STORIA: Quando i sovietici abbatterono un aereo-spia americano, anticipando Stanley Kubrick

Tra i film più noti, amati e geniali di Stanley Kubrick c’è sicuramente Il dottor Stranamore, ovvero: Come ho imparato a non preoccuparmi e ad amare la bomba (1964), un grottesco assemblaggio di motivi e paranoie legate alla guerra fredda il cui risultato è stato definito dallo stesso regista come una “commedia da incubo” (a nightmare comedy). Grottesco soprattutto perché a coprire di una sfumatura lirica e surreale la guerra nucleare tra americani e sovietici (o meglio Russkies, come vengono chiamati nella versione originale) c’è un evidente sottotesto erotico. E questo fin dalla prima scena, quando ad aprire la pellicola vi è una sensuale danza tra aerei durante un rifornimento in volo. Alla base del film c’è Red Alert di Peter George (1958), ma la versione cinematografica va ben oltre il romanzo. Ed anzi, si avvicina incredibilmente alla realtà, a un particolare episodio accaduto nel 1960. Apparentemente, Stati Uniti e Unione Sovietica si trovavano allora in un periodo di distensione dei rapporti, garantito dalla nuova direzione chruščëviana, ma una sincera e reciproca fiducia non riuscì mai a instaurarsi tra le due superpotenze.

L’aereo-spia di Francis Gary Powers

Proprio come avviene nel film di Kubrick, un aereo statunitense, in questo caso il velivolo-spia U-2, il primo maggio del 1960 sorvolò i cieli sovietici; l’obiettivo non era, come nella pellicola, quello di lanciare una testata nucleare, ma di fotografare le basi militari e industriali strategiche dell’Urss, passando dal Pakistan trasversalmente fino alla Norvegia. Il pilota incaricato della missione era Francis Gary Powers, un aviatore esperto della CIA, membro del programma di spionaggio aereo U-2. Tuttavia, il velivolo non passò inosservato, ma anzi, non appena entrò in territorio sovietico i radar ne segnalarono la presenza. Volava a 21 km di altezza e non rispondeva ai messaggi inviati dalle torri di controllo. Riuscì a sorvolare il cosmodromo di Bajkonur, ma quando si avvicinò all’aeroporto di Kol’covo presso Sverdlovsk (oggi Ekaterinburg) e si abbassò, i sovietici indirizzarono contro l’aereo quattordici missili (il comando della difesa aerea ammise di averne fatto partire solo uno, cosa che permise ai giornali di costruire panegirici sugli infallibili esperti di missilistica sovietici). Come nel film di Kubrick, l’aereo di Powers ne uscì solo ammaccato; tuttavia, il pilota fu costretto ad abbandonare il mezzo e a paracadutarsi a terra. Venne immediatamente arrestato.

Il cinque maggio Chruščëv annunciò l’accaduto durante la seduta del Soviet Supremo, ma da Washington negarono tutto: dal canto loro, il pilota aveva inavvertitamente sbagliato rotta, era stato raggiunto dai missili sovietici ed era morto sul colpo. Due giorni dopo il segretario sovietico sempre durante una seduta, fu tuttavia più preciso:

Compagni, devo confidarvi un segreto. Nella precedente mia comunicazione ho appositamente evitato di dire che il pilota è vivo e in buona salute e che abbiamo i resti dell’aereo [oggi conservati al museo delle forze armate di Mosca]. Abbiamo agito così perché se avessimo detto tutto subito, gli americani si sarebbero inventati qualcos’altro”.

In sede processuale intanto Powers ammise la propria responsabilità e il 19 agosto venne condannato a 10 anni. Nel febbraio del 1962 vi fu però uno scambio di prigionieri e al suo posto venne liberata la spia sovietica Rudol’f Abel’. Lo scambio avvenne sul ponte di Glienicke a Potsdam in Germania, il “ponte delle spie” come ricordato dall’omonimo film di Steven Spielberg (2015).

Il kit di sopravvivenza (per un weekend a Las Vegas)

Tra le scene più note de Il dottor Stranamore vi è quella dell’apertura del kit di sopravvivenza, predisposto a bordo degli aerei: all’interno “una pistola calibro 45, due scatole di munizioni, razioni concentrate d’emergenza per quattro giorni, un pacchetto medicinali contenente antibiotici, morfina, pillole di vitamine, stimolanti, sonniferi, pillole tranquillanti, un libretto contenente un elenco di semplici frasi russe e la Bibbia, cento dollari in moneta russa, altri cento dollari in oro, nove pacchetti di gomme da masticare, un pacchetto di preservativi, tre rossetti, tre paia di calze di nylon”, elenca il comandante, commentando che  “ci si potrebbe passare una bella domenica a Las Vegas con tutta questa roba“.

Cosa componeva invece il kit di sopravvivenza di Francis Gary Powers? Una pistola, un coltello, un piccolo vocabolario inglese-russo, 3750 rubli e la seguente dichiarazione:

“Sono americano e non parlo russo. Ho bisogno di cibo, riparo e aiuto. Non vi farò del male. Non ho alcuna cattiva intenzione contro il vostro popolo. Se mi aiuterete, verrete ricompensati”.

Insomma, Kubrick non ci aveva poi visto male.

Chi è Martina Napolitano

Dottoressa di ricerca in Slavistica presso l'Università di Udine, è direttrice editoriale di East Journal e scrive principalmente di Russia.

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