giornata di ieri, 11 giugno, l’esercito polacco ha conquistato una chiesetta oltre il confine con la Repubblica Ceca. La colonna dei blindati è rimasta a presidiare l’avamposto fino alle prime ore del giorno successivo.
Poi, com’erano venuti, i polacchi sono risaliti sui loro blindati, ritirandosi entro le proprie frontiere sigillate per la pandemia. Un’invasione? No, un’esercitazione militare, rassicurano.
Sono seguite telefonate che immaginiamo piene di stupore e di sdegno tra le cancellerie di Praga e Varsavia. Ma no, state tranquilli, devono aver detto i polacchi, non è come quella volta nel 1919, e nemmeno come quando nel 1938 abbiamo spostato la frontiera. Semplicemente… ci siamo sbagliati. Non era un’azione intenzionale. Non abbiamo in programma di invadervi. Probabilmente non ha funzionato il gipiesse.
La notizia, insignificante in sé, benché curiosa, forse dice qualcosa dello stato degli eserciti europei. Forse non dice nulla. Ma in un contesto di crescente contrapposizione tra Nato e Russia, in cui qualcuno favoleggia un esercito comune europeo, ecco che magari questa notizia assume un senso. Oppure no.